Autore: Aldo Zanchetta Data: To: forumlucca, forumvalleserchio Oggetto: [Forumlucca] COME CI METTONO LE MANI IN TASCA...
PERCHE' LA CRISI COLPISCE L'UNIONE EUROPEA PIU' DEGLI STATI UNITI
Eric Toussaint* - 6 luglio 2011
Mentre la crisi è nata negli Stati Uniti nel 2007, l'impatto sull'Unione
Europea (UE) è stato molto più violento che sulle istituzioni politiche e
monetarie statunitensi. Infatti la crisi che scuote la Zona euro non è una
sorpresa, essa è una conseguenza di due principi che reggono questa zona :
mercato unico dei capitali e moneta unica. Più in generale, essa è la
conseguenza delle logiche che dominano l'integrazione europea : la priorità
data agli interessi delle grandi imprese industriali e finanziarie private,
l'ampia promozione degli interessi privati, la messa in concorrenza, all'interno
dello spazio europeo, delle economie e dei produttoriaventi forze del tutto
disuguali, la volontà di togliere ai servizi pubblici un numero crescente di
settori di attività, la messa in concorrenza fra loro dei salariati, il
rifiuto di unificare verso l'alto i sistemi di sicurezza sociale e le regole
del mercato del lavoro.
Tutto questo persegue un obbiettivo preciso, quello di favorire l'accumulazione
massima dei profitti privati in particolare mettendo a disposizione del
capitale una mano d'opera la più malleabile e precaria possibile. In
Germania nel settembre 2010, fra i salariati, 7,3 milioni di persone non
disponevano che di un mini-job a tempo parziale remunerato 400
(quattrocento) euro al mese.[1]
Di fronte a questa spiegazione, si potrebbe rispondere che queste logiche
dominano altrettanto largamente l'economia degli Stati Uniti. Occorre però
prendere in esame anche altri fattori : mentre le necessità di credito dei
governi degli altri paesi sviluppati, fra cui gli Stati Uniti, possono
essere soddisfatte dalla loro banca centrale, nello specifico attraverso lo
strumento della creazione di moneta, i paesi membri della Zona euro hanno
rinunciato a questa possibilità. Per statuto la Banca centrale europea ha la
proibizione di finanziare direttamente gli Stati membri. Inoltre, in virtù
del trattato di Lisbona, la solidarietà finanziaria fra di essi è
formalmente vietata. Secondo l'articolo 125, gli Stati devono assumere solo
i propri impegni finanziari, né l'Unione né gli altri Stati potendo
prenderli a loro carico : <<L'Unione non risponde degli impegni delle
amministrazioni centrali, delle autorità regionali o locali, delle altre
autorità pubbliche o di altri organismi o imprese pubbliche di uno stato
membro, nè prenderle a proprio carico, senza pregiudizio delle garanzie
finanziarie mutue per la realizzazione in comune di un progetto specifico.>>
L'art. 101 del trattato di Maastricht, ripreso integralmente dal trattato di
Lisbona nel suo art. 123 aggiunge : <<E' proibito alla BCE e alle banche
centrali degli Stati membri [.] di concedere scoperti o ogni altro tipo di
credito alle istituzioni o organismi della Comunità, alle amministrazioni
centrali, alle autorità regionali, alle altre autorità pubbliche.>>
L'UE si pone dunque volontariamente al servizio dei mercati finanziari
poichè i governi dei paesi della Zona euro dipendono totalmente dal settore
privato per il loro finanziamento. Gli investitori istituzionali (banche,
fondi pensione, assicurazioni) e degli edge founds nel 2010 hanno attaccato
la Grecia, anello più debole della catena europea di indebitamento, prima di
attaccare l'Irlanda, il Portogallo e la Spagna. Giocando sul rischio essi
hanno realizzato succosi profitti perchè hanno ottenuto da questi paesi una
remunerazione importante in termini di tassi di interesse pagati dai poteri
pubblici per poter rifinanziare i propri debiti. Fra questi investitori
istituzionali (gli zinzins), sono le banche private quelle che hanno
realizzato i maggiori guadagni dato che esse potevano rifornirsi di capitali
direttamente presso la BCE con tassi di interesse dell'1% (1,25% dopo fine
aprile 2011), mentre contemporaneamente esse prestavano con scadenza a tre
mesi alla Grecia a tassi di circa il 4 o 5%. A 10 anni esse non accettano di
acquistare titoli greci, irlandesi o portoghesi se gli interessi non sono
superiori al 10%. Lanciando i loro attacchi contro gli anelli più deboli,
gli zinzins erano anche convinti che la BCE e la Commissione europea
dovevano in un modo o nell'altro venire in aiuto degli Stati vittime della
speculazione prestando loro i capitali necessari a effettuare i rimborsi.
Non si sono sbagliati. La Commissione europea ha deciso e erogato, in
collaborazione con l'FMI, dei prestiti agli stati membri dell'eurozona. Essa
pertanto non ha rispettato la lettera dell'art. 125 del Trattato di Lisbona.
Esistono altre differenze principali fra UE e Stati Uniti. Gli Stati membri
degli Stati Uniti non sono chiamati a confrontarsi fra loro sul problema del
deficit commerciale come la Grecia lo è nei confronti dell'UE e in
particolare della Germania. Inoltre una gran parte del debito pubblico degli
Stati Uniti è federale (è il debito dell'Unione[2]) ed è acquistato dalla
Fed (la banca centrale degli Stati Uniti). Washington non incontra (per ora)
problemi di finanziamento del proprio debito pubblico, poichè grazie alla
loro pretesa sicurezza, i buoni del Tesoro statunitensi sono molto ricercati
sui mercati internazionali pur offrendo una remunerazione assai bassa.
Infine, negli Stati Uniti, una serie di spese pubbliche importanti sono a
carico del budget federale o sono garantite da questo mentre il budget dell'Unione
Europea non è che una peau de chagrin.
La crisi che si è originata negli Stati Uniti si è estesa in maniera molto
marcata alla zona euro. Nel corso degli ultimi tre anni gli anelli deboli
dell'indebitamento internazionale erano in America Latina, in Asia o nei
cosidetti paesi in transizione dell'ex blocco sovietico, ma ora la
situazione è cambiata. L'epicentro della crisi è oggi nell'Unione Europea.
Le autorità europee e nazionali reagiscono applicando misure neoliberiste
che hanno dimostrato il loro carattere ingiusto dal punto di vista sociale e
la loro inefficacia dal punto di vista del rilancio economico. Il FMI
accompagna allegramente questo orientamento. Più che mai occorre rivedere
radicalmente le fondamenta della costruzione europea e le scelte economiche
che vi vengono operate. (Traduzione Aldo Zanchetta)
Éric Toussaint è dottore in scienze economiche e presidente del CADTM belga
(Comitato per l'annullamento del debito del terzo mondo). Ultima sua opera
pubblicata è : La Dette ou la Vie, Aden-CADTM, 2011 (libro collettivo
coordinato da Damien Millet e Eric Toussaint).
[2] Il debito degli stati membri costituisce una parte minoritaria del
debito pubblico totale, anche se certi Stati dell'Unione, come la
California, hannLa dette des Etats membres constituent uo un debito
particolarmente pesante.