ARTICOLO
di Michele Giorgio (dal manifesto del 26/06/2011)
ISRAELE «Punto di svolta 5», decine di città coinvolte in una mega simulazione d'attacco
Tel Aviv si prepara alla guerra
Mobilitati ospedali, ospizi e servizi d'emergenza. Lo Stato ebraico si sente insicuro
L'esercitazione «Punto di svolta 5»
vivrà il suo momento più drammatico oggi, quando per due volte la
popolazione di Israele sarà chiamata a raggiungere i rifugi nel corso di
una simulazione di una pioggia di razzi e missili che si «abbatterà»
sul paese. Sono le manovre civili più ampie, almeno in questi ultimi
10-15 anni, e nonostante i vertici politico-militari ne abbiano
ridimensionato il significato, è fin troppo chiaro che Israele sta
preparando la popolazione ad un attacco contro l'Iran o Hezbollah (o
entrambi) che vedrebbe l'inevitabile reazione da parte di avversari in
grado di colpire lo Stato ebraico.
L'ampiezza dell'esercitazione
non lascia dubbi sull'importanza che viene assegnata all'addestramento
delle «retrovie», a cinque anni di distanza dall'offensiva aerea e, in
seguito, anche terrestre in Libano del sud, alla quale Hezbollah rispose
lanciando oltre 4.000 «katiusha» contro il nord d'Israele. In quei
giorni le vittime civili israeliane furono relativamente poche, alcune
decine rispetto ai 1.200 libanesi (e ad un numero imprecisato di
combattenti del movimento sciita), ma la caduta di tanti razzi generò
panico tra la popolazione. Decine di migliaia di israeliani
abbandonarono per giorni le loro case in Galilea e si spostarono verso
Tel Aviv. Stavolta però, in caso di una nuova offensiva in Libano, Tel
Aviv non verrebbe risparmiata - come il leader di Hezbollah, Hassan
Nasrallah, ha minacciato più volte - ed è fin troppo chiaro che le
batterie anti-razzi, «Arrow» e «Iron Dome», potranno fermare solo in
minima parte la reazione di Hezbollah (o dell'Iran). Per i comandi
israeliani l'unica soluzione è preparare i civili al peggio, ossia a uno
scenario in cui il centro del paese viene colpito da centinaia di
missili al giorno.
«Punto di svolta 5» include fra l'altro la
simulazione dell'esplosione di un elicottero in un centro abitato della
Galilea, un attacco alla Knesset (il parlamento), la mobilitazione di
ospedali e ospizi, di tutti i servizi d'emergenza, l'invio di sms alla
popolazione, test di resistenza della rete telefonica mobile. Il 60%
degli israeliani ha già ricevuto le nuove maschere antigas, gli altri le
avranno entro l'anno prossimo. In totale saranno 80 le municipalità
coinvolte nelle simulazioni. «I nostri nemici sanno perfettamente che,
se ci attaccheranno, noi li colpiremo in modo devastante, ma dobbiamo
prepararci perché (i nemici) hanno la capacità di sparare missili e
razzi contro ogni parte del nostro territorio» ha spiegato il vice
ministro della difesa Matan Vilnai.
Israele parla di difesa, ma nel
paese tutti sanno che l'opzione di un raid aereo contro le centrali
nucleari iraniane e di un «regolamento di conti» con Hezbollah rimane
sul tavolo del primo ministro Netanyahu (e di Barack Obama). E nessuna
può metterla in discussione, come ha dimostrato il polverone sollevato
dalle dichiarazioni, qualche settimana fa, dell'ex capo del Mossad, Meir
Dagan, apertamente contrario ad un attacco «preventivo» all'Iran e, per
questo, criticato duramente da governo e opposizione. Di recente la
stampa israeliana ha anche ripreso a parlare dell'unità «Shaldag»,
creata nel 1977 per operare dietro le «linee nemiche». Oggi nella stanza
dei bottoni delle Forze Armate israeliane, ci sono diversi ex membri
dell'unità «Shaldag», a cominciare dal capo di stato maggiore, generale
Benny Gantz. Secondo alcuni questa concentrazione di ex commando ai
vertici militari rende più probabili operazioni «audaci» in un Medio
Oriente instabile, attraversato da rivolte, con un Egitto più «ostile»
verso Israele. Le Forze Armate israeliane, ha rivelato da parte sua il
Jerusalem Post, hanno portato da 200 a diverse migliaia l'elenco degli
«obiettivi» in Libano del sud e nella Striscia di Gaza, in vista di
guerre future. Non a caso il nuovo piano strategico che i comandi
presenteranno (forse ad agosto) punta molto sull'acquisto immediato di
altri cacciabombardieri F-15 ed F-16 a lungo raggio (gli F-35 Stealth
arriveranno solo nel 2017) e sullo sviluppo dell'intelligence.
Qualche
giorno fa, durante una conferenza, l'ex generale, ora analista
strategico, Giora Eiland, ha escluso che Hezbollah, reso più fragile, a
suo dire, dalla crisi che sta affrontando l'alleato regime del
presidente siriano Bashar Assad, tenti azioni militari contro Israele e
ha previsto una situazione calma al confine con il Libano. Ma proprio un
Hezbollah apparentemente più isolato e meno protetto potrebbe spingere
Israele a scatenare la scintilla di quel «regolamento di conti» con il
movimento sciita, che l'establishment politico-militare ha in mente dal
2006.