Transessualismo, patologia o esperienza umana significativa
La riformulazione della voce "transessualismo" e quindi del suo significato all'interno del DSM4 ha sviluppato un intenso e vivace dibattito nel mondo transessuale Italiano e internazionale. Il MIT essendo l'associazione più antica e la più strutturata della realtà italiana e forse europea è diventata interlocutrice e portavoce di questo dibattito, fungendo spesso da filtro tra l'associazionismo, la politica e il mondo scientifico. Già nel 2006 quando all'interno dell'ONIG si era paventata l'idea di inserire il transessualismo nell'elenco delle malattie rare, si era sviluppata una profonda riflessione. Allora, come oggi per la rivisitazione del DSM4, emergeva chiara e forte la complessità della questione, insieme alla relativa difficoltà di esprimere posizioni precise, ma non per questo poco chiare, per adottare decisioni risolutive o definitive.
Il ragionamento a proposito, da qualsiasi livello provenga e da qualsiasi contesto sia esplicitato, non è affatto semplice, specialmente perché esso risulta essere il riflesso, sempre e comunque, della cultura vetero patriarcale imperante. Quindi giudizi, riflessioni, ipotesi da essa condizionati. Quasi tutte le legislazioni relative al transessualismo/identità di genere vigenti nel mondo hanno come motivo ispiratore, in maniera latente o esplicita, la normalizzazione dell'esperienza transessuale. Normalizzazione intesa come sanatoria, quindi come reinserimento/riattribuzione delle persone nei due sessi e nei due generi dati. Questa lettura, lungi da radicalismi e visioni di parte, ci appare come dato concreto e tangibile. Senso e significato stessi della voce transessualismo all'interno del DSM sono riportabili a tale logica normalizzante.
Il MIT, come già detto, è un'associazione antica, la prima in Italia, nata insieme alle lotte delle persone transessuali per il riconoscimento dei propri diritti, in primis quello di essere se stessi. Dopo anni di attività/attivismo, possiamo affermare che il MIT conosce benissimo i problemi e i bisogni delle persone transessuali. Li conosceva all'inizio in una realtà avversa, priva di qualsiasi punto di riferimento, la conosce oggi in una realtà mutata dove, nonostante gli ostacoli, il diritto sacrosanto ad essere se stessi è acquisito e indiscutibile.
Da quel lontano 1979, quando si materializzarono le battaglie per i diritti e da quel lontano 1994, anno in cui cominciarono a strutturarsi i nostri servizi, in special modo il Consultorio, abbiamo maturato la coscienza che tutto ciò che abbiamo costruito è e dovrebbe essere patrimonio delle persone transessuali e di tutta la collettività. Servizi che in quanto sperimentali non sono perfetti ma sicuramente perfettibili. Per questo facciamo tesoro delle nostre conquiste insieme a tutto quello che abbiamo costruito, con l'obiettivo di aggiungere e non togliere, di sistemare e non sfasciare, di correggere e non eliminare.
Fatte queste essenziali e necessarie premesse, alla luce del loro significato, il MIT si chiede qual è o potrebbe essere il suo contributo, anzi il suo suggerimento al mondo scientifico che si esprimerà ed elaborerà significati e significanti del termine, quindi del senso stesso dell'esperienza transessuale.
Ultimamente il MIT insiste molto, quando si parla di transessualismo, sul bilanciamento tra il livello del patologico e quello del culturale/politico. Siamo convinti, e l'esperienza ce lo conferma, che la stragrande maggioranza dei problemi che le persone trans incontrano non sono insiti o distintivi della loro esperienza quanto del contesto socio culturale in cui esse vivono, non tanto, quindi, dalla loro percezione di sé, quanto dalla visione che di loro ha il mondo che le circonda. Non abbiamo nessun problema in quanto transessuali, ma li abbiamo piuttosto perché siamo ripudiate, scacciate/i dalle famiglie, perché non troviamo lavoro o casa, perché non viene riconosciuta la nostra affettività, perché siamo vittime di violenza, soprusi, emarginazione.
Quanto basta per far entrare qualsiasi essere umano nel patologico. I manicomi, i campi di sterminio, le carceri, l'assassinio sono stati costruiti intorno a noi da una società incapace di comprendere e quindi di accogliere, una società che ha generato mostri, nemici, "diversi" di ogni tipo da cui difendersi pur di avvallare il suo etno centrismo. E' il contesto culturale che fa la differenza, altrimenti non si spiegherebbe perché le persone trans in alcune epoche o culture sono accettate/apprezzate in altre negate/offese. Non siamo disforiche/ci, ne portatori/portatrici di menomazioni, non siamo persone socialmente e moralmente pericolose, ne più ne meno di tutte le altre. Riteniamo che la sofferenza, la frustrazione, la confusione siano un riflesso della società sulle nostre vite piuttosto che elementi connaturati al nostro particolare percorso. In un mondo in cui la visione e la percezione dell'identità di genere, della sessualità, dei sentimenti sono riconducibili esclusivamente all'orizzonte eterosessuale e patriarcale, le persone che in essi non si riconoscono diventano automaticamente confuse/disforiche. A maggior ragione perché esse si muovono in un orizzonte piatto senza punti di riferimento sia fisici che culturali, senza quel percorso storico alle spalle che permetterebbe più chiarezza e sicurezza. Ricordiamo a proposito che l'esperienza trans è cominciata ad uscire dall'ombra della negazione solo negli ultimi quaranta anni.
In questa situazione/condizione riteniamo opportuno e soprattutto necessario che le persone transessuali siano sostenute, accompagnate, affiancate nel loro percorso, che non è banale né estemporaneo ma importante, delicato, complesso.
Se riteniamo insensato e inconcepibile che il Transessualismo resti nell'elenco del prossimo DSM, riconosciamo altresì il bisogno delle persone di essere sostenute, un bisogno che si traduce e si esplicita in servizi, progetti, politiche, quegli stessi che hanno caratterizzato il nostro percorso di liberazione, di cui sono parte integrante.
In questa relazione temi e questioni sono affrontati in maniera riassuntiva, per approfondimenti molto più articolati, rimandiamo al testo Elementi di Critica Trans, la pubblicazione degli atti del seminario tenutosi in Toscana nel 2008 la cui traccia di discussione era il transessualismo è una patologia o un esperienza umana significativa.