Author: Antonio Bruno Date: To: ambiente liguria, forumsege, forumgenova Subject: [NuovoLab] Amiu butta fuori i privati: è la“guerra” delle campane
Amiu butta fuori i privati: è la “guerra” delle campane
15 aprile 2011 | Daniele Grillo
Il business dei materiali riciclabili fa gola al comune. Quattroerre: «Senza lavoro, portiamo via i contenitori»
Genova - Trovarsi da un giorno all’altro senza le campane, in strada, della raccolta differenziata. Portate altrove, rivendute, rottamate o semplicemente ammucchiate nell’angolo di un piazzale. Potrà succedere tra qualche mese a Genova, dove sui cinquemila contenitori di vetro, plastica e carta si è scatenata una vera e propria guerra tra pubblico e privati. È la guerra del business, crescente, della differenziata. La società comunale dei rifiuti Amiu vorrebbe riportare il servizio di raccolta, selezione e smaltimento dei materiali riciclabili in “casa”. Quattroerre, azienda nata nel 2003, al 49% in mano ai privati di Re Vetro, Benfante ed Ecocart (al 51% c’è la stessa Amiu), si vedrà dunque togliere il presupposto stesso per cui è nata. Che, appunto, era quello di raccogliere e riciclare quanto Genova è in grado di separare dall’ingloriosa fine della discarica. «Assurdo aumentare la differenziata e consegnare il business ai privati», motiva la scelta l’assessore al ciclo dei rifiuti Carlo Senesi. «Amiu ha dato alla luce un bambino, l’ha allevato cercando talvolta di violentarlo e ora pretenderebbe di ammazzarlo da consenziente - risponde Luigi Orlando, amministratore delegato di Quattroerre - Non cederemo». Se le posizioni rimarranno queste, il “bambino” si terrà i cassonetti che sono 5 mila. Si dice che abbiano un costo, ciascuno, di 1.800 euro. «Sono nostri». Amiu, invece avrà un problema non da poco conto. La risposta: «Li riacquisteremo».
Otto anni fa Quattroerre nacque con lo scopo di diventare una sorta di “Amiu 2”, anticipando i contenuti del decreto Ronchi e puntando decisamente su un miglioramento delle azioni grazie alla partnership di un privato intenzionato a guadagnare. Non va tutto a gonfie vele, e nel tempo la politica inizia a mutare. Amiu rifiuta le richieste di Quattroerre di allargare il campo d’azione («Proponemmo di avviare la differenziata in porto - racconta Orlando - di spingerci all’interno degli uffici per carta e plastica e di aprire a valle di Scarpino un centro per il trattamento dei rifiuti ingombranti»), e più recentemente imbocca una strada differente da quella di uno sviluppo dei rapporti con la sua creatura. Ora la decisione è chiarissima, ed è stata ribadita ieri dal segretario generale del Comune Maria Angela Danzì: alla scadenza, fissata a fine anno, Amiu non rinnoverà il contratto di servizio con Quattroerre, e riporterà il servizio tra le proprie attività. E Quattroerre che farà? «Faccia l’azienda, e si lanci su altri mercati», intima Riccardo Casale, presidente Amiu. «Chiederemo i danni - risponde l’amministratore delegato dell’azienda avversaria - ci siamo consultati con i nostri legali e potremmo anche chiedere dieci milioni».