Auteur: norma Date: À: forumgenova@inventati.org, Fori sociali Sujet: [NuovoLab] 457° ora in silenzio per la pace
rete controg8
per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 2 marzo dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di
genova, 457° ora in silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito
*Con la diffusione di questo articolo proseguiamo il nostro lavoro di
controinformazione. In questo caso vogliamo denunciare il rischio di
nuove avventure militari*
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*Versoun’altra guerraumanitaria - *T. Di Francesco, Il Manifesto del 25
febbraio 2011
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Siamo ai prodromi di un’altra guerra umanitaria. Che andrebbe ad
aggiungersi a quella già sul campo. Stavolta in Libia. La Nato dichiara
che «non è all’ordine del giorno, per ora», l’Unione europea che
«nemmeno ci pensa», il ministro della difesa italiano La Russa che «non
è nei nostri pensieri, però...».
Ma ci stanno pensando, ci ragionano, e soprattutto si attivano forze e
strumenti istituzionali di copertura. Sanzioni, no fly zone.
Diciamo questo perché, ben al dilà del disfacimento evidente del regime
di Gheddafi, delle sue drammatiche responsabilità e del suo delirio,
emerge la disinformazione. Si rende cioè evidente un significativo
livello di menzogne da parte dei media ancora una volta embedded: fosse
comuni che appaiono, quando in realtà sono fosse individuali; un salto
improbabile in 12 ore dalle mille alle diecimila vittime, secondo
l’americanissima televisione Al Arabya; flash di foto di corpi senza
vita; l’invenzione di un inesistente membro libico della Corte penale
internazionale rigorosamente antiregime che moltiplica per 50mila il
numero delle vittime e dei feriti.
Quasi un déjà vu balcanico: per il Kosovo, quando ci fu poi la verifica
sul campo dei medici legali del Tribunale dell’Aja risultò falso il
numero delle vittime e inventata la strage di Racak. Ma fu ben utile,
nell’immediato, per 78 giorni di bombardamenti aerei della Nato che
provocarono 3.500 vittime civili. Volute, non «effetti collaterali»,
denunciò un’inchiesta di Amnesty International.
Dimenticate, anzi cancellate da ogni memoria.
Giacché la guerra doveva essere «umanitaria». E a quell’enfasi di
menzogne partecipò un’intera schiera di media. Ci stanno pensando alla
«missione». Gridando al cielo che «no, è infame bombardare i civili», si
sdegnano le cancellerie occidentali. Dimenticando il massacro dei civili
e degli insorti se sono iracheni o afghani. Già l’amministrazione Usa
parla di una delega all’Italia e alla Francia, paesi ex coloniali che
dovrebbero guidare l’eventuale «missione». Del resto lo strumento
militare operativo di Africom della Nato è già pronto, come da mandato,
per l’intervento proprio in quell’area. E tutti sono avvertiti della
presenza sul campo non di Al Qaeda che soffia sul fuoco, ma di un
integralismo islamico reale e storico in Cirenaica. Eppure non sanno
ancora come motivarlo l’intervento. Se avessero a cuore davvero la
vicenda umanitaria, non avrebbero dovuto sottoscrivere accordi di
compravendita di armi con il Colonnello. E se l’Italia è davvero attenta
all’umanità non avrebbe dovuto ratificare in modo bipartisan un Trattato
che, pur riconoscendo finalmente le nostre malefatte coloniali, ha
chiesto a Gheddafi di istituire campi di concentramento per fermare la
fuga dei migranti disperati dalla grande miseria dell’Africa
dell’interno e del Maghreb.
Non lo dicono, né lo diranno mai. Ma come per l’enfasi e la
falsificazione sul numero delle vittime, c’è l’esagerazione interessata
sui «milioni di profughi» dalla Libia e dalla Tunisia, «250mila» ha
detto il gommoso Frattini, senza alcuna vergogna.
Non lo dicono, ma sono terrorizzati davvero per il pericolo che corrono
gli approvvigionamenti di petrolio e metano. Per i nostri consumi, il
nostro intoccabile modello di vita. Per questo alla fine interverranno.
Non per un ruolo umanitario da subito degli organismi delle Nazioni
unite, non per un corridoio umanitario che porti soccorso a chiunque,
insisto chiunque, soffra - giacché la crisi libica si rappresenta più
come guerra civile che come rivolta secondo il modello di Tunisi e del
Cairo. Interverranno perché, qualsiasi sia il potere che arriverà dopo
Gheddafi, svolga per noi la stessa funzione del Colonnello: elargire
petrolio per i consumi dell’Occidente e impedire l’arrivo dei disperati
relegandoli in un nuovo sistema concentrazionario.