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Il welfare della Cancellieri

In un documento, che pubblichiamo in esclusiva, le tracce della
“riforma del sociale” da tempo annunciata dalla commissaria
prefettizia. Con chi ne ha discusso? E’ veramente quello che serve
alla città, a fronte dei problemi sociali ingigantiti dalla crisi?

Link: http://www.zic.it/il-welfare-della-cancellieri/

Mercoledì 23 febbraio, alla sala Borsa, si è tenuto un incontro tra
gli assistenti sociali del Comune di Bologna e la commissaria
Cancellieri, accompagnata dal sub commissario Ricciardi. Il tema
dell’incontro doveva essere la riforma del welfare municipale, da
tempo annunciata.
Ma il “documento della riformetta” (così lo chiamano diversi
dipendenti comunali), che ormai gira in molti uffici di Palazzo
D’Accursio e di Piazza Liber Paradisus, non è stato rintracciato tra
gli scarni argomenti proposti per la discussione da dirigenti e
commissari.

Pur tuttavia, diversi interventi di assistenti sociali l’hanno
criticato duramente. E’ stata sollecitata una discussione, perché
questa “Revisione organizzativa del Sistema di Welfare cittadino”,
sopraggiunta a fine mandato, senza una discussione con la città, è
completamente calata dall’alto e ha tutte le caratteristiche per
arrecare ulteriori danni all’insieme degli interventi sociali, già
pesantemente tagliati.

La redazione di ZIC questo documento l’ha avuto. Abbiamo deciso di
pubblicarlo, con un brevissimo commento, perché riteniamo che tutti
abbiano il diritto di sapere quale tipo di “segno” questa Giunta
commissariata vuole lasciare alla città.

Una prima affermazione, contenuta all’inizio del testo, racchiude
tutta la filosofia del progetto: “Il taglio dei trasferimenti statali
ha un impatto nella sostenibilità finanziaria dei servizi”.
Pertanto, ne segue un’automatica “razionalizzazione e contrasto delle
diseconomie”.
I diritti delle persone, i problemi derivati dalle condizioni sociali
che la crisi ha prodotto non sono, pertanto, il riferimento su cui
attrezzare la macchina del welfare comunale.
La scelta “monetarista ed economicista” di tipo europeo, produce
quella che viene definita una “coraggiosa revisione”: la
compartecipazione al costo da parte degli utenti.

L’influenza del Marchionne-pensiero la troviamo negli interventi
formativi proposti per il personale, quando si parla di “migliorare la
motivazione” degli operatori. Questa è una cosa dal sapore offensivo,
molti dipendenti comunali o delle coop sociali che gestiscono i
servizi, in questi mesi di sbando totale delle politiche sociali
cittadine si sono fatti carico (quasi a livello volontaristico) di
tante incombenze che non sarebbero spettate loro, per cercare di dare
risposte minime ai cittadini e oggi si trovano ripagati con questa
moneta.

L’esigenza di un coordinamento delle politiche per il welfare
cittadino, accentuata dal disastro prodotto dalla cosiddetta “riforma
Cofferati” che ha smembrato completamente le funzioni del vecchio
assessorato alle Politiche Sociali, viene risolto affidando
collegamento, coordinazione e controllo degli interventi al Dirigente
del Dipartimento Servizi alle famiglie.
Qualcuno dovrebbe spiegare perché c’è questa ostinata pervicacia a
continuare a concepire, dal punto di vista della famiglia, (è ormai
dal 1995) tutto ciò che ha un qualche riferimento al sociale.

Ma, al di là di questa assurdità, la cosa che più fa ridere (dalla
disperazione) è lo strumento che viene proposto. E qui citiamo, alla
lettera, un capoverso del documento: “Tavolo di confronto stabile tra
le tre ASP e il Dipartimento/Settori affinché i Settori, che hanno il
compito di fare sintesi delle istanze dei Servizi Sociali Territoriali
e Servizi Educativi Territoriali negli appositi organismi di
coordinamento, possano orientare le azioni e gli interventi delle ASP
in coerenza con gli indirizzi assunti dall’Amministrazione in qualità
di socio e secondo una logica unitaria del sistema dei servizi”.
C’è da stare allegri se la riorganizzazione passa da “logiche
organizzative” di questo genere.

Per quanto riguarda il sistema degli accessi, nel documento si parla
della “Attivazione di un Servizio Sociale per i Piani Assistenziali
degli utenti dei servizi ad accesso centralizzato attualmente
conferiti all’ASP Poveri Vergognosi (bassa soglia e servizi di
prossimità per tossicodipendenti e disagio adulto, carcere, sportello
protezioni internazionali, bassa soglia, etc.)”.

Poi viene fatto l’elenco di una serie di servizi che dovrebbero essere
già operativi da tempo, ma la cui attivazione è sempre rimasta sulla
carta (come è prevedibile che succeda anche per gli ultimi mesi della
giunta commissariata). Per quanto riguarda poi uno di questi servizi,
la Bassa Soglia, è disarmante la pochezza (anche progettuale) con cui
si affronta un tema cruciale per quanto riguarda i diversi fenomeni
del disagio sociale. L’ostinazione con cui, strategicamente, è stato
individuato il Centro Beltrame di via Sabatucci, per concetrarvi tutta
una serie di problematicità (dormitorio più asilo notturno, è
suicida). Così come le logiche al “massimo ribasso” con cui vengono
attivate le procedure di gara per l’affidamento del servizio di strada
integrato (Unità di Strada per tossicodipendenti + Servizio Mobile di
Sostegno per il disagio adulto).

Ultime due questioni, ma non per importanza, l’unificazione delle tre
ASP (Poveri Vergognosi, Giovanni XXIII° e Irides) e il “rafforzamento”
della cosiddetta sussidiarietà.
L’ASP unica viene giustificata perché, “oltre a concorrere
positivamente ad un risparmio di costi amministrativi, ad una
semplificazione delle modalità e dei sistemi di affidamento e
controllo economico e qualitativo, ad una ottimizzazione ed
efficientamento della spesa per i servizi con attivazione di economie
di scala, porterebbe anche ad una semplificazione dell’acceso e della
organizzazione dei servizi”. A ben vedere si tratta di
un’accentuazione di una logica “aziendalistica” che ha prodotto solo
danni in questi anni (scadimento della qualità dei servizi, disagi
nelle condizioni di lavoro e di reddito per gli operatori sociali). Se
le tre ASP sono state, nella concretezza del quotidiano, dei
“pachidermi della burocrazia”, con ripetuti annunci sull’apertura di
nuovi servizi che non si sono mai realizzati. L’ASP unica (su cui
Delbono, prima delle sue dimissioni, stava pensando di appaltare, ad
un importante studio legale cittadino, un costoso studio di
fattibilità) diventerà un centro di potere dove sguazzeranno i
lotizzati della politica.

Per quanto riguarda il “rafforzamento della sussidiarietà e della
partecipazione del terzo settore e del volontariato nella
programmazione”, il contrasto alla “tendenza alla marginalizzazione
dal sistema di queste componenti” viene affrontato in una logica da
“tappabuchi” alle carenze del pubblico che, ormai, va per la maggiore.

Ma, a questo punto, leggettevi voi l’intero documento e fatetevene
un’idea compiuta.

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PROPOSTE DI REVISIONE ORGANIZZATIVA DEL SISTEMA DI WELFARE CITTADINO

Premessa

A distanza di dieci anni dalla approvazione della legge 328 – il
provvedimento legislativo che da un punto di vista giuridico ed
organizzativo, ma anche culturale, ha segnato una svolta nell’assetto
dei servizi e degli interventi sociali del nostro Paese – lo scenario
nazionale, regionale e locale del sistema dei servizi è profondamente
e radicalmente mutato.
Questo cambiamento radicale è da attribuire sia all’effetto dei
recepimenti regionali delle norme nazionali, peraltro indebolite dalla
riforma del Titolo V della Costituzione che ha dato competenza
esclusiva alle Regioni in questa materia – con la sola eccezione della
definizione dei livelli essenziali di assistenza che lo Stato non ha
ancora definito -, sia all’impatto che l’azione congiunta del quadro
programmatorio e dell’investimento di risorse ha avuto direttamente
sui territori, ed in particolare sul ruolo e sulla funzione dei Comuni
nel sistema.
Il Comune di Bologna, alla luce anche della legge quadro regionale
dell’Emilia Romagna 2/2003 e delle successive norme attuative (riforma
delle IPAB, norme sull’accreditamento dei servizi sociali,
integrazione socio-sanitaria, fondo per la non autosufficienza, etc.),
si è inserito all’interno di questo processo riformatore,
sintetizzabile nelle scelte compiute negli ultimi 5 anni secondo una
triplice direzione strategica:
- l’adozione di un sistema municipale dei servizi, spiccatamente
decentrato, con l’incremento progressivo delle competenze dei
Quartieri per le funzioni amministrative, gestionali, organizzative,
finanziarie dei servizi sociali;
- la definizione di un ruolo di regia programmatoria e coordinamento
del sistema da parte dei settori comunali centrali (Dipartimento
Servizi alle Famiglie e Settori per quanto riguarda gli aspetti
relativi alla programmazione e alla committenza e Area Decentramento
per la gestione e amministrazione delle risorse finanziarie);
- l’affidamento della gestione dei servizi alle nuove ASP, derivanti
dai processi di fusione, accorpamento e ridefinizione delle ex IPAB
bolognesi.
Questo processo riformatore avviato nel Comune di Bologna nel 2006, e
tuttora incompiuto, ha assunto la denominazione, in diversi atti, di
“cantiere del nuovo welfare cittadino”, proprio a sottolineare lo
stato di work-in-progress della riforma e la implicita necessità di
monitorarne l’andamento per correggere e ridurre gli eventuali punti
di criticità.
Su tale processo trasformativo del precedente sistema ha inciso, negli
ultimi anni, anche la crisi economica sia per l’impatto che il taglio
dei trasferimenti statali ha avuto nella sostenibilità finanziaria dei
servizi (e che oggi rendono necessarie razionalizzazioni e contrasto
alle diseconomie) sia per l’incremento della domanda di prestazioni
sociali, soprattutto da parte di famiglie entrate nell’area della
povertà.
Occorre pertanto procedere ad un assessment sull’efficacia del sistema
dei servizi sociali alla luce delle conseguenze innescate dalle scelte
politiche e dalle decisioni assunte circa i nuovi assetti
organizzativi, ma anche delle mutate condizioni del contesto rispetto
a quelle di partenza, che rendono oggi necessaria e richiesta da più
parti una revisione funzionale del sistema che preveda l’adozione di
modelli organizzativi più sostenibili.

Gli obiettivi del Documento
Il sistema di welfare locale richiede una profonda innovazione e una
coraggiosa revisione: una revisione delle tipologie dei servizi ed
interventi, delle modalità di erogazione e di compartecipazione al
costo di produzione da parte degli utenti, dei criteri di accesso e
degli standard di erogazione che possa garantirne la sostenibilità
futura.
Tale obiettivo, di grande rilievo e quanto mai necessario, è rinviato
ai documenti programmatici per il triennio 2011-2013 nei quali, con le
risorse disponibili, si iniziano a mettere in campo azioni ed
interventi tali da ridefinire, rimodulare ed innovare i servizi ed
interventi erogati alle varie tipologie di utenza.
Questo Documento si limita a definire un possibile piano di intervento
che, nell’ambito di una revisione organizzativa del sistema di welfare
cittadino, cerchi di risolvere alcune criticità riscontrate
perseguendo i seguenti obiettivi generali:
1. COORDINAMENTO TRA QUARTIERI: garantire il coordinamento e
l’unitarietà dell’azione tra i Quartieri titolari delle deleghe dei
servizi sociali ed educativi;
2. ACCESSO AI SERVIZI: migliorare la possibilità di accesso e di
risposta alle persone e alle famiglie in difficoltà che si rivolgono
al sistema dei servizi, operando nel contempo una semplificazione del
sistema;
3. RETE DEI SERVIZI: allargare la rete dei servizi e migliorare
l’integrazione e la partecipazione tra i soggetti della rete,
coinvolgendo nel processo di decentramento anche le organizzazioni
della società civile bolognese, viste quali attori del sistema dei
servizi e co-progettisti della coesione sociale cittadina.

Le proposte di intervento
Gli obiettivi citati in precedenza richiedono l’individuazione e
l’attivazione di interventi diversificati – alcuni di natura
organizzativa interna, altri che necessitano la concretizzazione di
relazioni e la definizione di percorsi condivisi con soggetti esterni,
altri ancora il reperimento di risorse economiche -, tali da
richiedere necessariamente tempi diversi per la loro implementazione e
messa a regime.
Si elencano di seguito alcune proposte di intervento:
Interventi formativi e di supporto al personale dei Servizi sociali territoriali
Gli interventi che verranno descritti di seguito, soprattutto quelli
che prevedono modifiche organizzative al sistema dei servizi,
risulteranno scarsamente efficaci se non si attiverà contestualmente
sia un intervento di carattere formativo che di supporto e di
coinvolgimento dei professionisti che sono la componente centrale
dei servizi alla persona.
Tale azione deve prevedere:
- formazione per supportare le competenze e sostenere e migliorare la
motivazione;
- supporto organizzativo per l’assunzione di decisioni complesse e
difficili che richiedano il confronto con altre professionalità
- supervisione individuale o di gruppo per evitare fenomeni di burn
out in un contesto caratterizzato da aumento del bisogno e riduzione
delle risorse a disposizione

Proposte per garantire il coordinamento e l’unitarietà di azione tra
i Quartieri
A) Costituzione di una unità organizzativa dedicata al monitoraggio
dell’attività svolta dai quartieri nell’ambito dei servizi di welfare
Tale Unità dovrà fare riferimento al Dipartimento Servizi alle
Famiglie e dovrà svolgere almeno le seguenti funzioni:
- supporto all’attività di programmazione
- controllo utilizzo budget dei quartieri e monitoraggio costante
dell’andamento della spesa
- controllo quali-quantitativo della committenza: controllo degli
indicatori e delle attività di rendicontazione previste dal contratto
di servizio delle ASP e degli altri fornitori
- controllo della appropriatezza delle prestazioni e dei servizi
erogati. Tale attività richiede la definizione di Livelli Minimi
Essenziali e/o standard di servizio che vanno erogati in modo uniforme
su tutto il territorio cittadino e coerenti con le risorse a
disposizione.
Tale Intervento richiede:
- la ridefinizione e lo sviluppo di una programmazione e di un
controllo strategico
- la tempestiva e completa implementazione del sistema informativo
GARSIA, il suo utilizzo da parte di tutti i soggetti del sistema
(Comune, ASP, AUSL) ed il finanziamento delle ulteriori spese per i
nuovi obiettivi di sviluppo

B) Decentramento delle risorse finanziarie
Attualmente la maggior parte delle risorse relative ai servizi
delegati ai Quartieri sono gestite dall’Area Decentramento e i
Quartieri si limitano a ordinare la spesa nel rispetto delle
disponibilità finanziarie individuate per ciascun servizio e/o in base
a vincoli contrattuali predefiniti.
È necessario che, per i servizi delegati, i Quartieri abbiano una
delega piena anche delle risorse per produrli e una piena
responsabilità del budget che gestiscono e utilizzano, nel rispetto
del tetto di risorse assegnate e degli obiettivi individuati nei
documenti programmatici.
Tale decisione deve prevedere la definizione di Indirizzi ed
orientamenti puntuali e di standard di servizio da applicare in modo
uniforme e non deve pregiudicare la possibilità di un controllo
centrale e unitario e, se necessario, il riequilibrio in corso d’anno
delle risorse complessivamente disponibili per i servizi sociali ed
educativi.

C) Rafforzamento degli strumenti e delle modalità organizzative per il
coordinamento tra i diversi livelli della organizzazione
Per migliorare il livello di coordinamento dell’attività dei Quartieri
è necessario:
- ridefinire il ruolo e il funzionamento degli organi e strumenti
finora attivati per il coordinamento tecnico che dovranno essere
sempre più luoghi di assunzione e condivisione delle decisioni e
dovranno essere presieduti dal dirigente o da un suo delegato del
Dipartimento Servizi alle Famiglie o dei Settori del Dipartimento;
- prevedere un Tavolo di confronto stabile tra le tre ASP e il
Dipartimento/Settori affinché i Settori, che hanno il compito di fare
sintesi delle istanze dei Servizi Sociali Territoriali e Servizi
Educativi Territoriali negli appositi organismi di coordinamento di
cui al punto precedente, possano orientare le azioni e gli interventi
delle ASP in coerenza con gli indirizzi assunti dall’Amministrazione
in qualità di socio e secondo una logica unitaria del sistema dei
servizi.

Proposte per riorganizzare ed ampliare il sistema degli accessi
A. Attivazione di un Servizio Sociale per i Piani Assistenziali degli
utenti dei servizi ad accesso centralizzato attualmente conferiti
all’ASP Poveri Vergognosi (bassa soglia e servizi di prossimità per
tossicodipendenti e disagio adulto, carcere, sportello protezioni
internazionali, bassa soglia, etc.).
Tale Servizio deve operare in stretto raccordo con i SST per
consentire da parte di questi una presa in carico tempestiva e
condivisa, qualora la persona, sia per acquisizione di titoli (ad es.
la residenza) sia per opportunità di percorso assistenziale, necessiti
di un piano di intervento territoriale; la costruzione ed il
monitoraggio di tale raccordo deve essere garantito dal Settore
Coordinamento Sociale e Salute.
B. Attivazione di un coordinamento transitorio di tutti i servizi ad
accesso centralizzato attualmente conferiti alle ASP e all’Istituzione
per l’inclusione Sociale e Comunitaria.
L’attuale sistema presenta diversi procedimenti la cui responsabilità
è frammentata tra ASP, Quartieri, Istituzione per l’Inclusione Sociale
e Comunitaria e Settore Coordinamento Sociale e Salute ed è quantomai
necessario attivare un Coordinamento, da prevedere in capo al
competente Settore comunale, con il principale obiettivo di analizzare
le procedure attuali e di proporre modifiche organizzative e
procedurali tese a migliorare le attività di accesso a tali servizi,
anche in vista di un prevedibile trasferimento in capo alla futura
ASP unica di ambito distrettuale.
C. Apertura di uno Sportello di “Pronto Soccorso Sociale”.
Si tratta di realizzare un punto di accesso per gli interventi
indifferibili ed urgenti rivolto a tutte le fasce di popolazione, con
apertura diurna e con una reperibilità telefonica 24 ore al giorno.
Sotto il profilo del processo assistenziale il servizio dovrebbe
operare sul modello del Pronto Soccorso Ospedaliero: effettua una
prima valutazione del caso attivando solo gli interventi indifferibili
e urgenti e rinviando per una valutazione più approfondita e per
l’eventuale presa in carico al Servizio Sociale Territoriale di
quartiere.
Nella progettazione del servizio è necessario coinvolgere le
associazioni aderenti alla Consulta per l’Esclusione Sociale, l’ASP
Poveri Vergognosi, che è disponibile a mettere a disposizione anche la
sede, e le altre due ASP.
Nell’ambito dello Sportello sarebbe opportuno trovasse collocazione
l’estensione del Servizio di Pronto Intervento Sociale (PRIS).
A differenza di oggi, infatti, in cui in orario di apertura dei
servizi di Quartiere gli operatori telefonici PRIS inviano ai SST i
casi emergenti/urgenti e si attiva il nucleo specializzato delle
Assistenti Sociali solo al di fuori dell’orario di servizio, si
ritiene funzionale valutare l’estensione dell’intervento del nucleo
specializzato anche nell’orario di funzionamento dei SST,
sollevandoli dal carico non programmabile di casi non noti in
condizioni di bisogno che è necessario valutare immediatamente.
L’apertura dello Sportello e l’estensione del PRIS richiede (per
l’integrazione delle ore di reperibilità del nucleo di Assistenti
sociali e per il costo di un ulteriore operatore da impiegare presso
lo Sportello di “Pronto Soccorso”) il finanziamento di una spesa
aggiuntiva che va quantificata prima della approvazione del bilancio.

D. Attivazione del Progetto “Centri Risorse per il sostegno e
orientamento per le famiglie in crisi”.
Si tratta di Sportelli in grado di svolgere un orientamento e sostegno
per le persone colpite dalla crisi economica e di agevolare l’accesso
alla rete dei servizi esistente e alle nuove risorse che verranno rese
disponibili (microcredito, last minute market, etc.). Il tutto
indirizzato alla creazione di un’offerta che integri gli interventi
di welfare già operativi, in un’ottica di appropriatezza ed efficacia,
evitando sovrapposizioni, ma in stretta correlazione con la rete dei
servizi sia pubblici che del privato sociale.
Tale Progetto, che prevedeva a regime l’apertura di tre sportelli,
nella fase di prima attivazione sarà collocato presso lo Sportello di
“Pronto Soccorso Sociale”.
E. Istituzione di un Servizio Tutela Minori.
L’ipotesi è quella di costituire un servizio cittadino dedicato alla
Tutela Minori, a forte integrazione fra Comune e ASL e composto da
Assistenti Sociali, psicologi, educatori, che interviene assumendo la
presa in carico dei casi di minori fuori famiglia, soggetti a
provvedimenti del Tribunale dei Minori.
La realizzazione di un servizio con queste caratteristiche
consentirebbe di qualificare e specializzare gli interventi a favore
di minori soggetti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che
prevedono la forte limitazione o la decadenza della potestà
genitoriale, garantendo la necessaria integrazione con i servizi
sanitari coinvolti (psicologi -consultorio o NPEE, Neuropsichiatria,
Pediatria).

F. Descrizione e modifica organizzativa dei servizi di ambito
cittadino e sovra-distrettuale.
Di seguito si descrivono gli attuali servizi di livello cittadino e in
alcuni casi di ambito “metropolitano”, ipotizzando nello schema finale
il punto di accesso ed erogazione a regime ad avvenuta unificazione
delle tre ASP.
Centro per l’Adattamento dell’Ambiente Domestico (CAAD):
Il CAAD si occupa di dare informazione e consulenza al fine di
individuare soluzioni che possano migliorare la fruibilità della
propria abitazione e la qualità della vita al domicilio per le persone
disabili e anziane e per chi le assiste. Attualmente il servizio è già
stato conferito ad ASP IRIDeS ed opera a livello sovra-distrettuale
(metropolitano).
Servizio Sociale per minori stranieri non accompagnati:
la presa in carico dei minori stranieri non accompagnati è svolta
dall’ASP Irides che ha attivato un Servizio Sociale specialistico.
L’accesso avviene tramite l’invio del PRIS o direttamente su
iniziativa del Servizio Sociale dell’ASP, solitamente contattata dalle
Forze dell’Ordine. La titolarità del piano assistenziale ed educativo
è dell’Azienda, ma l’accoglienza in struttura è collegata al
provvedimento di collocazione in luogo protetto (articolo 403 del
codice civile) attualmente a firma del Direttore del Settore
Coordinamento Sociale e Salute. Parte delle attività di accoglienza
rientrano nel Programma Nazionale Minori coordinato a livello centrale
dall’ANCI.
Sportello Protezioni Internazionali:
si tratta del punto di accesso ai servizi dei richiedenti asilo e
rifugiati di primo arrivo in città. Il Servizio è prodotto dall’ASP
Poveri Vergognosi. Lo Sportello svolge le seguenti attività:
- orientamento e accompagnamento alla procedura di richiesta asilo
presso la Questura e richiesta di accoglienza presso la Prefettura;
- accesso alle misure d’accoglienza dello SPRAR (Sistema di Protezione
per Richiedenti Asilo e Rifugiati) prodotte dall’ASP in collaborazione
con enti del privato sociale. Tali misure includono: interventi
residenziali, contributi per il vitto, sussidi economici, borse
lavoro, insegnamento di italiano L2, contributi economici per il
reperimento di un alloggio autonomo, ecc. In merito a questo secondo
ordine di attività, lo Sportello svolge funzioni di presa in carico e
accesso a interventi sociali che non sono state formalizzate e che, di
conseguenza, non appaiono supportate dalle necessarie risorse
professionali.
Informazione e orientamento agli immigrati di secondo livello:
si tratta di una funzione di informazione, orientamento e consulenza
sui permessi di soggiorno e sul diritto di ingresso e permanenza nel
territorio dello stato degli stranieri svolto a favore degli Sportelli
Sociali o, direttamente, dei beneficiari finali. Il servizio è svolto
oggi dall’ASP Poveri Vergognosi in modo del tutto residuale. In città
viene realizzato da numerose associazioni con funzioni di advocacy, da
avvocati privati, dai patronati e dalle organizzazioni sindacali.
Appare opportuno sviluppare una funzione di governo e coordinamento
degli sportelli pubblici e del privato sociale che svolgono questa
funzione per potenziarne la capacità di interlocuzione con gli uffici
periferici del Ministero dell’Interno (Prefettura e Questura).
Nodo antidiscriminazione:
è un’attività sperimentale promossa dalla regione Emilia Romagna per
la quale è stato accreditato lo Sportello Protezioni Internazionali.
Ad oggi è stata svolta la formazione degli operatori, ma poche
attività sono state messe in campo, tra cui si segnala una
collaborazione con l’Ufficio Pari Opportunità per un’azione di
consulenza legale alle vittime di discriminazione sull’orientamento
sessuale svolto da un gruppo di associazioni.
Servizi di bassa soglia per tossicodipendenti e disagio adulto:
servizi ad accesso diretto (Accoglienza a bassa soglia c/o Centro di
Accoglienza Beltrame, Unità di strada) realizzati da ASP Poveri
vergognosi attraverso l’affidamento a soggetti del privato sociale.
Attualmente è in corso la procedura per la gara che determinerà
l’affidamento del servizio di strada integrato (Unità di Strada per
tossicodipendenti + Servizio Mobile di Sostegno per il disagio
adulto). Inoltre sono in discussione le modalità di collaborazione
nella presa in carico con i servizi sociali territoriali, con il
Sert.T e con il CSM.
Esecuzione penale adulti:
si tratta di un pacchetto di interventi a favore di detenuti o ex
detenuti (informazione, mediazione, auto-aiuto, borse lavoro, attività
ricreative, ecc.) conferiti oggi all’ASP Poveri Vergognosi che ne
affida interamente la realizzazione a diverse associazioni e
cooperative. Il Comune mantiene una funzione di governance nel
Comitato locale carcere.
Servizio centralizzato di mediazione culturale:
il servizio di mediazione a chiamata è affidato dal Settore
Coordinamento Sociale e Salute direttamente all’associazione AMISS che
lo realizza per i servizi sociali che ne fanno richiesta, oltre che
per le scuole e per altri servizi pubblici sulla base di appositi
accordi (carcere minorile, Questura per i casi seguiti dai servizi,
ecc.)
Centro per le Famiglie:
è un servizio realizzato da ASP IRIDeS che offre ai genitori attività
di consulenza, formazione e informazione, sostegno economico, spazi in
cui sperimentare forme di scambio e di mutuo aiuto. Si rivolge alle
famiglie o ai singoli genitori della città con figli in minore età che
possono trovarsi ad affrontare situazioni per le quali sentano il
bisogno di un confronto: ad esempio, l’adolescenza dei figli e le
difficoltà di relazione che spesso ad essa si accompagnano, la nascita
di un bambino e la necessità di ripensare ai propri ruoli, la
separazione, ecc.
Svolge inoltre le attività inerenti l’affido familiare e l’adozione.

Progetto Oltre la Strada:
il progetto regionale Oltre la Strada rappresenta l’unico intervento
del Comune a favore delle vittime della tratta e di tutte le persone
straniere che accedono alle misure di protezione sociale previste
dalla legge. Il progetto è realizzato per la parte relativa agli
adulti dall’Istituzione per l’Inclusione Sociale e Comunitaria e per
quanto riguarda i minori da ASP IRIDeS. L’unificazione dei due
progetti consentirebbe una miglior gestione della progettazione e
della rendicontazione.
Accesso ai centri di accoglienza e agli appartamenti di primo
inserimento abitativo per immigrati:
l’attività di accoglienza è svolta dall’ASP Poveri Vergognosi, la
gestione dei centri è affidata a enti del privato sociale e la
gestione degli appartamenti ad ACER. La titolarità dei provvedimenti
di accesso è rimasta in capo al Settore Coordinamento Sociale e Salute
non essendo, attualmente, delegabile all’ASP. Risulta opportuno
provvedere alla semplificazione dei procedimenti di accesso e
ammissione ai servizi.

G. Unificazione delle 3 Aziende di Servizi alla Persona.
Si tratta di intervento strettamente connesso al precedente nel quale
si evidenzia come la fusione delle 3 ASP in un’unica Azienda, oltre a
concorrere positivamente ad un risparmio di costi amministrativi, ad
una semplificazione delle modalità e dei sistemi di affidamento e
controllo economico e qualitativo, ad una ottimizzazione ed
efficientamento della spesa per i servizi con attivazione di economie
di scala, porterebbe anche ad una semplificazione dell’acceso e della
organizzazione dei servizi.
Proposte per ampliare e migliorare l’integrazione tra i soggetti della
rete dei servizi

A) Rendere più efficace l’integrazione socio-sanitaria sviluppando
relazioni più strutturate tra Comune e AUSL
Oltre all’ipotesi, citata in precedenza, di costituire un Ufficio
unico per la tutela dei minori, c’è la necessità di risolvere le
attuali criticità nella collaborazione tra i due enti in particolare
per quanto riguarda l’integrazione socio-sanitaria con i servizi
dell’Azienda relativi all’infanzia (Consultorio Familiare e
Neuropsichiatria) ma anche relativamente al tema della
tossicodipendenza e a quei target di utenza per i quali ancora non
sono state definite congiuntamente le modalità di intervento e presa
in carico (definizione e gestione del bisogno indifferibile ed
urgente, modalità di valutazione di tutte quelle situazioni nelle
quali non è definita la residenza, come ad esempio, per i profughi, i
rifugiati, la popolazione post-carceraria, etc.).
È necessario attivare da subito gli organismi previsti dalla
Programmazione (Ufficio di Piano e Tavoli Tematici) per arrivare a
breve alla ridefinizione degli Accordi di Programma e alla
sottoscrizione di Protocolli operativi.

B) Rafforzamento della sussidiarietà e della partecipazione del terzo
settore e del volontariato nella programmazione, contrastando una
tendenza alla marginalizzazione dal sistema di queste componenti
fondamentali
La criticità del contesto e le scelte difficili richieste dalla
programmazione rendono indispensabile che il Comune utilizzi, da un
lato, tutte le proprie competenze, professionalità e la propria
capacità di informazione per far acquisire consapevolezza sulle sfide
che il nostro sistema di servizi dovrà affrontare per poter
sopravvivere e, dall’altro, si metta in ascolto delle componenti più
attive e consapevoli della società civile che, a loro volta devono,
senza pregiudizi, essere disponibili a cogliere la sfida e a porsi
affianco e non come controparte dell’ente pubblico.
Per avviare un rinnovato percorso di partecipazione e condivisione
delle scelte è necessario innanzitutto riattivare e rivalutare ciò che
già esiste:
- il Tavolo Welfare (composto da tutti i rappresentanti dei soggetti
del sistema di welfare cittadino) previsto dalla programmazione. Già
entro il prossimo mese di marzo il Tavolo può essere convocato per
condividere le decisioni e le scelte strategiche previste nel bilancio
2011 dell’Amministrazione Comunale e nel Piano di zona della Salute e
del Benessere – Programma Attuativo 2011 del Distretto cittadino. In
prospettiva va valutata l’estensione del Tavolo ad altre componenti,
oggi assenti, come ad esempio i rappresentanti del mondo economico, se
davvero si ritiene che il welfare possa essere leva di sviluppo di
una comunità e non soltanto fonte di spesa.
- le Consulte tematiche che hanno appunto il ruolo di aggregare
interessi diffusi e di esprimere la voce di numerose associazioni,
come quella dell’Handicap, della Esclusione Sociale e delle
Associazioni Familiari.
Ma anche, a differenza di quanto avviene attualmente, è necessario
ampliare alle rappresentanze del privato sociale i tavoli tematici
(Anziani, Adulti, Disabili, Minori) costituiti dall’Ufficio di Piano.

C) Mettere in rete i principali punti di ascolto del privato sociale
Il maggior numero possibile degli attori che costituiscono la rete dei
servizi devono essere connessi tra di loro e le “maglie” della rete
devono essere il più possibile strette. Per questo è indispensabile
tentare di allargare il sistema degli Sportelli Sociali ai Punti di
Ascolto del privato sociale, accreditando questi ultimi all’utilizzo
della scheda di accoglienza dello Sportello Sociale. che operano nel
campo dell’esclusione sociale e i punti di raccordo territoriali delle
Associazioni con i SST

Tale intervento dovrebbe consentire a regime:
- di conoscere non solo servizi, interventi e contributi che le
persone e le famiglie ricevono dai servizi comunali e/o pubblici ma
anche dai soggetti del privato sociale;
- di fornire a tutti i soggetti della rete la possibilità di leggere
i segnali “deboli” e di dialogare in modo più tempestivo tra loro e
con i servizi pubblici.
Per procedere in tempi veloci si potrebbero individuare alcuni (2/3)
soggetti esterni disponibili ad avviare un’iniziativa.

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Zeroincondotta
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