Auteur: francoppoli Date: À: ACS, akropolis, ansa, agenzia stampa aria aperta, AVI, corrumbria, galileo, inumbria, lavoce, terni mania, nicoletta messaggero, migliosi, nazione, RA, regione, RI, radio onda rossa, RTUAT, salvatoreintravaia, teleterni, teleterni, TTR, TTR2, giornale umbria, UMBRIA, umbrialeft, umbriaviva, UV, st. ag Enrico Valentini, Massimo Colonna Umbria viva Sujet: [Forumumbri] comunicato stampa sulla rimozione del giudice Luigi
Tosti
Comunicato stampa sulla rimozione del giudice Luigi Tosti, con richiesta di diffusione
150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA,
RIMOSSO IL GIUDICE LUIGI TOSTI IN NOME DEL PAPA RE!
« Tutti
gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri »
G.
Orwell
Ieri 14 marzo la Cassazione
con la sentenza 5924 sembra aver dato corpo al principio di uguaglianza
rappresentato da Orwell ne “la fattoria degli animali”: tutte le religioni sono
uguali, ma una, quella cattolica, è più uguale delle altre in quanto è l’unica
a poter svettare sopra le teste dei giudici dei tribunali. Luigi Tosti è stato rimosso
dalla magistratura per aver rivendicato la laicità dei tribunali della
Repubblica italiana ed aver chiesto in subordine di poter esporre la menorah
ebraica.
La Cassazione ha
riconfermato la pavidità della magistratura italica per quanto riguarda i
privilegi di quella che con i patti lateranensi del 1929 tra l’uomo della
provvidenza, cavalier Mussolini Benito e papa pio IX fu definita religione di Stato. Un provvedimento gravissimo
dal punto di vista del diritto in quanto sancisce il privilegio di un simbolo
religioso, il crocifisso appunto, nei confronti di qualsiasi altro simbolo
religioso (con una discriminazione diretta al simbolo ebraico della menorah) e soprattutto riguardo alla
necessaria laicità e neutralità degli spazi in cui si amministra la giustizia
nel nostro paese. Verrebbe da dire che le sentenze sono pronunciate in nome del
popolo italiano e sotto l’ala inquisitoriale del crocefisso.
In Italia la presenza dei
crocefissi nei tribunali non ha alcuna legittimazione normativa e -come succede
in alcune aule scolastiche- è frutto non della storia né della tradizione del
nostro paese, ma della nefasta alleanza clericofascista che portò ai patti
Lateranensi dell’11 febbraio del 1929. Infatti il fascista Alfredo Rocco,
ministro della giustizia e degli affari di culto con la circolare 2134/1867 del
29/05/1926 chiudeva la fase laica
dell’unità d’Italia apertasi il 20 settembre 1870 con la breccia di Porta Pia, con
la fine del potere temporale del Vaticano e Roma capitale, esprimendo bene quel
nuovo clima d’intesa tra fascisti e Pio XI, attraverso il concetto di restituzione
del crocefisso: “prescrivo che nelle aule di udienza, sopra il banco dei
giudici e accanto all’effige di Sua Maestà il re sia restituito il
Crocefisso, secondo la nostra antica tradizione”. Si tratta quindi dell’invenzione di una
tradizione e dell’intervento fascista nelle libertà civili e nei simboli.
Inoltre si fa uso di un
ossimoro che se non fosse indecente potremmo definire ridicolo: la croce sarebbe
un simbolo laico. A parte l’offesa a quel simbolo religioso è chiaro che esiste
una polisemia dei simboli, ma è altrettanto chiaro a qualunque scolaretto che
il valore predominante del crocefisso è quello religioso e che si trasforma in
laico solo per legittimare una violazione dei diritti individuali e della
laicità dello Stato.
Luigi Tosti è stato rimosso dalla
magistratura in quanto non ha accettato discriminazioni e ha lottato per un
principio fondamentale, quello della laicità dello stato ribadita dal parere della stessa Corte
Costituzionale 203 del 1989 sulla laicità “garanzia
dello Stato per la salvaguardia della libertà religiosa in regime di pluralismo
confessionale e culturale”, che sottolineava
anche che “il principio supremo della
laicità dello stato è uno dei profili della forma stato delineata nella Carta
costituzionale della Repubblica”.
Il provvedimento
di ieri, che invece di rimuovere un simbolo particolare dalle aule dei
tribunali ha rimosso il giudice che rivendicava laicità dello stato e libertà soggettive
avviene alla vigilia del pronunciamento della Grande chambre della CEDU-Corte
europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che dovrà porre la parola
definitiva sul caso Lautsi-Albertin i genitori che avevano chiesto che i loro
figli potessero crescere in aule non connotate dall’invasività simbolica e
prepotente del crocefisso cattolico. Avviene anche alla vigilia di quel 17
marzo che ricorda i 150 anni dell’unità d’Italia, costruita attraverso l’uscita
di scena del potere temporale della chiesa cattolica e dello stato pontificio.
Dopo 150 anni i giudici della Cassazione sembrano inchinarsi davanti alle
insegne del Papa Re. Un brutto segno per ricordare l’Unità.
A Luigi Tosti
esprimo la più totale e completa solidarietà ricordando a tutti che in Italia
si può essere licenziati perché siamo tutti uguali, come ci ricorda la Costituzione,
ma alcuni sono più uguali degli altri, come ci ricorda la Cassazione.