http://lombardia.indymedia.org/node/39779
E' tempo di iniziare una vera campagna di informazione; e, prima, rendere più ferme le nostre coscienze.
Che il fascismo (col nazismo, ma anche certa ordinaria democrazia..) 
storico sia stato un regime, irregimentazione e distruzione culturale, 
un orrore della civilizzazione occidentale, pure nel solco della stessa,
 è un fatto. Anche se tanti ne sono nostalgici, le opinioni non cambiano
 le nostre memorie. Quelle memorie che riconoscono l'omogeneità degli 
anni trenta con i giorni di luglio di Genova 2001.
La resistenza politica, militare e culturale sono state parimenti 
eventi reali nella storia di questo ed altri popoli, gli italiani: 
ambigui, repressi e reazionari come la Chiesa Cattolica è riuscita a 
farli dalla Controriforma in poi, e come il dominio del tecnocapitalismo
 ha perfezionato. Un popolo, alla fine, anche capace di esprimere 
ribellione. ma alla fine di troppo.
L'ignoranza, la miseria sociale urbana, la violenza della società 
tecnomediatica, il liquame politico che scorre nei rivoli dell'Italia 
Berlusconiana ha permesso il ritorno degli omicidi di stato senza la 
strategia della tensione e delle stragi di stato, non 
deterministicamente preordinate da poteri occulti atlantici, massonici 
ed anche direttamente fascisti. La repressione è preventiva e quanto più
 debole è l'opposizione reale tanto più siamo controllati e annichiliti.
 Forti con i deboli, come contro i migranti, contro i ricattati dal 
lavoro salariato, con i poveri, con gli animali.
L'opera oggi dispiegata iniziò negli anni settanta: ma una spinta le è
 stata fornita dalla cosiddetta sinistra parlamentare, DS oggi PD, che 
andava pensando lo sdoganamento dei famosi "ragazzi di Salò". Luciano 
Violante, un magistrato-pessimo maestro, ha insegnato. Ma è nel lavoro 
non finito degli anni settanta, il nostro, che sta il segreto per 
comprendere cosa bisogna fare di nuovo, oggi, e cosa fare di 
completamente nuovo, ancora una volta. Cosa c'è di rivoluzionario nella 
rivolta culturalmente cosciente. Fatta con la carta e con le pietre.
La violenza che uccide è fascismo. Non c'è bisogno di regime, lager, 
di marcette militari, di guerre imperialiste, di futurismo 
pseudopoetico, di iper-classicismo razionalista architettonico e 
urbanistica imperiale per ricostruire il fascismo; però, oggi, in 
Italia, abbiamo militari in giro, mandiamo soldati in guerra, abbiamo 
lager per i migranti e carceri per tutti, lasciamo al capitalismo 
mafio-statale le armi per realizzare dell'attacco ai lavoratori e per le
 opere urbanistiche più faraoniche, come la TAV, abbiamo letterali 
fascisti sul palco e massoni faccendieri dietro le quinte. E la polizia 
uccide. Un blindato dei carabinieri diretto in ValSusa investe una 
pensionata.
Il "fascismo democratico" di oggi è una cosa nuova, materiale da 
studio popolare, stante un'accademia almeno antropologica, se non 
polito-sociologica, priva perfino della curiosità d'analizzare, 
figuriamoci di un ruolo politico volto alla modifica del reale. Il 
problema non sono solamente le istituzioni colluse coi poteri occulti, 
più forti che mai, dalla p2 in su; il cui elemento connettivo è il 
sistema mediatico di informaziona/propaganda/costruzione della realtà. 
Il quale sistema, una volta tanto nelle forme del controllo informatico 
codificato da fecebook (fece come merda), permette di scoprire cosa è la
 cultura fognaria che ha alimentato l'ennesima aggressione fascista 
nella città di Roma.
La modernità e la postmodernità sono (forse per definzione) il luogo 
delle contraddizioni; come il Capitale è la contraddizione. E la società
 è fatta di mostri, proprio come noi tutti avremmo potuto essere. Mostri
 non sconfitti. Nel rione Monti di Roma, oggi, il 1° luglio 2011, a 
pensare a cosa sta uccidendo Alberto Bonanni, lasciato a terra in coma 
da due assassini "giustizieri", non ci ritroviamo di fronte, forse, a 
Delle Chiaie, ad elementi di Ordine Nuovo, ai cani di CasaPound. 
Bulletti di centro o periferia, piccoli borghesi, figli ricchi del 
capitale politicamente importante, tifosi da stadio, neo mussoliniani 
con i busti del duce nell'automobile. Abbiamo queste figure sdoganate 
ovunque. (E c'è Borghezio in parlamento). La situazione di barbarie 
nella capitale è alto merito di Alemanno ma anche della giunta 
veltroniana, dell'assessore Touadi, che concesse spazi alle associazioni
 fasciste come il Foro 753; e demerito di chi, compagni e compagne 
antifascisti, non lotta abbastanza. Abbiamo permesso troppe cose; alcuni
 mentre preferivano fare banchetti nuziali nei centri sociali piuttosto 
che fermare i fascisti nelle strade. (Collusi, tutti, con il Comune di 
Roma. Per primi i cosiddetti compagni che hanno preso i soldi da 
Veltroni).
Quel letamaio che è la sottocultura capitalistica del qualunquismo da
 ipermercato, del divertimento, delle fiction, degli X-factor, delle 
guerre (votate dai finti comunisti amici degli zombie-disobbedienti), 
delle ronde cittadine e delle opere, incomprese e sconosciute agli 
urbanizzati rincretiniti, come la TAV, ha ucciso e rischia ancora una 
volta di uccidere. Un giovane musicista, a Roma colpito a morte da 
romani. Che fanno il saluto romano. Intrisi di violenza sotto-culturale,
 ormai egemone nello spazio cognitivo urbano e nazionale. Con un sindaco
 che porta la celtica al collo ci stupiamo che siano così pochi gli 
omicidi.
Non serve la tessera di un partito, basta un profilo di immagini a 
rivelare buona parte dell'autorappresentazione, che è sostanza, di certi
 assassini. In basso come in alto, nella scala del potere.
Il fascismo, l'autoritarismo, il razzismo, il sessimo, lo specismo, 
la distruttività antiplanetaria del capitalismo fallito sono nelle 
nostre abitudini e dentro ciascuno di noi.
E nelle sovrastrutture di questa società di merda. Che noi, se ci siamo 
svegliati, dobbiamo cambiare. E' dentro ciascuno di noi una volontà 
diversa; non tolleriamo gli intolleranti. E dobbiamo comprendere come 
continuare a ribellarci. Non a disobbedire. Ribellarci ad ogni 
squadrismo, a cominciare da quello di chi ai cortei fa il 
poliziotto-inquisitore, forte di autotributate credenziali 
marxiste-leniniste, che crede d'aver raccattato dagli stessi anni 
settanta, in cui nacque il pensiero dell'autonomia: di classe, 
organizzativa, di pratica e culturale. Contro potere, contro ogni 
istituzione.
Parlare di opposizione è necessario. Iniziare una campagna come era 
trent'anni fa, portata negli strati più evanescenti della popolazione, 
che non sono affatto o solo i ceti più bassi. Assieme allo sfascio 
impostoci dalle mafie delle droghe materiali, oltre a quelle cognitive, 
problema che noi tutti compagne e compagni sinceramente dobbiamo 
affrontare per ritrovarci sempre liberati e autogestiti, e non per 
mantenere le finanze di qualche posto occupato, immemore ormai d'ogni 
valore rivoluzionario.
La polizia uccide, la droga uccide, il blocco stato-mafia uccide, il 
lavoro uccide, i militari uccidono, il Fondo Monetario Internazionale 
uccide. Noi non possiamo discutere con Alemanno. Dobbiamo sconfiggerlo, 
prima che affondi nella sua merda clientelare ed ancor prima che il 
governo che lo mantiene collassi, mentre la rabbia greca cresce.
E crescerà, anche in Italia. Altro che 150 anni.