IMMIGRAZIONE
Class action contro il Viminale, gli immigrati si organizzano
L'appuntamento è fissato per oggi, alle 21 a Milano. Evento organizzato
dall'associazione Brigate di solidarietà attiva, prevede la relazione di
cinque delegati dei coordinamenti di Bologna, Brescia, Massa Carrara,
Milano e Padova
MILANO -- Un anno dopo le proteste contro la cosiddetta "sanatoria
truffa", i gruppi dei migranti che hanno dato vita alla mobilitazione
s'incontrano per mettere a confronto le loro esperienze. Tra le
conquiste dei manifestanti, la più importante è stata l'approvazione di
ieri del Tribunale di Milano alla class action contro il ministero
dell'Interno. La corte di Milano ha infatti accolto il ricorso di un
immigrato tunisino vittima della "doppia espulsione", quel meccanismo
per cui chi è stato condannato anni fa per non aver obbedito all'ordine
della Questura di lasciare l'Italia, non ha potuto accedere alla
sanatoria colf e badanti (vedi lancio del 14/7/2011).
L'appuntamento è fissato per oggi, alle 21, alla Zona autonoma di
Milano, in via Olgiati 12. L'evento è stato organizzato
dall'associazione Brigate di solidarietà attiva e prevede la relazione
di cinque delegati dei coordinamenti di Bologna, Brescia, Massa Carrara,
Milano e Padova. "Vogliamo creare un coordinamento per mettere in
comunicazione le diverse realtà in lotta", spiega Nives Sacchi delle
Brigate di solidarietà attiva. A Genova, il 19 luglio, è già fissata una
seconda puntata, in vista delle nuove tappe della mobilitazione. In
cantiere, infatti, ci sono altri due appuntamenti: uno a settembre,
tutto da definire, dove si parla di un possibile presidio al ministero
dell'Interno, ed un altro il 18 dicembre. Quest'ultima data è stata
fissata già al Social Forum di Dakar del febbraio 2011 per un evento
internazionale a sostegno dei diritti dei migranti. Un nuovo "Primo
marzo"? "È ancora troppo presto per dirlo, ma sarebbe bello poter
replicare lo sciopero degli immigrati", conclude Nives Sacchi. (Lorenzo
Bagnoli)
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«La libera elezione dei padroni non abolisce né i padroni né gli schiavi.» H. Marcuse