[NuovoLab] controlliamo il controllore

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Autor: ugo
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PRIVACY Pochi dispositivi adeguatamente segnalati come la legge richiede. Un «hacker» fonda un sito per la tutela dei cittadini

Banche, supermercati e uffici: le vostre telecamere sono «schedate»

Marco Petricca VENEZIA

VENEZIA
L'occhio freddo della telecamera registra
tutto e senza distinzioni. Per questo nasce il progetto «Anopticon», -
che domani sera sarà presentato all'isola della Giudecca di Venezia -
ideato dal veneziano Enzo A., ma che preferisce rimanere anonimo e farsi
chiamare Epto. Nel concreto un sito internet, http//www.tramaci.org , dove è
possibile scoprire quanti dispositivi di videosorveglianza sono sparsi
per le nostre città. Telecamere, private e pubbliche, piccole o grandi, a
volte multiple, che giorno dopo giorno compaiono su muri e lampioni,
vie e angoli remoti.
«Un grande occhio in espansione». Dispositivi
fantasma di cui spesso è impossibile decifrare chi li ha istallati e
perché: sono migliaia i casi registrati in cui - come il decreto legge
sulla privacy (art. 3 d. lg. 196/2003) esigerebbe - non compare accanto
al dispositivo il cartello informativo, che indichi i riferimenti della
persona che l'ha installato. «Dalla paura nasce l'esigenza di sicurezza,
ma quando l'appello alla sicurezza è totale, perché la paura è indotta,
questa si trasforma, o può trasformarsi, in controllo», chiosa Epto. E
aggiunge «Anopticon reagisce a questo pericolo». Il metodo è semplice:
osservare l'osservatore; capovolgere il gioco.
Il progetto si occupa
di schedare le telecamere: quindi, individuarle, fotografarle e
condividere l'informazione. «Anopticon» è il contrario del Panopticon:
il dispositivo carcerario ideato nel 1791 da Jeremy Bentham e reso
celebre dalle analisi che Foucault ne fece in Sorvegliare e punire. Un
carcere perfetto, questo, a forma circolare in cui dalla torre centrale,
dove si posizione il secondino, è possibile osservare le celle dei
prigionieri; senza che questi, grazie a un sistema di specchi, possano
sapere di essere osservati. E il risultato è nel disporre della loro
mente, giocando sulla paura.
L'iniziativa, nata a Venezia nel 2010, è
un contro-occhio in espansione. «Anopticon è forse un esempio di una
nuova democrazia che sta nascendo dal basso avvalendosi di nuovi
strumenti tecnologici», ha dichiarato Edoardo Fleischner, studioso di
nuovi media, su Repubblica dell'11 gennaio 2010. Da allora l'iniziativa
sta prendendo piede da Cagliari a Torino. E da un fiorire spontaneo il
risultato è inaspettato. Oggi le città coinvolte, in ordine di adesione,
sono: Venezia, Pisa, Roma, Padova, Genova, Foggia, Alessandria,
Mestrino (Pd), Solero (Al), Cassano D'Adda, Urbino. Di tutti i luoghi è
possibile visionare una mappa della città e individuare il punto in cui è
presente una telecamera. Se è un dispositivo pubblico o privato. Da
pochi giorni, inoltre, è possibile votare per la rimozione della
telecamera.
A Venezia, nel solo centro storico, la zona
videosorvegliata è pari al 35% del centro storico. La mappatura della
città è stata ultimata a Foggia, dove sono stati individuati 32
dispositivi; e a Urbino, presenti 6 dispositivi. A Solero, 13. A Roma
sono presenti 149 telecamere, ma il monitoraggio è all'inizio. A Padova,
158. Nel frattempo segnalazioni sporadiche arrivano dalla Sicilia al
Piemonte. E il 13 marzo 2010 è stata inviata al Garante per la
protezione dei dati personali, la prima relazione di oltre trenta pagine
sulla schedatura della città di Venezia. «La prima risposta del Garante
è arrivata il 22 marzo 2010, in cui è stato comunicato dal
vicepresidente dell'Autorità garante, Giuseppe Chiaravallotti, che sono
in corso gli accertamenti della violazione dei dati personali». Altre
segnalazioni sono state inviate al Garante: il 3 settembre, il 7 gennaio
e il 30 marzo del 2010.






Ugo Beiso











Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal