[autorgstudbo] MARK YONNE: CHE DUE MAGLIONI! - Vag 61 mercol…

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Author: News AutOrg.anizzazione Stud.entesca BO
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To: ansa.bologna
Subject: [autorgstudbo] MARK YONNE: CHE DUE MAGLIONI! - Vag 61 mercoledì 26 gennaio
*MARK YONNE: CHE DUE MAGLIONI!
da Detroit: fuck off!
da Brampton: vais te faire foutre!
da Belo Horizonte: foda-se!
da Tichy : vipierdalaj!
da Mirafiori: fottiti!*

Il giorno prima dello sciopero della FIOM e del corteo metropolitano, a VAG
61 un’intensa serata dalla parte degli operai della FIAT.

*Mercoledì 26 gennaio, dalle ore 18,30
Via Paolo Fabbri 110 (Bologna)*

*- ore 19,00 *proiezione del documentario *“107 secondi - Operai del Sud”*,
di Bruno Federico, che racconta la storia dei tre operai licenziati dalla
FIAT di Melfi.

- *ore 20,15* pausa mensa (da noi è rimasta), con un piatto della Brigata
Cucinieri della Cirenaiaca

- *ore 21,30* si alza il sipario e va in scena lo spettacolo di teatro e
musica *LA BALLATA DELLA FIAT*.
La Compagnia del Tinello si mette la tuta blu per sfidare il maglioncino
nero di Sergio Marchionne.
Una lunga love story sul Lingotto vista dalla parte degli operai. Da Piazza
Statuto 1962 a Corso Traiano 1969, a Pomigliano 2010, a Mirafiori 2011:
cinquant’anni di lotte operaie che si incrociano con le scelte dei
“manager-canaglia” (Valletta, Annibaldi, Ghidella, Romiti, Franco,
Montezemolo, Marchionne).



** 107 SECONDI - OPERAI DEL SUD*
107 secondi è il tempo massimo che Marco aveva a disposizione per effettuare
le operazioni a lui assegnate sulla catena di montaggio nello stabilimento
Sata di Melfi.
Dal luglio 2010 Marco non può più entrare in fabbrica perchè dopo il
licenziamento, nonostante il reintegro predisposto dal tribunale del lavoro
di Melfi, la Fiat lo ha bandito dal proprio stabilimento in quanto colpevole
di aver aderito ad uno sciopero. Con lui anche Giovanni e Antonio, delegati
sindacali della Fiom sullo stesso turno, hanno subito lo stesso trattamento
per aver cercato di difenderlo di fronte alle accuse di sabotaggio da parte
del preposto aziendale della Fiat.
Da quel momento i tre operai di Melfi hanno deciso di dire basta ai soprusi
(persino legali) della Fiat. Hanno intrapreso un viaggio attraverso gli
stabilimenti del Sud Italia per rivendicare i propri diritti di lavoratori e
per ricostruire quello spirito unitario e combattivo che sembrava avesse
ormai abbandonato la classe operaia.
Da Melfi a Foggia, passando da Cassino e Pomigliano per concludere il loro
itinerario a Roma in un sit-in sotto il Ministero della Giustizia, Giovanni
Antonio e Marco hanno potuto constatare che il livello di pressione e di
coercizione da parte della Fiat verso gli operai è il medesimo in tutti gli
stabilimenti.
“107 secondi Operai del Sud” è il racconto di come la classe operaia
italiana abbia iniziato a risvegliarsi dal suo torpore per condurre una
nuova battaglia a difesa non solo dei propri diritti ma della sua stessa
esistenza.

Un documentario di Bruno Federico
Prodotto da: La Danza Inmovil e Suttvuess
Con Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte, Marco Pignatelli e gli operai degli
stabilimenti Fiat di Melfi, Foggia, Cassino e Pomigliano.
Voce narrante: Luigi Lorusso
Immagini archivio: Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico


** LA BALLATA DELLA FIAT*
Compagnia del Tinello (teatro-musica)

Sinossi dello spettacolo

PIAZZA STATUTO 7 LUGLIO 1962
Il sette luglio 1962 era stato indetto lo sciopero generale, ma pochi giorni
prima la Uil e il Sida (il sindacato giallo filo-padronale degli Agnelli)
avevano firmato il nuovo contratto con un accordo separato. Si trattava di
una vera e propria capitolazione… la mattina del 7 luglio gruppi di operai
si radunarono sotto la sede della Uil, in piazza Statuto, per far sentire la
loro voce… ne scoppiò una rivolta.
CORSO TRAIANO 3 LUGLIO 1969
Il 3 luglio 1969 ancora Torino… ancora la FIAT.
Dopo alcuni mesi di lotte spontanee interne alla fabbrica le nuove
avanguardie operaie, insieme agli studenti, provarono a organizzare un
corteo esterno per coinvolgere la città, durante uno sciopero contro il
caro-vita. La polizia caricò subito davanti alla porta 2 di Mirafiori, i
manifestanti risposero. Ci furono scontri che cessarono solo all'una di
notte gli scontri cessarono… stava iniziando l'autunno caldo.
9 OTTOBRE 1979: 61 LICENZIAMENTI POLITICI
La lotta per il contratto nazionale dei metalmeccanici del 1979 era stata
particolarmente accesa, a Torino si era fatto ricorso a blocchi stradali e
forme di lotta quali l’autoriduzione della produzione.
Il 9 ottobre del 1979, al termine di un'inchiesta interna, le direzioni di
stabilimento consegnarono a 61 dipendenti Fiat una lettera di licenziamento.
Il capo del personale che aveva stilato la lista, disse: “Avevamo già
preparato da tempo un elenco di persone contigue ai collettivi operai della
Fiat”.
OTTOBRE 1980: LA LOTTA DEI 35 GIORNI
Quando il 10 settembre 1980 la Fiat annunciò 14.469 licenziamenti in
fabbrica fu subito chiara la portata della posta in gioco.
Le liste degli “esuberi”, risultarono essere lunghi elenchi di proscrizione:
comprendevano la maggior parte dei delegati e degli operai più attivi, una
grande quantità di donne, e tutti i lavoratori invalidi e quelli considerati
inidonei.
Nei giorni successivi, partirono cortei, presidi davanti ai cancelli, i muri
esterni alla fabbrica si coprirono di immagini, di bandiere, di segni di una
testarda solidarietà. I piazzali divennero gli spazi della vita quotidiana
degli operai.
Ad un certo punto, la direzione Fiat decise di scendere direttamente in
campo organizzando capi, intermedi e impiegati. Il 14 ottobre c’è la “marcia
dei 40 mila”. Subito dopo, arrivò la notizia che molti temevano: era stata
raggiunta un'ipotesi di accordo che prevedeva un periodo di 36 mesi di Cassa
integrazione per 24 mila lavoratori, al termine del quale, per un numero
imprecisato ci sarebbe stata la mobilità esterna. .
LA FABBRICA NORMALIZZATA
Negli anni successivi, la restaurazione sfoltì ampiamente la presenza in
fabbrica, il nuovo operaio che ne venne fuori era sedato e ricattato.
Invece, per le migliaia di persone che, da un giorno all’altro, si trovarono
ad essere “esuberi”, espulsi dai luoghi di lavoro, ci fu una realtà di
emarginazione sociale. Negli anni ’80, a Torino, si sono suicidati tanti
(troppi) lavoratori Fiat in cassintegrazione.
MELFI, MAGGIO 2004
Alla Fiat Sata di Melfi, la "fabbrica modello" della produzione just in time
toyotista e della nuova metrica del lavoro, nel maggio 2004, dopo 11 anni di
pace sociale (seguiti alla sua apertura), scoppiò la rivolta dei lavoratori.

TERMINI IMERESE 2009
Il 18 giugno 2009 Sergio Marchionne annunciava, a un incontro coi sindacati
e il governo, che lo stabilimento Fiat di Termini Imerese non averbbe
prodotto più auto a partire dal 2012.
Nei giorni successivi sono iniziate lotte e scioperi.
Il 19 gennaio 2010 diciotto operai sono saliti sul tetto di un capannone
della della Fiat a Termini Imerese dopo aver ricevuto le lettere di
licenziamento.
POMIGLIANO D’ARCO 2010
Il 14 giugno 2010 viene firmato l'accordo tra la Fiat e Fim-Cisl, Uilm, Ugl
e Fismic per lo stabilimento di Pomigliano.
Il bidone che i “sindacati complici” hanno fatto passare è colossale.
All'intesa non ha aderito la Fiom
Il 22 giugno i lavoratori di Pomigliano, vengono consultati con referendum
sindacale, il sì vince ma non sfonda: solo il 62,2% ha dato il proprio
consenso
La scelta era impossibile: o perdere il lavoro oppure accettare un accordo
che pochi anni fa nessuno si sarebbe mai azzardato anche soltanto di
proporre.
I 3 LICENZIATI di MELFI
A metà luglio 2010 sono stati licenziati tre operai della Fiat di Melfi (due
dei quali delegati Fiom). L’azienda li ha accusati di aver bloccato, durante
un corteo interno, un carrello robotizzato che portava materiale ad operai
che invece lavoravano regolarmente. Il giudice del lavoro ha riscontrato
l’antisindacabilità del provvedimento e ha deciso il loro reintegro.
Nonostante la sentenza, la Fiat “non intende avvalersi delle loro
prestazioni”.
MIRAFIORI 2011
La storia della Fiat degli ultimi decenni è quella di una multinazionale che
chiude gli stabilimenti in Italia e li apre in paesi dove la manodopera
costa meno e con il ricatto della “fuga all’estero” attacca i diritti degli
operai italiani. Nello spettacolo è stato inserito (in tempo reale) il
racconto della giornate di Mirafiori di questo terribile gennaio.