Autore: Annamaria Medri Data: To: la città donne, la città delle donne LUCCA, forumlucca Oggetto: [Forumlucca] Dimissioni in bianco: se ne riparla. Bene, benissimo!
ricevo e volentieri riporto
annamaria
Dimissioni in bianco: se ne riparla. Bene, benissimo!
“Se vuoi il lavoro firmami le tue dimissioni in bianco che userò a mia
discrezione “. L’assunzione con licenziamento incorporato è il ricatto a
cui spregiudicati datori di lavoro sottopongono tante e tanti dipendenti
costretti a pagare un intollerabile prezzo al bisogno di lavoro che da
sacrosanto diritto si trasforma così in ricatto. Un cappio che grava
sulla vita dei soggetti coinvolti, ridotti ad uno stato di soggezione
permanente e destinati a sicuro licenziamento in caso di maternità di
una donna o in occasione di una malattia o di un infortunio.
Momenti delicati per le persone che una legislazione civile dovrebbe
tutelare e valorizzare e che, invece, la logica selvaggia del profitto
trasforma in esclusione. Così la legge 188 del 17 ottobre 2007 impediva
di infliggere questo terribile ricatto al momento dell’assunzione. È
allora che capita che venga richiesto di firmare una lettera di
dimissioni in bianco, cioè senza data. La data verrà messa
successivamente in un tempo deciso dalle convenienze dell’impresa. Che
questa pratica sia diffusa è confermato dai dati e da dolorose
testimonianze. Non bastano norme che per arginare questo fenomeno danno
solo una possibilità di correzione degli abusi ex post e in ogni caso
per iniziativa di una denuncia della persona vittima, persona sotto
ricatto. La fattiva e determinata presenza in Parlamento di donne della
sinistra, donne in prima linea nel progetto politico di SEL portò
all’approvazione nell’ottobre del 2007 di questa civile legge che aveva
una funzione preventiva: tutte le dimissioni autenticamente volontarie
dovevano essere date soltanto su moduli numerati progressivamente che
avendo una scadenza non potevano essere compilati prima del loro
utilizzo. Si trattava di una legge semplice ed efficace, priva di costi.
Insomma, in questo modo si voleva prevenire la catena di vessazioni che,
malgrado il divieto delle leggi, hanno trovato il modo di compiersi per
il potere diseguale che caratterizza le parti sociali che stipulano il
contratto di lavoro, poteri che la stessa Costituzione vuole equilibrati
Quando la presentammo cercammo il consenso di tutte le donne elette di
ogni schieramento che portò al voto favorevole nei due rami del
Parlamento. Confindustria all’epoca non era d’accordo, per lei si
trattava di un inaccettabile laccio all’impresa. Le stesse motivazioni
usate da Sacconi prima per impedire l’approvazione al Senato e poi per
abrogare la legge in veste di Ministro del Lavoro. La misoginia
ossessiva del ministro dunque arriva da lontano. Non a caso è stato il
primo atto del Governo Berlusconi. Oggi, in occasione dell’8 marzo 2011
se ne riparla. Non è mai troppo tardi per costruire una grande
iniziativa contro gli abusi di potere, per la dignità del lavoro, per la
libertà delle donne. Non è mai troppo tardi per riprendere il lavoro
proficuo e lungimirante che le donne allora in Parlamento promossero con
il sostegno largo di movimenti, sindacati, organi di informazione. E’ un
merito delle donne parlamentari di sinistra di allora, oggi è
l’occasione per ripartire, produrre più forza ed arricchire questa
simbolica battaglia di nuova linfa.
Marisa Nicchi