Re: [Forumlucca] IL PROGRAMMA DEGLI INDIGNATI SPAGNOLI : UN …

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Autor: ilaria sabbatini
Data:  
A: forumlucca
Assumpte: Re: [Forumlucca] IL PROGRAMMA DEGLI INDIGNATI SPAGNOLI : UN BEL PASSO AVANTI
Grazie Aldo

In contraccambio mando un articolo di Santiago López Petit

http://www.carta.org/2011/06/superare-le-piazze/


Superare le piazze
4/06/2011

Santiago López Petit, docente di Storia della Filosofia presso
l’università di Barcellona e promotore, con altri, del movimento Espai
en Blanc, è tra gli intellettuali più apprezzati nel movimento M15.
Pubblichiamo un suo articolo molto discusso in queste ore nelle
acapampadas spagnole, da Barcellona a Madrid.

1. Il movimento 15M che si è manifestato in questi giorni segna la
fine di un lungo periodo di obbedienza e di sottomissione. Occupare la
piazza è stato il gesto radicale – promosso in molte città – che ci ha
permesso di lanciare il grido collettivo «Basta. Vogliamo vivere».
Abbiamo smesso di avere paura. Insieme abbiamo attraversato
l’impotenza e la solitudine.
2. Abbiamo imparato a organizzare, prendere decisioni insieme, a
vivere in strada e abbiamo vissuto per strada. L’intelligenza
collettiva è stata straordinaria e ha permesso di realizzare ciò che
appariva impossibile: creare un altro mondo all’interno di questo
mondo, ma anche contro questo mondo di miseria morale ed economica.
Siamo riusciti ad auto-organizzare un buco nero incomprensibile al
potere, che ha paura. Il potere teme ciò che non può capire, e quindi,
controllare.
3. La novità fondamentale del nostro movimento è che non si costruisce
in fabbrica, ma raccoglie e condivide il disagio di ognuno. Non
andiamo nella piazza occupata come lavoratori, cittadini… ma ci si
lasciamo alle spalle ogni identità. Siamo noi stessi più che in
qualsiasi altro luogo, allo stesso tempo siamo parti singole di una
forza anonima, una forza di vita che vuole andare oltre ciò che è noto.
4. Il «Noi» che si è formato non pre-esisteva, non era latente, ma è
emerso nel momento in cui abbiamo occupato la piazza. Per questo è un
Noi aperto, aperto a chiunque vuole entrare e farne parte. Nella
piazza abbiamo imparato a coniugare l’espressione «fare politica», e
lo spazio stesso è stato quello che ha permesso il coordinamento dei
differenti modi di «fare politica», che si presentano necessariamente
nel corso del tempo. È emerso il rumore di sottofondo del silenzio del
potere. Noi siamo i volti di questo rumore…
5. Occupare le piazze significa prima di tutto prendere parola. Ma la
parola, il discorso non è tanto ciò che si dice quanto ciò che viene
fatto. Nelle piazze occupate la cosa più importante è quello che viene
fatto e come viene fatto. Di certo, così è stato. A volte, però, poco
a poco il potere ci ha dato un modo di lavorare [le commissioni, le
sottocommissioni, il consenso...] ed è diventato un vero e proprio
freno. Da un lato, un’organizzazione così divisa, anche se può essere
efficace, favorisce la dispersione, la perdita di contenuti essenziali
e, soprattutto, una profonda arbitrarietà che finisce per essere
paralizzante. D’altra parte, il consenso deve essere un mezzo, mai un
fine, altrimenti decisioni politiche improrogabili non possono essere
prese. Lo stare insieme non può essere misurato in unità di consenso.
6. Ora il problema è come proseguire il movimento appena nato. C’è
qualcosa che giorno per giorno osserviamo: se non andiamo avanti,
necessariamente torniamo indietro. E questo perché la posizione che
abbiamo raggiunto occupando le piazze viene compromessa sia dal
ritorno alla ribalta di scelte personali, cioè un proliferare
completamente soggettivo di interessi che eravamo riusciti isolare,
sia per la campagna di diffamazione [«15 M è pericoloso», «provoca
danni»...] orchestrata dai media ufficiali.
7. Il problema non è abbandonare o meno la piazza. Il problema è come
ci muoviamo in avanti con un movimento che è stato il più importante
degli ultimi anni e sicuramente ha aperto un ciclo di lotte. In Plaza
de Catalunya hanno gridato più volte «Qui comincia la rivoluzione».
Forse dovremmo prendere sul serio queste parole. Quando diciamo «noi
non siamo merce», «nessuno ci rappresenta» o altre espressioni simili
stiamo costruendo un discorso rivoluzionario, che mina l’essenza di
questo sistema. Il problema non è abbandonare o meno la piazza. Il
problema è se abbiamo il coraggio di passare da «indignati» a
«rivoluzionari».
8. Come indignati sapevamo di dover attaccare prima di chiunque altro
i politici e banchieri. Questa intuizione è stata giusta con
particolare riferimento ai primi. Il sottosistema politico che
funziona con il codice «governo/opposizione» è molto facile da
attaccare. È sufficiente affermare coerentemente «nessuno ci
rappresenta» per provocare il corto circuito dei codici fondamentali
che organizzano la realtà. Non è un caso se è cresciuta la
delegittimazione dello Stato. Invece non siamo riusciti a erodere il
codice «avere/non avere i soldi» che governa il sottosistema
economico. Né, ovviamente, abbiamo saputo affrontare la crisi e usare
la crisi come una modalità di governo.
9. Per questo motivo il movimento delle «occupazioni delle piazze» è
destinato a fare un salto oppure a restare all’interno di una bolla di
autocompiacimento…; la delegittimazione della politica da sola non
sarà in grado mao di aprire un altro mondo. Essa deve affrontare tutta
la realtà, questa realtà completamente capitalista e soffocante. Fare
un salto vuol dire avere il coraggio di essere rivoluzionario. Più
precisamente. Avere il coraggio di immaginare che cosa vuol dire
essere rivoluzionari oggi.
10. Il problema non è abbandonare o meno la piazza. Il problema è come
superiamo la piazza, e quindi dobbiamo pensare non solo come indignati
ma come rivoluzionari. Di fronte a una realtà [il capitalismo] che è
essenzialmente depoliticizzante perché consente di replicare il
conflitto e nasconde il nemico, perché aumenta costantemente le sue
dimensioni in modo che l’ovvio si imponga, l’unico modo è difendere il
fare politica, «quando non c’è nulla di politico tutto è politica».
Superare la piazza è coniugare collettivamente l’espressione «fare
politica», dobbiamo quindi inventare un dispositivo comune che abbiamo
già cominciato a utilizzare: sciami cibernetici, assemblee generali e
di quartiere, commissioni…
11. Così come siamo non possiamo essere inclusi in uno spazio pubblico
statale – siamo un’assemblea generale, un gruppo in fusione, un popolo
nomade, un mondo di stranezze – l’organizzazione che sostiene
«l’andare oltre» deve essere anche un dispositivo complesso e
congiunto. La forza dell’anonimato, la forza della vita che siamo,
respinge i vecchi modelli identitari e settoriali. Analogamente,
qualsiasi tentativo di riconquistare la nostra forza attraverso la
forma partito è necessariamente destinato a fallire. La forza
dell’anonimato non può mai essere chiusa in un’urna.
12. Superare la piazza non è una metafora. Consiste nell’infiltrarsi
nella società come un virus, muoversi come partigiani che realizzano
un atto di sabotaggio della realtà durante la notte. Ma dobbiamo
tornare ad intermittenza nella piazza e lavorare per mantenere il
segno della nostra sfida. La piazza occupata deve restare un
riferimento politico, e al tempo stesso la migliore base operativa
dalla quale partire per continuare questa guerra di guerriglia.
Infiltrarsi nella società significa, in breve, una messa in
discussione radicale di tutto ciò che è imposto dalla forza delle cose
ovvie. Perché questa lotta sia efficace, dobbiamo dotarci di una
strategia di obiettivi e di una modalità di interventi adeguati. Il
grido di rabbia e di speranza che ha risuonato nelle strade deve
organizzarsi politicamente, altrimenti si perderà nel buio. E il
silenzio ancora una volta entrerà nei nostri cuori.
13. Quando la vita è il campo di battaglia cadono i diversi fronti di
lotta, ed è più facile che mai creare una strategia di obiettivi. La
strategia di obiettivi che proponiamo potrebbe cominciare con: a)
1.000 euro a persona per il solo fatto di far parte della società e
data la ricchezza già accumulata. b) nessuno sfratto e rientro degli
sfrattati. Possibilitá di restituire la casa alla banca e smettere di
pagare il mutuo. … non pagare più il mutuo. c) No alla legge Sindhi.
Contro la privatizzazione della rete. La strategia di obiettivi si
inserisce e ha senso solo all’interno del movimento che delegittima lo
Stato dei Partiti. Non si tratta tanto di un manifesto con punti
minimi che alcuni portavoce negoziano.
14. Una strategia di obiettivi richiede un’azione diretta da eseguire.
Nel nostro caso, tuttavia, il suo completamento non può essere
considerato sotto il modello classico dello sciopero generale. Da un
lato, la fabbrica ha perso ogni centralità politica nella misura in
cui è diffusa sul territorio, dall’altro lato, in essa esiste il
pericolo per come i sindacati storici le gestiscono. Così come con
l’occupazione della piazza è stato creato un modo di lottare non
previsto, l’azione diretta stessa deve essere ripensata. La
trasformazione sociale, economica e politica che ha avuto luogo negli
ultimi decenni – l’intera società è diventata produttiva – gioca a
nostro favore perché estende la vulnerabilità il tutto il territorio.
Per questo motivo, l’azione diretta deve essere per lo più in grado di
interrompere il flusso di merci, energia e informazione che
attraversano e organizzano la realtà.
15. Il gesto radicale di occupare la piazza che si è diffuso in molte
città dovrebbe favorire lo svuotamento delle istituzioni di potere, ma
deve continuare in un blocco reale ed efficace a questo sistema di
oppressione. Non è impossibile. Siamo noi stessi vivendo che
sosteniamo questa macchina infernale e corrotta. Se siamo davvero
indignati dobbiamo rendere la nostra vita un atto di sabotaggio e poi
tutto cadrà a pezzi. Tutto crollerà come un castello di carte e forse
scopriremo una spiaggia in Puerta del Sol. Non sappiamo ancora quali
sorprese possano portare il mondo che stiamo cominciando a costruire.

> UN BEL PASSO AVANTI VERSO UNA SOCIETA' PIU' EQUA : UTOPIA O REALISMO
> PROPOSITIVO?
>
>
>
>
>
> SPAGNA. IL PROGRAMMA DEGLI "INDIGNADOS"
>
> Pubblichiamo il manifesto politico di "Democrazia Real Ya!", il
> programma del movimento dei giovani "indignados" che occupano Puerta
> del Sol a Madrid e sono accampati in diverse piazze di altre città
> del paese per denunciare le collusioni fra politici e banchieri, la
> corruzione, e
>
> per chiedere una società migliore. (da www.contropiano.org)
>
>
>
> Eliminazione dei privilegi della classe politica
>
> . Stretto controllo sull'assenteismo. Istituzione di sanzioni
> specifiche per chi non onori le proprie funzioni pubbliche.
>
> . Eliminazione dei privilegi nel pagamento delle tasse, nel
> conteggio dei contributi lavorativi e nel calcolo degli anni per
> ottenere la pensione. Equiparazione dello stipendio degli eletti al
> salario medio spagnolo con la sola aggiunta dei rimborsi
> indispensabili all'esercizio delle funzioni pubbliche.
>
> . Eliminazione dell'immunità associata all'incarico.
>
> . I delitti di corruzione non si prescrivono.
>
> . Pubblicazione obbligatoria del patrimonio di chiunque ricopra
> incarichi pubblici.
>
> . Riduzione degli incarichi "a chiamata diretta".
>
>
>
> Contro la disoccupazione
>
> . Redistribuzione del lavoro stimolando la riduzione della giornata
> lavorativa e la contrattazione fino ad abbattere la disoccupazione
> strutturale (cioè un tasso di disoccupazione inferiore al 5%). In
> pensione ai 65 anni e nessun aumento dell'età pensionabile fino
> all'eliminazione della disoccupazione giovanile.
>
> . Vantaggi per le imprese con meno del 10% di contratti a tempo
> determinato.
>
> . Sicurezza nel lavoro: divieto dei licenziamenti collettivi o per
> cause oggettive nelle grandi imprese che non siano in deficit,
> controlli fiscali alle grandi imprese per evitare il lavoro a tempo
> determinato quando invece potrebbero assumere a tempo indeterminato.
>
> . Reintroduzione dell'aiuto di 426 euro a persona/mese per i
> disoccupati storici di lungo periodo.
>
>
>
> Diritto alla casa
>
> . Esproprio statale delle case che non siano state vendute:
> diventeranno case popolari.
>
> . Aiuti per l'affitto ai giovani e a chiunque si trovi in condizioni
> di bassa disponibilità economica.
>
> . Si permetta, in caso di impossibilità nel pagare il mutuo, la sola
> riconsegna della casa. Servizi pubblici di qualità
>
> . Eliminazione delle spese inutili delle amministrazioni pubbliche e
> creazione di un organo indipendente di controllo dei bilanci e delle
> spese.
>
> . Assunzione di tutto il personale sanitario in attesa di assunzione.
>
> . Assunzione del personale in attesa nel settore dell'educazione per
> garantire una giusta proporzione alunni/insegnanti, un adeguato
> numero di professori di supplenza e i professori di appoggio (ndr ai
> diversamente abili).
>
> . Riduzione delle tasse universitarie ed equiparazione dei prezzi
> dei master a quelli della normale carriera universitaria.
>
> . Finanziamento pubblico alla ricerca per garantirne l'indipendenza.
>
> . Trasporto pubblico poco costoso, di qualità ed eco-sostenibile:
> reintroduzione dei treni che ora vengono eliminati per far spazio
> all'alta velocità e quindi dei relativi prezzi originari. Riduzione
> dei prezzi degli abbonamenti al trasporto pubblico, riduzione del
> traffico su gomma all'interno dei centri urbani, costruzione di
> piste ciclabili.
>
> . Servizi sociali locali: applicazione definitiva della Ley de
> Dependencia (assistenza alle persone dipendenti, per malattia o
> vecchiaia), istituzioni delle reti di assistenza locali e municipali
> e dei servizi locali di mediazione e tutela.
>
>
>
> Controllo delle banche
>
> . Divieto di qualsiasi tipo di salvataggio o erogazione di capitale
> pubblico. Le banche in difficoltà dovranno fallire o essere
> nazionalizzate per tramutarsi in banche pubbliche sotto controllo
> sociale.
>
> 5
>
> . Aumento della tassazione alle banche in forma proporzionale alla
> spesa sociale provocata a conseguenza della cattiva gestione
> finanziaria.
>
> . Restituzione alle finanze pubbliche dei prestiti statali concessi.
>
> . Le banche spagnole non possono investire nei paradisi fiscali.
>
> . Sanzioni nei casi di speculazione e di cattiva prassi bancaria.
>
>
>
> Fisco
>
> . Eliminazione del Sicav (società d'investimento a capitale
> variabile).
>
> . Reintroduzione della tassa sul patrimonio.
>
> . Controllo reale ed effettivo sulle frodi fiscali e sulla fuga di
> patrimoni verso i paradisi fiscali.
>
> . Proporre la "Tobin Tax" a livello internazionale.
>
>
>
> Libertà civili e democrazia partecipativa
>
> . No al controllo di Internet. Abolizione della legge Sinde (che
> disciplina diversi aspetti del diritto d'autore in Rete e del "peer
> to peer").
>
> . Protezione della libertà d'informazione e del giornalismo
> d'inchiesta.
>
> . Istituzione di referendum obbligatori e vincolanti per questioni
> di grande importanza e che modificano le condizioni generali di vita
> dei cittadini.
>
> . Istituzione di referendum obbligatori prima dell'introduzione e
> l'applicazione delle norme europee.
>
> . Modifica della legge elettorale per garantire un sistema veramente
> rappresentativo e proporzionale e che non discrimini nessun partito
> politico né volontà popolare, una nuova legge elettorale che veda
> rappresentati anche i voti in bianco o quelli nulli.
>
> . Indipendenza del Potere Giudiziario.
>
> . Riforma del Ministero della Giustizia per garantirne
> l'indipendenza, il Potere Esecutivo non potrà nominare membri del
> Tribunale Costituzionale o del Consiglio Generale del Potere
> Giuridico (il CSM italiano).
>
> . Presenza di meccanismi effettivi che garantiscano democrazia
> interna ai partiti politici.
>
> . Riduzione delle spese militari.
>
> IL 12 E 13 GIUGNO VOTA SI
>
> PER FERMARE IL NUCLEARE
>
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