Re: [Forumlucca] Fra disperazione e poesia, preferisco la po…

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Autor: Aldo Zanchetta
Datum:  
To: forumlucca
Betreff: Re: [Forumlucca] Fra disperazione e poesia, preferisco la poesia
e, ove sfortunatamente fosse inevitabile, gli ultimi a lasciarla, no?

Ma, e gli altri? So di non scrivere grandi cose ma ogni tanto mi illudo di
riuscire a innescare un dibattito. Invece siamo ai monologhi...

Aldo


----- Original Message -----
From: "marcantonio lunardi" <news@???>
To: <forumlucca@???>
Sent: Friday, August 05, 2011 7:27 PM
Subject: Re: [Forumlucca] Fra disperazione e poesia, preferisco la poesia


capisco benissimo le tue posizioni ma forse ci siamo fraintesi e questo è
decisamente colpa mia ... quando rispondo che siamo davanti alla poesia ho
l'abitudine di legarlo a notizie che mi fanno sentire bene, reagisco così
soprattutto a notizie che mi permettono di vedere realizzate riflessioni,
azioni ed emozioni mi si passi il termine "rivoluzionarie".

Quando parlo di poesia penso ad un'utopia realizzata :-) ... quindi
perfettamente in linea con la notizia che fra le altre cose mi sono permesso
di farla rimbalzare tra amici e compagni.

Quindi Aldo avanti così che siamo sulla stessa strada, sullo stesso binario
e sicuramente sulla stessa barricata.

Un abbraccio libertario

marcantonio





Il giorno 05/ago/2011, alle ore 17.29, Aldo Zanchetta ha scritto:

> Caro Marcantonio
>
>
>
> il tuo commento alla notizia della occupazione ipotizzata di Wall Street
> il 20 0ttobre prossimo in un primo momento mi ha sorpreso, ma poi mi ha
> stimolato ad una riflessione. Tu hai scritto seccamente <<pura poesia ...
> pura poesia>> senza alcuno spiraglio di speranza. Io uno spiraglio per la
> speranza voglio lasciarlo aperto. Comunque, già che ho cominciato,
> continuo a fare poesia, per non cadere in depressione.
>
>
>
> Ieri e oggi ho dedicato il pomeriggio a leggere varie analisi sul
> movimento spagnolo M15. Sono più vecchio, o meglio, meno giovane (assai
> ahimé!) di te per illudermi di essere alla vigilia di una rivoluzione
> intesa nel senso classico, cioè di un ribaltamento con la forza di un
> sistema putrescente. Ma forse di una "rivoluzione in corso", espressione
> che rubo al mio amico messicano Gustavo Esteva che ha scritto un lungo
> testo che chi ha tempo e voglia può trovare, tradotto si intende, sul sito
> www.kanankil.it alla voce America Latina/Saggi.
>
>
>
> La rivoluzione di cui parlo è quella di un difficile cambiamento di
> paradigmi, che ci ripulisca la testa (decolonizzare il nostro immaginario,
> dice Latouche), salvando ciò che vale la pena di essere salvato e
> cancellando ciò che la storia ha ormai condannato. Per il mondo che muore,
> i nostri vecchi paradigmi non servono per tenerlo in vita. Meglio così.
> Per quello che nasce, ancora nelle doglie del parto, non abbiamo ancora
> elaborato quelli che servono, ma mi pare che essi si stiano abbozzando, e
> questo non è poco. Qualcosa del genere aveva già detto Gramsci, a conferma
> che certi processi storici sono lenti e difficili, ma forse proprio per
> questo profondi e reali. Convincere quelli che amano continuare a
> definirsi di "sinistra" (anche qui la parola nuova non è stata ancora
> creata) a ripulirsi il cervello è una condizione sine qua non per aprire
> una strada nuova. Le macerie ingombranti sono difficili da sgomberare.
>
>
>
> Sulla scuola primaria Neno Zanchetta di Oventic (Chiapas, Mx), nel bel
> murale che copra tutta la facciata, in basso a sinistra figura una lumaca
> con il passamontagna zapatista con la scritta "andiamo piano perché siamo
> rivoluzionari" (in altra versione, più comprensibile, la scritta è
> "andiamo piano perché andiamo lontano"). Un paradosso che non piace a
> molti, a conferma di quanto detto prima.
>
>
>
> In un bel libro recente Armando Bartra, un economista possente nella
> parola e nello sguardo, più abituato alle assemblee di villaggio che ai
> tornei accademici, figlio di esuli repubblicani spagnoli in Messico e
> massimo studioso delle ribellioni contadine messicane e centroamericane,
> dopo una citazione iniziale di John Berger "Nonostante tutto resto
> marxista", inizia una critica serrata alla sinistra del XX secolo in cui
> non risparmia neppure certi aspetti della "dottrina" marxista per arrivare
> ad affermare perentoriamente "La sinistra ha bisogno di una purga da
> cavallo". Ovvia, prendiamola e cachiamo allegramente.
>
>
>
> Di fronte al movimento "Democrazia reale subito" (Democrazia real, ya!)
> stiamo probabilmente applicando un criterio di giudizio scettico, frutto
> di lunghi anni di delusioni e frustrazioni e abbiamo forse ceduto
> all'obbiettivo dei padroni del sistema: renderci individualisti,
> pessimisti, scoglionati.
>
>
>
> Ti dico francamente che mi costa ormai un certo sforzo per non cedere a
> pronunciare espressioni rinunciatarie del tipo "tutta poesia", ma come
> diceva Gramsci (oggi sono per le citazioni) : il pessimismo della ragione,
> l'ottimismo della volontà. In fondo, secondo come la leggiamo, la tua
> affermazione <<pura poesia>> potrebbe andare nel senso giusto: abbiamo
> necessità di un po' di poesia, e il tuo impegno artistico, cioè poetico, è
> altrettanto importante delle ostiche analisi razionali.
>
>
>
> La tentazione di pensare che anche l'M15 finirà assai meno gloriosamente
> di come è iniziato è forte. E assieme a lui le rivoluzioni nei paesi
> arabi, i referendum incredibili in Islanda, le battaglie nelle piazze
> greche, le "occupazioni" progettate di Wall Street. Ma come vedi resisto,
> con la poesia. Altrimenti non resta che il mitra, che non so e non voglio
> usare.
>
>
>
> Forse bisogna pensare a tutti questi movimenti pensando ai torrenti
> carsici, che emergono irruenti per poi scomparire e riemergere poi
> ingrossati lontano.
>
>
>
> Ma quello che è certo, andando a leggere i programmi che il movimento va
> faticosamente elaborando (ma con allegria, e senza togliere a nessuno la
> parola) e le analisi che sembrano caratterizzarlo, è in atto quella "purga
> da cavallo" auspicata da Bartra. Leggo così oggi che ieri, dopo avere
> ascoltato il discorso farsa di Trichet, hanno elaborato una proposta sui
> compiti e la non ingerenza nazionale della BCE. Certo, i media non hanno
> interesse a diffondere né gli uni e né gli altri. E neppure la sinistra
> spagnola ufficiale, dal PSOE a Izquierda Unita. Figuriamoci quella
> italiana, piegata a votare una legge finanziaria "della quale non
> approviamo alcunché" (Bersani) senza chiedere nulla in cambio, salvo una
> cosa che sapevano puramente formale e inutile, le dimissioni di
> Berlusconi.
>
>
>
> So che i discorsi lunghi tediano, e vado alla conclusione. Il 23 luglio
> sono giunti a Madrid i circa 500 marciatori provenienti da varie città
> spagnole. Per strada, in improvvisate assemblee popolari nei villaggi
> attraversati, hanno raccolto lagnanze e proposte, che il governo
> "socialista" e "progressista" di Zapatero non ha voluto neppure ricevere
> (ovvero l'ennesimo abbaglio di una sinistrucola analfabeta italiana che
> ormai sa vivere solo di delusioni a posteriori). Tutto inutile?
>
>
>
> A Madrid hanno elaborato una piattaforma che 30 di loro, rimessisi già
> ieri in marcia, porteranno a Bruxelles per l'8 ottobre, mentre altri
> gruppi si sono messi in marcia da Tolosa, da Aachen in Germania passando
> per l'Olanda. A Parigi si uniranno alle delegazioni francesi, portoghesi,
> greche, svizzere, inglesi, irlandesi. Altri si muoveranno? Gli italiani ci
> saranno? Il 15 ottobre, in coincidenza con la "occupazione" di Wall
> Street, ci sarà una grande manifestazione a Bruxelles indetta dall'M15.
> (vedi tomalaplaza.net). Penso di esserci. Ma passando per la Val di Susa.
> Con in tasca un libro di poesie di Brecht.
>
>
>
> Se rinunciamo anche alla speranza, siamo i perfetti schiavi che il sistema
> sta confezionando (non una entità astratta, quelli del Bilderberg o della
> Trilaterale)
>
>
>
> Ti saluto con l'affetto che sai ho per te, e scusa se quanto scritto in
> qualche punto non ti sarà gradito. Ma so che l'amicizia è comunque salva.
>
>
>
> Aldo
>
>
>
> PS Visto che, volente o nolente, avrò un agosto sedentario, mi riprometto
> da domani, per i pochissimi sedentari come me, di raccontare qualche
> storia di ordinaria resistenza nel mondo. Di quelle reali, dove la poesia
> costa spesso la vita. Ci raccontano che c'è chi non si arrende.
>
>
>
> PPSS Mi pare che il secondo tempo della crisi, ormai evidente, obbligherà
> molti a svegliarsi.
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