Autor: News AutOrg.anizzazione Stud.entesca BO Data: Para: forum, assemblea, ansa.bologna Asunto: [autorgstudbo] BERRETTA ROSSA - Storie di Bolognaattraverso i centri sociali - a VAG 61 venerdì 4marzo '11
A Vag61, in via Paolo Fabbri 110, presentazione del libro
di *Valerio Monteventi* e *Serafino D’Onofrio*
(edizioni Pendragon).
*BERRETTA ROSSA - Storie di Bologna attraverso i centri sociali*
Alla serata, oltre agli autori, saranno presenti
*Valerio Evangelisti* (che ha scritto la prefazione) e *Roberto Panzacchi*.
Carmela Sciuto, Paolo Busi, Andrea Benati e Francesco D’Onofrio leggeranno
brani tratti dal libro.
*La Brigata Cucinieri della Cirenaica preparerà un buffet che, alle ore 20*,
prima della presentazione, potrà essere consumato in libertà.
*BERRETTA ROSSA*
La berretta rossa è il copricapo dei birocciai bolognesi che trasportavano
barbabietole e ghiaia con il loro cavallo, ma è anche il nome di una via nel
quartiere Santa Viola di Bologna, dove prese vita il primo centro sociale
occupato in città.
Mescolando realtà e finzione e affidandosi alla propria memoria storica gli
autori ripercorrono quasi quarant’anni di antagonismo bolognese.
Le storie del libro sono quasi tutte vere, mentre i protagonisti sono quasi
tutti inventati. Se qualcuno si identificherà in uno dei tanti personaggi di
fantasia, proverà il brivido di sentirsi un eroe dei cartoni animati.
Si parte dal “Berretta rossa” del 1976, si rivivono le vicende dell’Isola
nel Kantiere, della Fabbrika, del Livello 57, del Tpo, del Lazzaretto e si
arriva agli episodi più recenti di Crash, Vag 61 e Bartleby.
I centri sociali bolognesi sono stati laboratori di politica e cultura,
fucine di lotte e di forme alternative di socialità, ma anche, in primo
luogo, aggregazioni di ragazze e ragazzi che hanno deciso di aderire a un
comune insieme di valori.
E’ una storia di ribellione e creatività, segnata da occupazioni, sgomberi,
scontri e contestazioni di cui è importante rintracciare le origini perché,
come sostiene Valerio Evangelisti nella prefazione, una ricostruzione delle
storie individuali può aiutare moltissimo a ricomporre la storia collettiva,
di Bologna e del nostro paese.
Il Gladiatore della Memoria, che è uno dei personaggi principali del libro,
non sarebbe diventato un “contastorie” se, sulle pagine di Mongolfiera e di
Zero in condotta, tanti giovani giornalisti e tante giovani giornaliste
(compresi i collaboratori) non avessero scritto di centri sociali e di
culture underground, quando il genere non tirava sui “media egemonici”.
Essendo un racconto composto da esperienze di socialità, impegno e
convivenza assolutamente fuori dai canoni, il volume non è leggibile sotto
ogni latitudine. Secondo gli autori sarebbe consigliabile come testo
scolastico per le scuole medie superiori, mentre è controindicato per i
politici dei palazzi, “che non hanno mai capito niente dei centri sociali e
che, leggendo queste pagine, aumenterebbero a dismisura i loro casini”.