Tutte opinioni che mi trovano d'accordo, per cui copio, incollo e
diffondo.
Ciao,
Roberto
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  L'Opinione di Beppe Grillo
Morire per Bengasi?   di Beppe Grillo - 19/03/2011
   Fonte:   Il Blog di Beppe Grillo [scheda fonte] [1]    
    Quando l'Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940, MUSSOLINI  
almeno lo dichiarò dal balcone di Palazzo Venezia davanti a una
folla  oceanica. Ci mise, come si dice, la faccia dopo quasi un anno
di attesa  dall'inizio del conflitto europeo in cui, per starne
fuori, si era  inventato la "_non belligeranza_", né guerra, né
pace. 71 anni dopo, nel giorno del 150° anniversario
dell'Unità, siamo entrati in GUERRA CON LA LIBIA,   un nostro ex
alleato (in questi voltafaccia abbiamo una certa  esperienza...) senza
un pubblico dibattito o che Berlusconi o Napolitano   sentissero il
bisogno di andare in televisione a spiegarne i motivi. La   Libia non
è l'Afghanistan, con cui pure siamo in guerra senza saperne 
assolutamente i motivi. E' a due passi dalle nostre coste, è uno
Stato  che abbiamo riconosciuto fino all'altro ieri in modo
plateale e anche  cialtronesco. L'Italia ha FORNITO ARMI a
Gheddafi, come   pure molti Stati che ora si apprestano a
bombardarla. I nostri  interessi economici sono tali che, insieme
alla Libia, stiamo costruendo   da anni un gigantesco gasdotto,
Greenstream [2], per collegarla all'Europa.
Ci   troviamo in guerra e non sappiamo perché. E' vero che gli
insorti di  Bengasi rischiano di essere passati per le armi, è
altrettanto vero che  si tratta di una guerra civile, un fatto
interno al Paese, in cui  l'Italia poteva e doveva porsi come
INTERLOCUTRICE di entrambe le parti, come mediatrice. Il nostro ruolo
non è quello di gendarmi del mondo o di reggicoda degli Stati Uniti.
GHEDDAFI è UN MOSTRO?   Forse. Ma la distruzione della Cecenia è da
imputarsi alla Russia di  Putin e l'occupazione del Tibet alla
Cina di Hu Jintao, ma nessuno ha  mosso, né muoverà un dito
all'ONU. Nel Darfur è stato massacrato,  stuprato, mutilato, un
milione di persone nell'indifferenza della Nato.  In Africa sono
in corso guerre civili e tribali da 50 anni a partire  dallo
spaventoso genocidio del RUANDA.
Vi ricordate l'attacco a Lampedusa [3]   del 1986? Gheddafi
lanciò allora due missili Scud contro  un'installazione militare
statunitense dopo il bombardamento di Tripoli  voluto da Reagan.
L'unico atto di guerra contro il nostro territorio da  parte di
uno Stato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quante BASI AMERICANE ci
sono sul nostro territorio? Ognuna è un bersaglio. Frattini ha
dichiarato [4]: "_Daremo le basi, possibili nostri raid_".   Lo ha
fatto con quell'aria stolida e tranquilla che lo accompagna dalla
  nascita. Qualcuno ha detto agli italiani che siamo in guerra e un
MISSILE LIBICO potrebbe colpire in ogni momento una nostra città? 
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    L'Opinione di Gino Strada
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/20/strada-“bisognava-pensarci-prima-la-guerra-non-si-deve-fare-mai”/98894/
 
  Strada: “Bisognava pensarci prima  
  La guerra? Non si deve fare mai”  
  L'opinione pubblica tace e le coscienze dormono, ma secondo il
leader  
  di Emergency, nonostante sia stato preso alla sprovvista, "il  
  movimento arcobaleno reagirà"  
  “La guerra è stupida e violenta. Ed è sempre una scelta, mai
una  
  necessità: rischia di diventarlo quando non si fa nulla per anni,
anzi  
  per decenni”. Gino Strada, fondatore di Emergency (che tra
l’altro  
  proprio in questi giorni sta lanciando il suo mensile E, in edicola
 
  dal 6 aprile), mentre arriva il via libera della comunità  
  internazionale all’attacco contro la Libia e cominciano i primi  
  bombardamenti, ribadisce il suo “no” deciso alla guerra come
“mezzo di  
  risoluzione delle controversie internazionali”, citando la  
  Costituzione italiana.  
  Che cosa pensa dell’intervento militare in Libia?  
  Questo è quello che succede quando ci si trova davanti a
situazioni  
  lasciate incancrenire. L’unica cosa che auspico è che si arrivi
in  
  fretta a un cessate il fuoco. La risoluzione del Consiglio di  
  Sicurezza dell’Onu è molto ambigua nella formulazione: vanno
adottate  
  “tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione
civile”.  
  Vuol dire tutto e niente.  
  Dunque, lei è contrario?  
  Assolutamente. Il mio punto di vista è sempre contro l’uso della
 
  forza, che non porta da nessuna parte.  
  Ma allora bisogna stare a guardare mentre Gheddafi bombarda la sua
popolazione?  
  Sono un chirurgo. Non faccio il politico, il diplomatico, il capo
di  
  Stato. Non so in che modo si è cercato di convincere Gheddafi a  
  cessare il fuoco. E poi le notizie che arrivano sono confuse e  
  contraddittorie.  
  Però, alcuni punti sembrano chiari: che Gheddafi è un dittatore, 
  contro il quale c’è stata una rivolta popolare e che sta
massacrando i  
  civili, per esempio…  
  Che Gheddafi sia un dittatore è molto chiaro. Che stia massacrando
i  
  civili è chiaro, ma impreciso: lo fa da anni, se non da decenni. E
 
  noi, come Italia, abbiamo contribuito, per esempio col rifornimento
di  
  armi. Se il principio è che bisogna intervenire dovunque non
c’è  
  democrazia, mi aspetto che qualcuno cominci i preparativi per  
  bombardare il Bahrein. Che facciamo, potenzialmente bombardiamo
tutto  
  il pianeta? Sia chiaro, non ho nessuna simpatia per Gheddafi, ma
non  
  credo che l’uso della violenza attenui la violenza. Quanti
dittatori  
  ci sono in Africa? Bisogna bombardarli tutti? E poi: con questo  
  ragionamento, la Spagna potrebbe decidere di bombardare la Sicilia 
  perché c’è la mafia.  
  Questo conflitto però viene percepito come intervento umanitario,
più  
  di quanto non sia accaduto, per esempio, con quelli in Afghanistan
e  
  in Iraq. Lei non crede che questo caso sia diverso da quelli?  
  Ogni situazione è diversa dall’altra. I cervelli più alti del
pianeta  
  hanno una visione della politica che esclude la guerra. Voglio
rifarmi  
  a ciò che scrivono Einstein e Russell, non a ciò che dicono i  
  Borghezio e i Calderoli. Sarkozy non mi sembra un grande genio  
  dell’umanità. E dietro ci sono sempre interessi economici.  
  Ma qual è la soluzione?  
  A questo punto è molto difficile capire cosa si può fare. Si  
  affrontano le questioni quando divengono insolubili. A questo punto
 
  che si può fare? Niente, trovarsi sotto le bombe. Non è possibile
che  
  si ragioni sempre in termini di “quanti aerei, quante truppe,
quante  
  bombe”. Invece, magari avremmo potuto smettere di fare affari con
 
  Gheddafi.  
  Che cosa pensa della posizione italiana?  
  Vorrei conoscerla. Frattini un paio di giorni fa ha detto che “il
 
  Colonnello non può essere cacciato”. Cosa vuol dire: che non si
deve o  
  non si può? Noi non abbiamo nessuna politica estera, come
d’altra  
  parte è stato ai tempi dell’Afghanistan e dell’Iraq.  
  Salta agli occhi come questa guerra stia scoppiando senza una vera 
  partecipazione emozionale. E senza nessuna mobilitazione pacifista.
 
  Per protestare contro l’intervento in Afghanistan ci furono  
  manifestazioni oceaniche in tutto il mondo.  
  A Roma eravamo tre milioni.  
  E adesso dove sono quei tre milioni?  
  Non è un dettaglio il fatto che le forze politiche che allora  
  promuovevano le mobilitazioni, in Parlamento poi hanno votato per
la  
  continuazione della guerra. E, infatti, la sinistra radicale ha
perso  
  3 milioni di voti.  
  Ma al di là della politica, l’opinione pubblica tace.  
  Questa guerra è arrivata inaspettata: se andrà avanti sicuramente
ci  
  sarà una mobilitazione per chiedere che si fermi il massacro.  
  Inaspettata o no, il silenzio del movimento pacifista colpisce.  
  Il movimento pacifista esiste e porta avanti le sue battaglie, da  
  quella per la solidarietà, alla lotta contro la privatizzazione  
  dell’acqua, al no agli esperimenti nucleari. E certamente si
farà  
  sentire per chiedere la fine del massacro.  
  Dunque, secondo lei non c’è un addormentamento delle coscienze? 
  Certo che c’è, e non potrebbe essere il contrario. Abbiamo un
governo  
  guidato da uno sporcaccione, e nessuno dice niente. Ha distrutto la
 
  giustizia, e nessuno dice niente. Sono anni che facciamo
respingimenti  
  e si incita all’odio e al razzismo. Non sono cose che passano
come  
  gocce d’acqua.  
  Dal Fatto Quotidiano del 20 marzo 2011 
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    L'Opinione di Giulietto Chiesa, Alex Zanotelli ed altri
    No all'intervento militare contro uno stato sovrano  
  di Massimo Fini - Maurizio Pallante - Giulietto Chiesa - 19/03/2011
 
  Fonte: petitions  
  Dopo il voto, inaccettabile, del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite  
  che ha autorizzato, insieme alla no-fly zone, il ricorso a "tutte
le misure  
  necessarie" (di fatto il via libera ai bombardamenti), si
moltiplicano le  
  notizie di un imminente intervento militare anglo-francese (con una
misera  
  foglia di fico araba) sulla Libia.  
  Noi, che siamo cittadini di un paese che porta grandi
responsabilità per la  
  situazione che storicamente si è creata in quel paese, ci
dichiariamo  
  disponibili a sostenere ogni azione legittima che contribuisca a
fermare lo  
  spargimento di sangue e a trovare una soluzione politica alla
crisi, mentre  
  dichiariamo la nostra ferma contrarietà a ogni azione bellica
condotta dall'esterno  
  contro un paese sovrano. Quale che sia il regime, quale
l'ordinamento che lo  
  regge, la Libia resta un paese sovrano. Un paese diviso, in preda a
una  
  guerra civile assai grave, che ha già prodotto migliaia di
vittime, ma non  
  vi sono tribunali esterni, tanto meno armati, che potranno
sciogliere  
  legittimamente i nodi che vi si sono aggrovigliati. Non c'è
alcuna  
  legittimità in questa impresa, se verrà tentata.  
  L'obiettivo è consegnare la Libia a un partner affidabile in
qualità di  
  fornitore di materie prime energetiche. Sappiamo già che la no-fly
zone sarà  
  presa come pretesto per bombardamenti, come al solito "chirurgici",
di cui  
  altri morti, militari e civili, saranno il prezzo che il popolo
libico dovrà  
  pagare. Ironia della sorte, toccherà di nuovo a Francia e
Inghilterra il  
  ruolo infausto che assunsero nella lontana crisi di Suez. Allora
agirono  
  apertamente nel loro interesse. Oggi fingono di farlo per "ragioni 
  umanitarie".  
  Marino Badiale  
  Maria Bonafede  
  Gennaro Carotenuto  
  Angelo Del Boca  
  Tommaso Di Francesco  
  Giulietto Chiesa  
  Massimo Fini  
  Maurizio Pallante  
  Fernando Rossi  
  Alex Zanotelli  
  Firma la petizione di "Uniti e Diversi" contro l'intervento
militare in  
  Libia.  
  Tante altre notizie su 
www.ariannaeditrice.it  
Links:
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[1] 
http://www.ariannaeditrice.it/scheda_fonte.php?id=11
[2] 
http://it.wikipedia.org/wiki/Greenstream
[3]
http://it.wikipedia.org/wiki/Attacco_missilistico_libico_contro_Lampedusa
[4]
http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/18/news/libia_frattini_ok_uso_basi_italia-13778146/?ref=HREA-1
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