> Date: Fri, 22 Jul 2011 22:20:25 +0200
> From: sommosprol@???
> To: laquiladonne@???
> CC: a.genco@???; adelaidecoletti@???; adrianka73@???; agozwi@???; albaluna@???; alessandro.tettamanti@???; angela@???; anna.blgns@???; pannina70@???; amonacoit@???; am.piussi@???; antichista@???; antonella.barina@???; archivia.cidd@???; ariez@???; articoli@???; circolodellarosavr@???; forumdonneamelia@???; asso.ishtar@???; associazione.donna.e@???; maryparolin@???; aura.fusco@???; aurora.sorsoli@???; baa2003@???; barbara_vaccarelli@???; belfiore.gio@???; c.petrella@???; carlaantonioli@???; catavia@???; camicucci@???; catiadiluigi@???; centrodonnalivorno@???; centromarameonisiena@???; cinzia.ghizzoni@???; claudiabetteri@???; claudiaodorisio@???; info@???; cristinanorante@???; deborah_demey@???; dirocco.patrizia@???; pontidiva@???; diventareaq@???; donarui@???; donata.miliani@???; dottolimpi@???; ricci.edvige@???; elena.marinucci@???; eli.tess@???; e.taviani@???; elide.taviani@???; estrippoli@???; e.rinna@???; fedeandes@???; francaconsorte@???; francescaborsa@???; ma.franca@???; francesca.buttari@???; dimarcogabriella@???; gfabbri50@???; grazia_giancarlo@???; gio.gaeta@???; romualda@???; g.zippilli@???; mieligiu@???; giulisave@???; giulianagrifantini@???; giuliano.bertozzini@???; giusi.dante@???; gloria.papa@???; freelancenews@???; gralib4@???; hasta.anto@???; serenella.angeloni@???; idatravi@???; irossidoria@???; illaboratoriodeicolori@???; info@???; info@???; irene.barbi1@???; lacittafelice@???; laquila@???; laramaroni@???; laura.basilici@???; leone47@???; letiart@???; letizia.dibi@???; letizia.bianchi@???; libreriadelledonne@???; lidicam@???; lina.calandra@???; loredt@???; lorenagarz@???; lorenza.zambon@???; locomoto56@???; luciainnocenti62@???; lucia.proto@???; luisa.nardecchia@???; luisaferretti81@???; melusinemilano@???; SMagnifico@???; mancozz@???; marcellaleombruni@???; mariacamillaspadano@???; marialaurafranchini@???; piacostantini@???; mtr.raho@???; mariapiadinicola@???; maridell@???; mariella.biglino@???; mdigirolamo@???; mariella.pala@???; mariella.sa@???; marinella.sanvito@???; martignano@???; mazzoleni.libera@???; prizzica@???; chapalopola@???; mina.cilloni@???; miriambeppe@???; monica.lanfranco@???; mtpinardi@???; nada.tita@???; nadia.demond@???; negrini@???; c.antiviolenza@???; info@???; nicolettapaola@???; pace1937@???; paola.ciafardoni@???; paola.pestelli@???; paolaleonardi@???; patrizia.tocci@???; pilarcastel@???; pmeneganti@???; popolorosa@???; rachiwriter@???; renatalarovere@???; roma237@???; rossella.strani@???; scioc78@???; gua_colda@???; sara.vegni@???; savoldioriella@???; serenellagatti@???; silvanamaja@???; silviet@???; simone.alessandra@???; silvia.neonato@???; s.amadoro@???; stella_villani@???; teatro.brucaliffo@???; teresa_m_disanto@???; tinti.odorisio@???; tiziana.arista51@???; tiziana.tarquini@???; tizianaarista@???
> Subject: Re: newsletter_quattro
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> Non solo movimento per la vita negli ospedali e consultori, ora anche "accoglienza" per le donne
> vittime di violenza da parte di suore- un ritorno alle Magdalene?
> volentieri rigiriamo questo articolo che racconta bene l'attacco ideologico che si prepara anche sul
> fronte dei centri antiviolenza, ma anche sulla violenza sulle donne.
> Massima solidarietà al centro Erinna di Viterbo. Abbiamo conosciuto le compagne in occasione della
> mobilitazione di Montalto, contro l'odiosa campagna di "supporto" ai violentatori, bravi ragazzi, di
> buona famiglia con il sindaco in prima fila, in un contesto per nulla facile, ostile contro chi osa
> denunciare e sostenere le donne vittima di violenza. L'attacco ai centri antiviolenza di questi
> giorni è parte di questo humus reazionario
> mfpr-milano
>
>
> FUORIPAGINA
> 19/07/2011
>
> * | Luisa Betti
> Chiudono i Centri antiviolenza
>
> Quando ho conosciuto C. B. il suo volto era provato e lei non sapeva dove andare. Giovane,
> con due figli, vessata da anni di violenza domestica, non sapeva che nella sua zona c’è un posto in
> cui le donne vengono aiutate a uscire da incubi come il suo. Quando l’accompagnai al centro
> antiviolenza “Erinna” di Viterbo era emozionata, tesa, ma quando Anna Maghi, che dirige il centro da
> anni, la fece accomodare sul divanetto e con un modo apparentemente informale si fece raccontare
> tutta la sua storia per compilare la scheda, cominciai a vedere il volto di C. B. trasformarsi sotto
> i miei occhi: quella donna percepiva la reale speranza di tornare a vivere.
>
> Oggi C. B. sembra un’altra persona, si trucca, si veste carina, si scioglie i capelli, ma non
> sa se potrà concludere il suo percorso, perché la Provincia ha annullato i suoi impegni con il
> centro antiviolenza di Viterbo, che rischia di chiudere i battenti per sempre (video:
> http://www.youtube.com/watch?<wbr></wbr>v=qrJc0KvZWs4).
>
>
> “È una cosa assurda – spiega Anna Maghi – prima abbiamo dovuto elemosinare i finanziamenti
> che erano stati già stanziati per il 2010 e che sono arrivati solo adesso, poi ci è arrivata una
> lettera in cui veniva disdetto il servizio retrocedendo la scadenza al 1° gennaio 2011, mentre il
> nostro mandato scade a febbraio 2012, perché il presidente della Provincia, Marcello Meroi (ex-An,
> ex Fronte della Gioventù, ndr), ha deciso di mettere a bando i soldi che ancora ci spettano. La cosa
> ancora più incredibile è che Meroi era venuto l’11 marzo da noi dicendo che un posto così non doveva
> chiudere, mentre oggi non solo vuole farci chiudere prima che il mandato sia concluso, ma dice anche
> che i soldi che ci hanno dato in questi anni sono stati concessi ‘alla buona’, come se non avessimo
> la professionalità o la competenza per seguire queste donne, dopo anni che ci lavoriamo. Infine,
> ammesso che questo bando si faccia e magari sia vinto da una onlus migliore di noi, prima di
> arrivare a una graduatoria quanto tempo passa? E dove vanno le donne nel frattempo? Smettono di
> essere violentate o maltrattate? Noi facciamo tutto il lavoro in due e le operatrici sono
> volontarie, i soldi ci bastano appena per pagare l’affitto e le utenze, e se penso che per il centro
> antiviolenza ci fanno sospirare 20mila euro mentre per San Pellegrino in fiore (una manifestazione
> commerciale che si svolge a Viterbo, ndr) ne sono stati dati 300mila, mi vengono i brividi”.
>
>
>
>
>
> In realtà le sostituzioni sarebbero già pronte perché a Viterbo è nata un’organizzazione che
> sostiene le vittime di violenza e che si chiama “Donne per la sicurezza” e che, grazie all’impegno
> del coordinatore provinciale Giuseppe Rea, sta prendendo piede portando avanti una metodologia che
> mette sullo stesso piano la violenza maschile con quella femminile anche se, come recita la
> presidente Barbara Cerusico: “Nel caso in cui l’uomo subisce violenza all'interno della coppia, che
> in genere è sempre una violenza psicologica, lui tende a tacere per una forma di vergogna o per
> paura di essere ridicolizzato”. A loro si aggiungono le suore di Santa Teresa di Calcutta che fino a
> un po’ di tempo fa ospitavano solo donne incinte o con bambini piccoli, tenute strettamente sotto
> controllo, ma che ora ospiterebbero anche vittime di violenza sessuale con programmi e percorsi
> difficili da immaginare. “L’estate scorsa ci ha chiamato una ragazza per un avere un attestato per
> un corso fatto da noi che le serviva per fare il tirocinio presso queste suore – conferma Maghi – e
> io mi sono un po’ sorpresa quando me l’ha chiesto perché non so come possa intervenire
> un’organizzazione religiosa su delicate dinamiche psicologiche, anche di coppia, e soprattutto su
> consulenze legali sulla violenza”.
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> Un fatto importante è la stata la risposta delle donne a questa chiusura del centro
> antiviolenza: “Qui è successo di tutto – conclude Maghi - c’è stata una rivolta delle donne, una
> ragazza ha detto che se chiudiamo si incatena alla Provincia e fa lo sciopero della fame. Si è fatta
> anche una riunione con diverse organizzazioni ed è stata indetta una manifestazione a sostegno di
> Erinna per il 28 luglio a Viterbo. Ci ha chiamato anche Isabella Rauti dicendo che un centro come il
> nostro non deve chiudere e ha chiesto un incontro con noi. Ora però basta, non si tratta di salvare
> il nostro centro ma tutti i centri antiviolenza in Italia che rischiano di essere spazzati via. La
> mia proposta è che ogni comune della provincia paghi una piccola tassa perché un centro antiviolenza
> appartiene a tutta la comunità”. Erinna comunque non vuole chiudere e sospenderà solo le nuove
> accoglienze continuando a pagare l’affitto fino ad aprile 2012 per garantire la presenza e anche la
> presentazione del libro fatto con le adolescenti sulla rilettura delle fiabe per bambine.
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> Il rischio chiusura però c’è e non solo a Viterbo perché, come già annunciato a novembre
> dell’anno scorso in una conferenza stampa pubblica dall’Associazione Nazionale D.i.re che coordina
> quasi 60 centri antiviolenza in tutta Italia, il pericolo di sospensione di servizi sociali
> specifici sulla violenza di genere con strutture avviate da anni, è reale. Oggi D.i.re è di nuovo
> pronta a mobilitarsi per difendere il diritto delle donne e per far valere il lavoro che da anni
> porta avanti su tutto il territorio nazionale con psicologhe e avvocate specializzate sulla violenza
> di genere.
>
> “Noi già da 3 anni non abbiamo finanziamenti pubblici e andiamo avanti con feste e
> sottoscrizioni, ma non ce la facciamo più e se va avanti così penso che chiuderemo”, dice Carmen
> Currò che dirige il CE.DA.V di Messina dove ormai sia la Provincia che il Comune non danno più
> finanziamenti di nessun tipo. “Il nostro centro è nato nell’89 – continua – ed è il più antico della
> Sicilia ma i tempi in cui abbiamo avuto finanziamenti da enti locali sono lontani. Ormai siamo al
> disastro: nonostante sia stato approvato da tempo anche in Italia un Piano Nazionale contro la
> violenza di genere, con diversi milioni di euro da distribuire sul territorio da parte del Ministero
> delle Pari Opportunità
> (http://www.pariopportunita.gov.it/index.php/primo-piano/1787-carfagna-lal-via-primo-piano-nazionale-antiviolenzar,
> ndr), qui non vediamo un soldo da tempo. È come se ci fosse una volontà chiara di farci morire e con
> noi di far morire anni di esperienza, studi, percorsi, con donne che hanno ricominciato a vivere
> grazie a noi. Ma se noi chiudiamo, e non parlo solo di Messina, queste donne dove andranno? A chi si
> rivolgeranno? Sarà un grosso problema sia per le istituzioni che per tutto il Paese”.
>
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>
> A Catania Loredana Piazza, che coordina il centro Thamaia, dice che le istituzioni “sembrano
> sorde, e sembra che quello della violenza sia l’ultimo dei problemi. Anche se la Provincia ogni
> tanto ci ha aiutate, noi oggi non ce la facciamo più perché ogni anno rischiamo di chiudere la porta
> in faccia alle donne che vengono da noi devastate. Perché dobbiamo campare grazie al nostro padrone
> di casa che ci fa credito e alle ragazze che lavorano qui gratis? Inizi un progetto e non sai se lo
> potrai finire: si può lavorare così con donne che hanno subito violenza e che magari hanno anche
> bambini? Abbiamo fatto un progetto di educativa domiciliare con minori che faticosamente
> riprendevano rapporti familiari dopo le violenze, ma ce lo hanno finanziato i valdesi. A volte sono
> le donne stesse che, una volta recuperate, ci fanno donazioni, mentre le istituzioni cercano di
> farci morire togliendo un servizio essenziale per la società”.
>
> Ma se le donne continuano a essere stuprate, maltrattate e uccise con un aumento sensibile
> sia dei femminicidi in Italia che della violenza domestica in tutta Europa e su cui lo stesso
> Parlamento europeo ha dato diverse indicazioni come quella di tener conto delle associazioni e delle
> Ogn che già lavorano sul territorio, perché lo Stato italiano, gli enti locali, le istituzioni di
> ogni colore e partito non recepiscono il messaggio?
>
>
>
>
>
> “Noi campiamo con piccoli progetti, donazioni, volontariato e abbiamo tantissime donne che ci
> chiamano. Siamo state già costrette a chiudere la casa rifugio l’anno scorso perché non avevamo più
> soldi – dice Vichi Zoccoli del centro Roberta Lanzino di Cosenza – e solo adesso, dopo un anno di
> buco, la Regione ha deciso di fare un bando, utilizzando però la legge regionale per i finanziamenti
> antiviolenza a favore dei centri di ascolto e lasciando sottintendere che potrebbe finanziare
> qualsiasi progetto gestito da donne senza tener conto della specificità che un centro antiviolenza
> deve avere. Ma la cosa più assurda è che poi, per darti il finanziamento, chiedono una fideiussione:
> se un’associazione di volontariato potesse farla non avrebbe bisogno dei soldi per sopravvivere.
> Sono 22 anni che lavoriamo e ogni volta mi sento umiliata a cercare soldi come se fosse la prima volta”.
>
>
>
>
>
> Pensare di poter affrontare un problema come questo con strutture che ormai vivono alla
> giornata, è una follia. L’emergenza è totale, e parlare di sicurezza riducendo alla fame strutture
> che hanno alle loro spalle un bagaglio di esperienza e di lavoro accumulato negli anni, è un
> suicidio, è la vergogna di un paese. “Qui a Roma siamo tutte volontarie, non abbiamo nessun
> finanziamento - dice Daniela Amato del Centro Lisa – e i soldi li troviamo con quote associative,
> progetti nelle scuole, formazione, e l’unica cosa che abbiamo chiesto è stata l’assegnazione e il
> riconoscimento dello scopo sociale del locale dove stiamo che è di proprietà dell’Ater e dove noi
> abbiamo sempre pagato un affitto che non ci possiamo più permettere. Secondo una legge regionale noi
> potremmo usufruire di questa norma ma l’Ater non ce l’ha riconosciuta e oggi siamo sotto sfratto con
> un debito di 20mila euro di arretrati che non sappiamo dove trovare. Abbiamo più di 300 donne
> all’anno che vengono da noi, facciamo prima accoglienza, consulenza gratuita e abbiamo uno sportello
> informativo. Non abbiamo voglia di lasciare tutto perché non viene riconosciuta una cosa che ci spetta”.
>
>
>
> Non succede solo al centro-sud, anche al nord la nave affonda. A Gorizia il centro
> antiviolenza Associazione S.O.S. Rosa ha avuto una riduzione drastica dei finanziamenti, mentre a
> Belluno è successo un disastro: “Abbiamo aperto nel 2003 una casa rifugio e una casa di accoglienza
> - racconta la responsabile Margherita De Marchi - e abbiamo vissuto con il volontariato ma il
> periodo duro è iniziato quando i finanziamenti sono stati quasi cancellati. Nel Veneto non c’è una
> legge che dia un ruolo specifico ai centri antiviolenza, di solito la voce è Centro servizi
> volontariato e si tratta sempre di piccole cifre. Poi qualche mese fa nella casa rifugio c’è stato
> un incidente grave e i locali si sono completamente allagati. Noi avevamo l’assicurazione ma i danni
> sono enormi e non solo abbiamo dovuto sospendere l’attività ma adesso dovremo metterci i soldi di
> tasca nostra perché le istituzioni non ci aiutano. Siamo stremate. Se poi pensi che l’osservatorio
> nazionale di Verona ha contato addirittura circa 80 case di accoglienza nel Veneto, ti chiedi: ma
> dove sono? cosa contano? In realtà nel conto ci mettono tutte le associazioni che lavorano con
> diversi tipi di disagi anche se quello sulla violenza di genere è un lavoro diverso che richiede una
> professionalità specifica. La verità è che la definizione di centro antiviolenza in Italia non c’è,
> è vaga, è come se il problema non esistesse, non riguardasse le persone finché non ci sono dentro.
> Io sono 12 anni che lavoro sulla violenza e pensavo fosse dura soprattutto all’inizio ma invece è
> sempre una lotta, pensi di aver fatto un passo in più e invece sei di nuovo indietro. Continuare a
> elemosinare per fare un lavoro che serve a tutti, è uno scandalo”.
>
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> _______________________________________________
> Tavolo4flat mailing list
> Tavolo4flat@???
> https://www.autistici.org/mailman/listinfo/tavolo4flat
>
> Il 22/07/2011 21.56, laquiladonne ha scritto:
> > Con un abbraccio da nadia
> >
> > --
> > *Commentate l'incontro del 7 e dell'8 maggio a L'Aquila
> > Visitate il sito www.laquiladonne.com <http://www.laquiladonne.com>
> > *
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>