[Intergas] LORO LA CRISI; NOI LA SPERANZA

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Auteur: gabriella d'avanzo_paolo grulla
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À: Lista del coordinamento dei GAS milanesi, gaspare
Sujet: [Intergas] LORO LA CRISI; NOI LA SPERANZA
dieci anni fa sono stata a Genova con tante idee e uno slogan: "un
altro mondo è possibile".

Tante cose sono cambiate nella mia vita e nel mondo in generale....
ben 10 anni, in cui abbiamo insieme costruito qualcosa proprio con
questa idea che qualcosa di alternativo alla proposta globale ci
potesse essere!
Non voglio essere quella che dice: ve lo avevo detto!
Però dopo 10 anni, quello che abbiamo fatto andava in quella
direzione e sta dando i suoi piccoli frutti.
Dopo 10 anni forse è necessario ripartire per fare un passo ulteriore.
quale non so.

Vi inoltro l'appello per il lancio di 1 mese di manifestazioni e
dibattiti a Genova in occasione del decennale del G8 del 2001.
aderire come GAS? ho visto che nell'elenco non ce ne sono, ma secondo
me i Gas, i des e il movimento del consumo critico è una parte
importante del movimento che si è creato e che ha preso vita e
vitalità proprio da quello slogan "un altro mondo è possibile: voi
G8, noi 6.000.000".

Buona lettura
Gabriella


APPELLO GENOVA 2001 – GENOVA 2011

LA CRISI O LA SPERANZA
Dieci anni fa centinaia di migliaia di persone, giovani e adulti,
donne ed uomini, di tutto il mondo si diedero appuntamento a Genova
per denunciare i pericoli della globalizzazione neoliberista e per
contestare i potenti del G8, intenti a convincere il mondo che
trasformare tutto in merce avrebbe prodotto benessere per tutti.
Le persone che manifestavano a Genova erano parte di un grande
movimento “per un mondo diverso possibile” diffuso in tutto il
pianeta. Era nato a Seattle nel 1999 con una grande alleanza fra
sindacati e movimenti sociali, e ancor prima nelle selve del Chiapas
messicano. Nel gennaio 2001 si era incontrato nel grande Forum
Sociale Mondiale a Porto Alegre in Brasile che aveva riunito la
società civile, i movimenti, le organizzazioni democratiche di tutto
il mondo.
Quel movimento diceva – e ancora oggi dice – che la religione del
mercato senza regole avrebbe portato al mondo più ingiustizie, più
sfruttamento, più guerre, più violenza. Che avrebbe distrutto la
natura, messo a rischio la possibilità di convivenza e persino la
vita nel pianeta. Che non ci sarebbe stata più ricchezza per tutti
ma, piuttosto, nuovi muri, fisici e culturali, tra i nord ed i sud
del mondo. Non la pacificazione, conseguenza della “fine della
storia”, ma lo “scontro di civiltà”.
Avevamo ragione, e i fatti lo hanno ampiamente confermato. Ora lo
sanno tutti. Ma dieci anni fa, per aver detto solo la verità, venimmo
repressi in maniera brutale e spietata.
La città di Genova fu violentata fisicamente e moralmente. Le regole
di una democrazia, che sempre prevede la possibilità del dissenso e
della protesta, vennero sospese e calpestate. Un ragazzo fu ucciso.
Migliaia vennero percossi, feriti, arrestati, torturati. Eravamo le
vittime, ma per anni hanno tentato di farci passare per i colpevoli.
Oggi, le ragioni di allora sono ancora più evidenti. Una minoranza di
avidi privilegiati pare aver dichiarato una guerra totale al resto
dell’umanità e all’intera madre Terra. Dopo aver creato una crisi
mondiale mai vista cercano ancora di approfittarne, rapinando a più
non posso le ultime risorse naturali disponibili e distruggendo i
diritti e le garanzie sociali messe a protezione del resto
dell’umanità in due secoli di lotte.
E’ un progetto distruttivo: ha prodotto la guerra globale permanente,
l’attacco totale ai diritti (al lavoro e del lavoro, alla salute,
all’istruzione, alla libertà di movimento, alle differenze culturali
e di genere nonché alle scelte sessuali), la rapina dei beni comuni,
la distruzione dell’ambiente, il cambiamento climatico e il
saccheggio dei territori.
Ormai è chiaro a tanti e tante, a molti più di quanti erano a Genova
dieci anni fa, che solo cambiando radicalmente direzione si può dare
all’umanità una speranza di futuro, impedendo la catastrofe che i
poteri dominanti, sia pure in crisi, stanno continuando a preparare.
Proponiamo a tutte/i coloro che da quei giorni non hanno mai smesso
di portare avanti le ragioni di allora e a tutte/i coloro che, pur
non avendo avuto la possibilità di partecipare a quelle elaborazioni,
ogni giorno costruiscono elementi di un mondo diverso con le loro
lotte, le loro rivendicazioni, le loro pratiche, di costruire insieme
da oggi le condizioni per incontrarsi a Genova nel luglio del 2011,
per tessere reti più forti di resistenza, di solidarietà, di
costruzione di alternativa alla barbarie e di speranza.
Viviamo in un mondo che continua a non piacerci, un mondo che
continua ad avere tutte le caratteristiche che abbiamo fortemente
denunciato 10 anni fa, se possibile ancora più accentuate,
attraversato da profonde crisi etiche, morali, democratiche che
aggravano e rendono più pericolosa la crisi economica e finanziaria.
Ma, allo stesso tempo, viviamo anche in un mondo che, a partire dal
nuovo protagonismo dei popoli dell’America Latina, esprime un forte
sentimento di cambiamento.
Ripensare, recuperare, allargare ed aggiornare lo “spirito di Genova”
che ha segnato una generazione può aiutare. Non a guardare indietro,
a quella che ormai è storia, ma a guardare avanti, al futuro che
abbiamo tutti e tutte la responsabilità di costruire.