[NuovoLab] L'Arma spara ad altezza d'uomo Come a Genova diec…

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Autore: Antonio Bruno
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Oggetto: [NuovoLab] L'Arma spara ad altezza d'uomo Come a Genova dieci anni fa
L'Arma spara ad altezza d'uomo Come a Genova dieci anni fa

Tre colpi. Tre, almeno, e Liberazione è in grado di mostrare la "pistola fumante". Era il 14 dicembre, giorno della sfiducia studentesca e metalmeccanica al governo Berlusconi, graziato, invece, dal voto dell'Aula. La scena è quella dello slargo all'incrocio tra Botteghe Oscure e Via degli Astalli. Per alcuni lunghi minuti i manifestanti si sono fronteggiati con il drappello di carabinieri che sbarravano la strada verso Palazzo Grazioli, la residenza del premier di fronte alla quale il Cavaliere ha preteso che non fermino più neppure gli autobus. Il fronteggiamento, ripreso da molte angolazioni, da professionisti e mediattivisti, sembra determinato dalle modalità stesse della gestione della piazza. Piazzare in quel modo i blindati sembra più una provocazione, una rozzezza tra le tante, che una reale necessità difensiva. Nei minuti presi in esame volano bottigliette, qualche stecca e anche sassi alle spalle dei due blindati dove piomba anche un bombone da stadio. Prima e dopo quel botto sono chiaramente distinguibili due detonazioni da arma da fuoco. Le foto che pubblichiamo in anteprima sono tratte da un video finora inedito. La fiammata che immortaliamo non lascerebbe dubbi sulla traiettoria del proiettile: ad altezza d'uomo. Lo sparo è partito da dietro gli scudi appostati sul cofano anteriore di uno dei due blindati che sbarravano il budello di strada alle spalle di Palazzo Venezia. Negli scatti si riconoscono alcuni carabinieri e, col casco più chiaro, azzurro anziché blu, il dirigente di ps che li comandava in abiti borghesi. Altro materiale, girato da prospettive diverse mostra alcuni militari con la pistola in mano e aderente alla coscia. Diversi testimoni ricordano di aver udito le esplosioni e di avere visto il personale in ordine pubblico chino, probabilmente a raccogliere bossoli. «Le immagini che oggi pubblica Liberazione - commenta Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista - sono inequivocabili. Di nuovo come a Genova nel 2001 le forze dell'ordine sparano ad altezza d'uomo durante una manifestazione. A Roma non è successo l'irreparabile ma questo non rende meno grave la questione. Adesso capiamo meglio le parole di Maroni che nei giorni delle manifestazioni studentesche di dicembre sosteneva che ci poteva "scappare il morto" . Vogliamo sapere da lui che ordini sono stati dati alle forze dell'ordine per la gestione dell'ordine pubblico, se vi sono state inchieste interne riguardo all'uso di armi da fuoco e che risultati hanno dato. Ministro Maroni, vogliamo conoscere la verità, perché l'Italia è un paese democratico ed ha diritto di sapere».


09/03/2011
Checchino Antonini


10.3.2011
Quelle immagini inquietanti reclamano tutta la verità

Nell’edizione di ieri abbiamo pubblicato le immagini inquietanti dei colpi di pistola esplosi, ad altezza d’uomo, dalle forze dell’ordine, nel corso della manifestazione del 14 dicembre scorso, a Roma, quando migliaia di studenti e lavoratori contestarono le politiche sociali del governo mentre in Parlamento era in corso il voto di fiducia sull’esecutivo. Le fotografie riprodotte, frutto di un’inchiesta ancora in corso di svolgimento da parte del nostro giornale, sono tratte da un filmato, opera di un fotoreporter che ha potuto ritrarre, per una significativa sequenza temporale, i fatti occorsi in quel tratto di strada e, segnatamente, ciò che accadeva intorno al blindato dietro al quale si trovavano i militari, carabinieri e un dirigente di Ps con casco azzurro ed abiti borghesi che coordinava le operazioni.
Come abbiamo già detto, sono svariate le testimonianze di quanti hanno udito gli spari ed altrettante le immagini che, da diverse angolazioni, ritraggono agenti con la pistola in mano. Ma, ancor più eloquente, è il sonoro unito al filmato, dove le detonazioni che accompagnano l’esplosione dei colpi sono, con ogni evidenza, di arma da fuoco.
Il fatto è di una gravità straordinaria, anche perché fa comprendere come solo per caso la vicenda non si sia volta in tragedia benché non vi fosse nulla che potesse minimamente giustificare una reazione - e di queste proporzioni - delle forze dell’ordine.
Ora è indispensabile che risponda il capo della polizia e che lo faccia, non di meno, il ministro degli interni. Ora è necessario che si apra un’inchiesta su questo episodio, che si accertino fatti e responsabilità.
Vogliamo sperare che questa primaria esigenza di verità e trasparenza sia condivisa, come dovrebbe essere, anche dalle forze dell’opposizione parlamentare.
Vogliamo sperare che la repressione del diritto di manifestare, divenuta da tempo moneta corrente, trovi finalmente una risposta democratica oggi fattasi alquanto tenue, se non addirittura latitante. Perché, come si sa, l’inerzia o la sottovalutazione possono portare lontano. E’ già successo e le condizioni politiche del Paese non sono per nulla rassicuranti.
Dino Greco



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antonio bruno.
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova
00393666756779