[NuovoLab] 16 MER LUG - rassegna filmdoc a palazzo ducale (s…

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Auteur: carlo
Date:  
À: forumgenova
Sujet: [NuovoLab] 16 MER LUG - rassegna filmdoc a palazzo ducale (sottoporticato)



nell'ambito delle iniziative per il decennale GE 2001/2011




mostra CASSANDRA > PALAZZO DUCALE, Sottoporticato

RASSEGNA FILMDOC e incontri con i registi





      21,30       


      sala video
     TUTE BIANCHE: UN ESERCITO DI SOGNATORI di Adonella Marena - 30' - Italia 2002



     Le Tute Bianche sono i figli ribelli della globalizzazione, un esercito di sognatori, armati solo di plastica e di parole, contro la potenza dell'Impero. Il documentario si costruisce attraverso il ricordo personale, l'analisi e le riflessioni di Beppe Caccia, ex ragazzo dei centri sociali di Venezia. Con partecipazione e lucidità Beppe percorre le tappe dei no global fino alle giornate di Genova, dove le Tute Bianche si spogliano per sempre delle loro uniformi per chiamarsi solo disobbedienti. E' un viaggio tra i luoghi, le azioni dirette, la musica, i dibattiti, la poesia. Un viaggio non solo nel passato, ma nell'orizzonte che si è aperto dopo Genova, con la riposta del movimento per "un altro mondo possibile". Le Tute Bianche sono il gruppo più originale nell'arcipelago del vasto movimento no-global italiano. Un fenomeno che, sfuggendo agli stereotipi, si è formato con fantasia e coraggio su pratiche molteplici: dalle proteste ambientaliste alla difesa dei centri sociali, degli immigrati e dei disoccupati, alla presenza attiva e dirompente in tutte le manifestazioni internazionali contro il monopolio economico, fino all'esperienza più esaltante: scortare Marcos alla marcia zapatista. Alla loro comparsa le Tute Bianche attirano l'attenzione dei media per la loro immagine singolare: un "esercito di sognatori", come si autodefiniscono, vestiti di bianco come i fantasmi, gli "invisibili", quelli cioè che non hanno rappresentanza e voce; un esercito di disobbedienti, armato solo di plastica e parole contro la potenza dell'Impero, che paradossalmente usa un linguaggio medioevale, ma diffuso con sapienza mediatica di avanguardia. Beppe Caccia è oggi un battagliero assessore alle politiche sociali di Venezia. Ma e' una voce tutta interna al movimento quella che, con partecipazione e lucidità, percorre le tappe del movimento. Insieme a Beppe altre presenze e voci (come Luca Casarini e Radio Sherwood) rendono corale il racconto. Il luogo fisico di partenza e di continuo rimando simbolico è il vivace centro sociale tra le fabbriche di Porto Marghera, il Rivolta, casa delle Tute Bianche ed espressione tangibile della loro storia e della loro continua trasformazione. Come dice un loro slogan "siamo un esercito nato per sciogliersi, ma dopo avervi sconfitto".


      22,00       


      sottoporticato
     DON VITALIANO (NOTHING BUT A PRIEST) di Paolo Pisanelli - 54' - Italia 2002



     Prete no-global, prete rosso, prete ribelle, prete zapatista, prete barricadero. i giornali e le televisioni parlano molto spesso di lui etichettandolo nei modi più coloriti. Ma lui continua a definirsi «nient'altro che un prete! », e oggi, dopo la rimozione dalla parrocchia di Sant'Angelo a Scala, si considera «prete reale di una parrocchia virtuale: www.donvitaliano.it». Don Vitaliano Della Sala, parroco rimosso di Sant'Angelo a Scala, un paesino di 600 anime nella provincia di Avellino, è uno dei preti più conosciuti in Italia non solo per il suo impegno di pacifista attivo nel movimento no-global, ma anche per le sue battaglie per la ricostruzione delle chiese in Irpinia dopo il terremoto, per la solidarietà portata al movimento gay-lesbian durante il Giubileo del 2000, per le azioni di disobbedienza civile condotte con grande risonanza mass-mediatica durante il G8 a Genova. Il film racconta pensieri e azioni di don Vitaliano, tra impegno locale e missioni internazionali, vissute in perenne conflitto con il vescovo della sua diocesi e le alte gerarchie ecclesiastiche del Vaticano. Anche di fronte al pericolo di una sospensione "a divinis", sereno come sempre, don Vitaliano cita don Lorenzo Milani: «L'obbedienza non è più una virtù».