Autor: Massimiliano Piagentini Data: Para: forumlucca Assunto: [Forumlucca] Vendola e Israele: rispondono Luisa Morgantini ed altri
"Israele, un Paese che ha trasformato aree desertiche in luoghi
produttivi e in giardini. (...) Israele, un Paese che si confronta
col tema mondiale del governo del ciclo dell'acqua e con quello
dell’elettricità, con pratiche di avanguardia"
Nichi Vendola
Caro Vendola, questa retorica ignora che quel deserto era la
Palestina, il paese più colto e sviluppato del Medio Oriente con
fiorenti città e scambi culturali e commerciali, prima naturalmente
della colonizzazione e della Nakba che ha prodotto 5 milioni di
profughi, la metà di villaggi distrutti (Chissà se conosci la storia
di Der Yasin o degli altri villaggi?) E poi la distruzione di interi
quartieri storici e architettonicamente importanti, la cancellazione
di ogni traccia di cultura palestinese, compreso il furto di centinaia
di migliaia di libri e documenti. L'elenco è molto lungo e ti invito a
documentarti, ma voglio darti un solo esempio di come Israele...
costruisce i suoi giardini: A Silwan, quartiere di Gerusalemme con 40
mila abitanti palestinesi, il sindaco ha deciso di procedere alla
demolizione di 22 delle 88 case palestinesi a rischio di demolizione.
(...)
Quanto all’acqua...chissà se qualcuno ti ha mai detto che il primo
modo con cui Israele “si confronta” con il problema dell'acqua è
quello di... rubarla totalmente ai palestinesi. Le colonie
usufruiscono dell'80% dell'acqua disponibile mentre città e villaggi
restano a secco anche per mesi comprese città come Betlemme. I
palestinesi espropriati delle loro risorse idriche, anche grazie alla
costruzione del muro di separazione che ha inglobato le fonti idriche
rimaste, sono costretti a comprare a caro prezzo la loro acqua dalla
società israeliana Mekorot. (...) Per quanto riguarda l'energia, che
spesso i palestinesi vedono solo passare sulle loro teste tra una
colonia e l’altra, essendo privati tanto dell'acqua quanto
dell'elettricità,
Come ebrea sono indignata dalle tue dichiarazioni: esse offendono me e
insieme tutte quelle persone che in Israele e nel mondo cercano di
spiegare che gli ebrei non sono tutti sionisti e si battono
per la giustizia e la libertà di tutti oltre che per mantenere la
propria dignità.
Miryam Marino, ebrea di Rete Ebrei contro l’occupazione
Vi giro la lettera inviata a Nichi Vendola dal gruppo che si è recato
in Palestina con l'Associazione per la Pace dal 19 al 26 aprile 2011.
Luisa Morgantini
Tu quoque Nichi?
Caro Nichi,
Dicci che non è vero e che è stato tutto un terribile equivoco. Non
hai mai descritto Israele come “un Paese che ha trasformato aree
desertiche in luoghi produttivi e in giardini”. Non ne hai mai parlato
come di “un Paese che si confronta col tema mondiale del governo del
ciclo dell’acqua” senza dire che nei territori occupati il ciclo
dell’acqua consiste nel sottrarre l’acqua ai palestinesi per
annaffiare colonie illegali. E’ stato quel furbacchione
dell’Ambasciator Meir a “confondere un po’ le acque”? E allora perché
non pubblicare una bella smentita?
Ti hanno già scritto in molti e lo ha già fatto molto bene Myriam
Marino, ci siamo anche noi: un bel gruppo di persone le più diverse
appena tornate da un “viaggio di conoscenza” in Israele e Palestina,
pensa. Uno di quei bei viaggi organizzati dall’Associazione per la
Pace di Luisa Morgantini, un viaggio che nessuno di noi dimenticherà
mai, che è appena cominciato e che vogliamo continuare, anche con te
se ne avrai voglia e curiosità.
Si dice che la Sinistra sia molto più brava a fare autocritica che a
criticare i propri avversari. E infatti eccoci qua, a esercitare la
nostra critica, tanto forte quanto forti sono le nostre aspettative
nei tuoi confronti. Molti di noi sono “di sinistra”, alcuni di noi
militano nelle file di Sinistra, Ecologia e Libertà. C’è anche chi non
vede l’ora di vederti a capo di un governo che traduca sogni di
giustizia in realtà quotidiana.
Tutti noi crediamo che essere “radicali” non voglia dire essere
“faziosi” e per forza “oppositivi”, ma essere in grado di arrivare
alle radici delle cose, per capirle, interpretarle e tentare di dare
risposte a questioni che sembrano difficili da risolvere.
Siamo contrari a battaglie identitarie che servono solo a dare
un’etichetta a chi si sente perso senza un simbolo appiccicato
addosso. Crediamo che oggi più che mai sia necessario studiare e
reinterpretare il mondo. Neanche a te piacciono gli slogan vuoti e
anche tu hai sempre voglia di imparare. E’ finita l’epoca della
fedeltà assoluta ad una “causa superiore”, bisogna coltivare il
dubbio, siamo d’accordo. Ma alcune battaglie vanno portate avanti con
convinzione. Per questo abbiamo superato i dubbi di Pasolini su
Israele e il mondo arabo e non abbiamo dubbi da che parte stare quando
si parla dei Territori Occupati. Ogni tanto fa anche bene sentirsi nel
giusto.
A noi ha fatto bene manifestare contro il Muro a Bil’in insieme ai
comitati palestinesi di resistenza popalare, ballare a Sheik Jarrah
con i giovani israeliani strillando a una voce “One, two, three,
four…occupation no more!”. Davanti a noi, due coloni che facendo finta
di niente leggevano il Talmud seduti sul divano in cortile. Hanno
ignorato noi come ogni giorno ignorano l’anziana profuga palestinese,
a cui hanno occupato la casa assegnata dall’UNRWA ma che in quel
cortile ha deciso di viverci lo stesso, sotto una tenda.
Ci ha fatto bene conoscere gli Human Supporters di Nablus che aiutano
i bambini a superare il dolore, e ci ha fatto bene vedere quel che
riesce a fare il Rehabilitation Centre di Hebron in una città
militarizzata da 5000 soldati venuti a proteggere i 400 coloni che
hanno occupato il centro storico rendendo la vita impossibile ai
palestinesi. Tutto questo ci ha fatto bene, ma ci ha fatto anche
soffrire, perché l’ingiustizia fa soffrire, come fanno soffrire i
racconti di violenza inaudita che ci sono stati riferiti dalle stesse
vittime, anime di un assurdo purgatorio che chiedono di riportare in
terra la loro verità.
Nichi, lo sai che nell’ “unico Stato democratico del Medio Oriente”
esistono le prigioni per i morti? Quelle dove i palestinesi
marciscono, letteralmente, per scontare pene di 250 anni?
Noi comprendiamo le ragioni diplomatiche che ti spingono a parlare
anche con l’Ambasciatore di uno Stato che pratica l’apartheid, ma è
davvero necessario sposarne e diffonderne la propaganda? Non dobbiamo
dirti noi che già nella Bibbia la Palestina è identificata come la
terra dove scorrono latte e miele: non è stato certo lo Stato di
Israele a renderla fertile.
Semmai, lo Stato di Israele sta utilizzando i territori abitati dai
palestinesi come discariche.
E a proposito di tecniche d’avanguardia, lo sai che dalle belle oasi
che si sono costruiti in Cisgiordania i coloni aggrediscono i bambini
palestinesi che per andare a scuola senza fare deviazioni
chilometriche osano avvicinarsi a loro? E sai che non lontano dalle
meravigliose palme piantate dai coloni nella Valle del Giordano
esistono villaggi di beduini dove l’acqua potabile non passa perché è
stata deviata? Siamo andati a conoscerli i bambini di questi villaggi,
abbiamo visto le loro scuolette fatte coi copertoni delle macchine
(anche grazie all’aiuto della cooperazione italiana), abbiamo visto le
tende dove fanno lezione in attesa che sia pronta la scuola di fango
intitolata a Vittorio Arrigoni: qualche mattone l’abbiamo messo pure
noi, simbolicamente, per testimoniare la nostra vicinanza. Giardinetti
per loro non ce ne sono, e qualcuno vorrebbe che neanche loro fossero
lì.
Come a Gerusalemme, dove i palestinesi non possono costruire case
nemmeno sulla terra che appartiene a loro. E i figli devono
arrangiarsi altrove, perdendo in questo modo per sempre la residenza.
E allora Nichi, questa terra che in tutto sarà grande come la tua
Puglia, bisogna conoscerla tutta per saper distinguere gli orrori
dalla speranza, per capire che anche chi sta male a volte non si
arrende. Per denunciare chi, nel nome di una religione e di una
cultura, fa terra bruciata intorno a sé, teorizzando e riuscendo a far
passare il messaggio che i suoi diritti valgono più dei diritti degli
altri.
Lo stato di Israele sarà pure denso della cultura ebraica che tutti
apprezziamo, ma cosa c’entra questa cultura con le prevaricazioni che
subiscono i palestinesi?
Infine, riguardo al tuo desiderio di “sviluppare reciprocamente le
attività turistiche”, ci chiediamo: è per difendere questa cultura che
quegli uomini e donne di ghiaccio del sistema di sicurezza israeliano
hanno sottoposto noi “turisti” italiani a un vero e proprio
interrogatorio sulla via del ritorno, all’aeroporto di Tel Aviv?
Terrorismo psicologico, il loro, roba da farti venire la tremarella.
L’accusa, gravissima, quella di “essere dei volontari”.
Pensa che curioso, ci hanno accusati di essere venuti in Israele
“solo” per aiutare i palestinesi, e hanno voluto le prove che fossimo
stati nei posti giusti: posti, ad esempio, come i giardini di Haifa di
cui sono (siete?) tanto orgogliosi. Fra le tante foto “compromettenti”
che hanno visto dopo averci requisito la macchina fotografica è
spuntata fuori anche quella dei giardini di Haifa. Meno male, siamo
particolarmente sensibili ai giardini.
Ci vuoi venire a vedere i giardini e le palme con noi? Noi ti ci
portiamo volentieri, ma poi facciamo anche un viaggio nei villaggi e
nelle città palestinesi.
Con la stima che non vogliamo perdere,
Giovanna Bagni
Giulia Bellandi
Sara Bellandi
Franca Bocci
Raffaele Boiano
Sergio Caldaretti
Bernardetta Casa
Carla Consonni
Davide Costa
Nicola Costa
Silvia Dal Piaz
Marco De Luca
Francesco Del Bove Orlandi
Rosa Di Glionda
Francesca Fanchiotti
Gabriella Fazzi
Ornella Fiore
Liana Gavelli
Isa Giudice
Valentina Loiero
Maria Grazia Lunghi
Giovanna Maniccia
Paola Marazziti
Marcello Musio
Mariella Pala
Cristiana Paternò
Marco Pecci
Ivan Proto
Alice Proto
Elisabetta Schintu
Stefania Spiga
Massimo Tesei
Edvino Ugolini
Carolina Zincone
Biancamaria Zorzi