[Forumlucca] Presidio Permanente Marcucci e Lorenzini/Associ…

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Autor: laura picchi
Datum:  
To: m.ciancarella, info, marco marcucci, marisa.pareto, roberto sensi, mrseye, forumlucca, lucca, lucca, giulio sensi, alessio ciacci, salah chfouka, gicavalli, giovanna duranti, la gurfata, lista123lm
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Betreff: [Forumlucca] Presidio Permanente Marcucci e Lorenzini/Associazione antimafie rita atria: chi siamo

Il Presidio Permanente Marcucci e Lorenzini nasce su Facebook, è dentro l'Associazione
antimafie Rita Atria. laura picchi è il referente dell'Associazione stessa
per far riaprire il caso Marcucci e Lorenzini, è antifascista e si impegna per la tutela dei diritti inalienabili della Persona Umana, si impegna a essere fedele alla Costituzione del 1948. Laura Picchi ha scelto tanti anni fa e ancora oggi di essere nonviolenta, di combattere il potere con studio e ricerca.



Il Presidio con Laura Picchi collabora quotidianamente con Rna rete nazionale antinucleare.



Il Presidio Permanente Marcucci e Lorenzini nasce dalle parole che seguono:



“Fino a quando il sangue dei figli degli altri varra’ meno del sangue
dei nostri figli, fino a quando il dolore degli altri per la sorte dei
propri figli, varra’ meno del nostro dolore per la sorte dei nostri
figli, ci sara’ sempre qualcuno pronto ad organizzare stragi in piazze,
stazioni, o nei cieli, avendo la speranza se non la certezza della
impunita’.



Dobbiamo divenire familiari di ogni vittima, come lo fossimo realmente e
per sangue, per conservare intatta nel tempo la loro stessa capacita’
di memoria, la loro stessa determinazione nella ricerca di Verita’ e
Giustizia, e per essere pronti a pagare i prezzi che potremmo essere
chiamati ad onorare per questa familiarita’.



E noi, che pretendiamo di essere creduti e stimati quando esprimiamo la
retorica del sacrificio della vita sui campi di battaglia per la
familiarita’ acquisita nel giuramento con ogni nostro concittadino, come
potremo essere ancora credibili quando e se non siamo disponibili a
pagare, nella ordinarieta’ della nostra vita e della nostra attivita’
professionale, non con la vita, ma neppure con una promozione negata, un
trasferimento, una valutazione negativa, o qualche fastidio familiare o
timore di ritorsione violenta la fedelta’ a quei valori per i quali
abbiamo giurato e per i quali siamo divenuti Ufficiali?” Sandro Marcucci



"Sandro e’ stato ucciso per la sua testarda caparbieta’ nell’inseguire la
Verita’ – una Verita’ che si rivelo’ poi non cosi’ difficile da
intercettare -, e per la sua determinazione a che il nostro percorso di
indagine ottenesse dignita’ e rilievo nei luoghi politici e giudiziari
deputati e legittimati a verificarla, ad accertarla e confermarla ovvero
per smentirla su basi probatorie, per giungere a conclusioni di
Giustizia."

(..) mario ciancarella



Roberto Galli scrive: “ La sua (di Marcucci) analisi di Ustica era
questa: qualcuno aveva imboscato le prove che potevano servire a
ricostruire la verità, perché così facendo sapeva bene di poter fare un
grosso favore a chi stava ancora più in alto, ricevendone grossi favori
personali. Una analisi che si riferiva chiaramente ai vertici
dell’Aeronautica e che poneva sul generale Tascio le maggiori
responsabilità di questa condotta.”





"Il mio obiettivo è la pace e la giustizia civile e soprattutto l’uomo
che decide di indossare la divisa militare deve essere pulito e deve
comportarsi lealmente. La vera funzione di difesa in un Paese civile è
la difesa della Verità, e i nemici sono gli imbecilli ed i corrotti che
rovinano le istituzioni. Inutile parlare di riforme e di cambiamenti
sociali quandola società è in gran parte governata da ladri e corrotti”
sandro marcucci



"E’ la volonta’ politica quella che e’ sempre mancata, e si e’ servita
per questa diserzione dai suoi compiti di sicurezza sociale e di
civilta’ politica della litigiosita’ degli spettatori, tutti tesi ad
accreditare i propri convincimenti fino a divenire i complici piu’
funzionali dei

criminali stragisti. Pensateci nel lungo cammino che sto per proporvi e
dite a voi stessi se quello descritto non sia il grande scenario a cui
tutti noi rischiamo di non prestare attenzione, quando parliamo di
stragi, uno scenario nel quale ciascuno con la sua approssimazione e
presunzione puo’ divenire elemento funzionale alla strage ed

all’occultamento delle sue responsabilita’. Questa consapevolezza ha
sempre costretto Sandro Marcucci e me a ripetute verifiche di quanto ci
sembrava di cominciare ad intercettare. Ed a mantenere, anche alla fine,
la freddezza necessaria per non innamorarci

della nostra ipotesi e dirci continuamente che, nonostante la devastante
violenza che ci aveva travolti, e la nostra intima certezza di aver
individuato la reale condizione di ideazione e realizzazione della
strage, “Noi non avevamo la Verita’ provata della

dinamica ultima della strage di Ustica”. Mario ciancarella



"Ustica è un delitto volontario contro inermi cittadini civili,
perpetrato da uomini delle nostre Forze Armate. Delitto che avrebbe
dovuto poter essere attribuito a uomini e mezzi del regime libico di
Gheddafi.

Lo scopo: quello di realizzare una condizione di emotività sociale e
sdegno politico che consentissero una azione militare di "ritorsione e
rappresaglia", ancora riconosciuta dall'ONU come diritto delle Nazioni
aggredite, contro la Libia di Gheddafi. Azione che sarebbe stata
eseguita, molto verosimilmente, dagli "alleati"

americani nella immediatezza della strage, e comunque nei tempi previsti dall'ONU per l'esercizio del diritto di ritorsione.

L'obiettivo: quello di rimuovere politicamente, ed eventualmente
eliminare anche fisicamente, il dittatore libico dal potere,
sostituendolo con uomini di fiducia “dell’Occidente” e cioe’ degli USA.

La strage inoltre - se si fosse riusciti ad attribuirne la paternità a
Gheddafi - sarebbe stata funzionale per accreditare la pericolosità del
"nemico del fronte SUD", e superare quindi le opposizioni della opinione
pubblica alla installazione dei missili Cruise in Sicilia, poichè si
evidenziava sempre più come fosse molto improbabile la

dichiarata funzione di quei missili come deterrente strategico verso l'Est, a causa della loro limitata gittata.

Il criterio utilizzato per la strage è la modalità "attacco alla
fattoria". Nella impossibilità di trovare giustificazioni consistenti
per muovere guerra ad un "capo indiano", si organizza cioè ad opera di
nostri, travestiti da indiani, la strage di qualche ignaro ed "inutile
colono". Dovrà essere evidente dalle armi rinvenute sullo

scenario di morte la responsabilità degli uomini di quel "capo indiano",
per attribuire a lui la responsabilità del delitto e poter scatenare
una frettolosa e violenta ritorsione, utilizzando il favore dell'onda
emotiva delle popolazioni.

Esse infatti leggerebbero come una collaborazione con l'odioso
avversario ogni ritardo nella azione punitiva, ed ogni richiesta che
qualcuno avanzasse di analizzare più approfonditamente la scena del
delitto, per accertare le effettive responsabilità

della strage, prima di ogni ritorsione. Nel frattempo qualcuno
provvederà a rimuove dalla scena del delitto il maggior numero possibile
di indizi che possano svelare la

vera identità degli aggressori e le loro responsabilità.

Il "lavoro" doveva essere fatto dagli italiani, a causa del vincolo di
interdizione imposto dalla "direttiva Carter(A)A" per le azioni coperte
di Forze Americane entro i confini e contro i Governi di altri Stati. A
meno che quelle stesse azioni non fossero avallate in piena e diretta
responsabilità dal Governo degli Stati Uniti, come era

avvenuto poche settimane prima di Ustica per il tentativo fallito di
liberare gli ostaggi americani in Iran. E comunque gli americani non
potevano reggere l'onere e la responsabilità di abbattere direttamente
un aereo italiano con nostri cittadini a bordo e nei nostri cieli.

La direttiva Carter, che aveva fortemente contrariato gli ambienti
conservatori americani e quelli delle Forze Armate e della Cia in
special modo, era stata emanata a seguito delle rivelazioni sui fatti
del Cile, ove si era accertata la diretta responsabilità della CIA senza
una espressa autorizzazione del Governo americano.

Al Congresso era in atto una feroce battaglia per restituire alla CIA
piena libertà di azione, per quelle "operazioni coperte", senza dover
necessariamente e sempre coinvolgere direttamente il Governo degli Stati
Uniti d'America. Nell'Ottobre successivo il Congresso sarebbe riuscito
ad approvare il ritorno alla "indipendenza" dei vertici della CIA per
garantire la Sicurezza e gli interessi degli USA.

Carter, due mesi dopo la restaurazione del "vecchio regime", avrebbe
comunque perso le elezioni a favore di un certo Ronald Reagan.

Moltissime condizioni dovevano e potevano "convincere" uomini di partiti
politici, come pure ambienti e uomini delle Forze Armate Italiane, a
collaborare attivamente a questo progetto: a vantaggi di tipo
"affaristico-economico" con "il nemico libico" -

con la sostituzione nella gestione dei medesimi affari di coloro,
politici e militari, che ne avevano avuto per anni il monopolio - si
univano fortissimi condizionamenti politici.

Anzitutto di accredito degli uomini del Partito Socialista di Craxi come
affidabili "re clienti" dell'imperatore statunitense. Lagorio era da
pochi mesi il primo dei Ministri della Difesa italiani che non venisse
dalla Democrazia Cristiana. E la fedeltà che

avesse potuto e saputo dimostrare e accreditare con la vicenda
Ustica-Gheddafi e l'installazione dei Cruise a Comiso, avrebbe potuto
essere un ottimo viatico allaPresidenza Socialista del Governo. [Il suo
recente libro: “L’ultima sfida: gli euromissili”

contiene una tale serie di falsificazioni della realta’ politica di quei
giorni che chiunque fosse dotato di minima iniziativa politica ne
avrebbe tratto motivazione per unaincriminazione. Ma cio’ non era
successo neppure di fronte alle sconcertanti e vergognose audizioni che
il parlamentare aveva sostenuto in Commissione “Stragi”, come vedremo.

Ndr]

Era stato pertanto fissato che, il giorno in cui il SIOS avesse avuto
informazione attendibile che su un volo proveniente dalla Libia e che
attraversasse i cieli italiani fosse imbarcato il leader libico, sarebbe
stato individuato sul nostro territorio il "velivolo civile" da
sacrificare, operando per fare in modo che l'incontro con il volo

di Gheddafi avvenisse sulla verticale di un punto abbastanza preciso del

Mediterraneo, dove i resti della vittima si sarebbero inabissati a livelli proibitivi.

Un MIG libico si sarebbe alzato da una base italiana e si sarebbe posto
in ombra al velivolo vittima. Gheddafi sarebbe stato lasciato sfilare
senza alcun disturbo,

mentre due caccia italiani avrebbero abbattuto il volo civile, e subito
dopo avrebbero ingaggiato il MIG "fingendo di costringerlo" ad
atterrare, per accusarlo di aver eseguito la strage.

Il pilota (libico?, italiano?) di quel MIG, "costretto" all'atterraggio,
avrebbe confessato di essere l'esecutore della strage su ordine di
Gheddafi, alla cui scorta era assegnato. Per questa rivelazione avrebbe
ottenuto di "poter sparire indenne".

La notizia sarebbe trapelata nelle solite forme anonime. Nella
concitazione e nella emozione conseguenti alla "rivelazione", pochissimi
avrebbero posto la questione della autonomia del MIG, perchè fosse
analizzata con maggire attenzione la possibilità concreta che quel
velivolo volasse di scorta a Gheddafi. Forse nessuno

avrebbe posto il problema di come fosse stato possibile che la Difesa
Aerea non avesse individuato, accanto al velivolo autorizzato al sorvolo
- il famoso Zombie 56 -

la presenza di un velivolo militare ostile. Ne’ alcuno avrebbe ricordato
che a nessun volo straniero e’ consentito di entrare nei cieli italiani
con una scorta militare del proprio Paese.

Una portaerei americana si sarebbe mossa, in sincronia con le
dichiarazioni del pilota del MIG, per portarsi nella notte al di la’
della Sicilia e davanti alle coste libiche e sferrare una durissima
rappresaglia sul territorio libico, con ondate successive dei propri
velivoli. Indipendentemente dalla sorte fisica di Gheddafi, una

insurrezione popolare e militare, attuata con truppe già preparate ed
acquartierate in Egitto, agli ordini del Col. Shaibi, avrebbe rovesciato
il regime, sotto la guida di Politici libici che si erano già resi
disponibili ai piani occidentali di "sostituzione" della leadership del
Paese.

Il giorno 27 Giugno, quando giunse conferma che Gheddafi avrebbe
attraversato i cieli italiani, l'unico volo civile trovato "disponibile"
per divenire "la vittima" fu l'Itavia IH 870, che però doveva essere
pretestuosamente fermato per due ore a

Bologna, perchè potesse arrivare in puntuale sincronia al suo
appuntamento con la morte, e non potesse sfuggire al destino che altri
avevano determinato per gli

uomini, le donne ed i bambini che erano a bordo.

Ma esistevano l'anima piduista dei servizi funzionali a questo progetto,
e l'anima "andreottiana" delle burocrazie politiche e militari che
erano da sempre in affari "privati" con il Governo di Gheddafi ed in
conflitto con la precedente. Queste ultime avvertono che c'è un grave ed
indefinito pericolo, un oscuro progetto, dal quale

sono state tenute estranee. Il velivolo di Gheddafi viene pertanto
informato di un grave rischio di attraversamento dello spazio aereo
italiano e devia su Malta circa

10-12 minuti prima "dell'impatto". La azione stragista tuttavia è già
partita, e viene portata a termine. Il DC9 esplode colpito da uno o due
missili italiani. Inerti, cioe’

privi di testata bellica.

Nei cieli rimane un "inutile" MIG che, a questo punto deve essere
abbattuto. Troppi si sarebbero posti immediatamente domande su quella
presenza isolata nei nostri

cieli di un velivolo ostile. La guida caccia dà ordine di ingaggiare il combattimento.

Il pilota, pur colpito, è bravo e finge di precipitare in mare, trovando
forse complicità anche nella differenza di visibilità, data l'ora, tra
il livello dello scontro 25000 piedi

ed il livello dell'acqua. Il pilota riprende dunque il velivolo a
livello della superficie dell'acqua e tenta di portarsi alla base SIOS
di San Pancrazio nel Salento. Ma il velivolo si schianta - per mancanza
di carburante, o per cedimento fisico del pilota -

in un vallone della Sila allineato con la sua destinazione nel Salento. I piloti italiani lo considerano precipitato in mare.

Al loro rientro, dopo l'atterraggio, la missione - di cui erano
inizialmente all'oscuro, molto presumibilmente - viene secretata. Ed
essi accettano di tacere. Più per tutelarsi per le proprie
responsabilità dirette, io ritengo, che per una sincera convinzione di
principio. Moriranno entrambi a Ramstein qualche anno dopo, in un

"assurdo" incidente della pattuglia acrobatica - dove erano transitati
ambedue dal Reparto di Grosseto -, e proprio quando, al rientro in
Patria da quella esibizione in

Germania, li attendeva una audizione dal Giudice Santacroce, al tempo titolare delle indagini per Ustica.

E si opta, inizialmente, per la "variante prevista" del cedimento
strutturale. Ma il successivo rinvenimento del relitto del MIG, crea una
infinità di problemi. Una simile

missione coperta non può avere più di una o due alternative. E bisogna
ripiegare sulla seconda - l'ipotesi bomba - che avrà tuttavia bisogno di
tempi molto più lunghi e intrighi molto più sofisticati per essere
accreditata. Inizia un ossessivo

depistaggio, con una feroce lotta interna tra le due anime dei servizi,
tra le due anime della politica italiana. Entrambe asservite ad altrui
sovranità che non quella della Nazione, per esclusiva sete di potere. E
nessuna delle due tuttavia può consegnare alla conoscenza pubblica,
politica e giudiziaria la unica verità, che le

coinvolge entrambe: l'ignobile tradimento di ogni fedeltà giurata, e
comunque dovuta, al solo Popolo Italiano realizzato con la strage
volontaria di cittadini italiani.

Ai depistaggi ed agli omicidi si uniscono feroci ricatti reciproci, in
una dinamica criminale nella quale si inseriscono tanto il potere
americano quanto l'interessato "silenzio" del leader libico. La vicenda
Sigonella con la contrapposizione diretta tra militari italiani e
statunitensi per la acquisizione del terrorista Abu Abbas, ed il

rifiuto successivo di concessione delle basi italiane per il
bombardamento di Tripoli sono la terribile evidenza di due pesanti
cambiali pagate dal nostro Governo al leader libico in cambio del
silenzio sulla nostra diretta responsabilità nella strage.

Una responsabilità che dunque non è solo militare ma anzitutto politica e
che ha avuto in Cossiga, Presidente del Consiglio, e in Lagorio,
Ministro per la Difesa, i due riferimenti certi per la organizzazione e
l'ordine esecutivo del progetto di strage. E che ha nella struttura di
potere che riferiva ad Andreotti il luogo e le motivazioni che

portarono al "fallimento" del piano nel suo obiettivo politico ultimo.
Ma che non volle o non seppe o non pote’ evitare l’eccidio dei cittadini
italiani. Poi comunque l’abitudine a giocare queste sorde battaglie di
potere al chiuso dei Palazzi avrebbe

determinato la attiva collaborazione di entrambe le anime-struttura alla costruzione dell’infame muro di gomma.

(http://www.mariociancarella.altervista.org/ustica%20ciancarella%20cap.16.pdf

) Mario ciancarella"



"Volavamo alla stessa altezza degli altri giorni". Incidente probatorio di
Silvio Lorenzini Reparto Grandi Ustionati Genova 7 febbraio 1992