Autor: ugo Data: A: aderentiretecontrog8, forumgenova Assumpte: [NuovoLab] SCIOPERO GENERALE MANDIAMOLI TUTTI A CASA
IMETALMECCANICI IN PIAZZA PER LOSCIOPERO GENERALE DI CATEGORIA .CON LORO I MOVIMENTI A PARTIRE DA SCUOLE E UNIVERSITA'. CON UNA SOLA PAROLA D'ORDINE :
SCIOPERO GENERALE MANDIAMOLI TUTTI A CASA ,. DAVVERO
IL 28 GENNAIO INIZIA IL VIAGGIO CONTRO LA CRISI
Loris Campetti
La cosa più grave di questa stagione non è tanto la
crisi globale, di sistema, quanto piuttosto la ricetta scelta dai poteri
forti mondiali e dai governi per uscirne fuori. I criteri, e le persone
fisiche che guidano il processo di redistribuzione dei poteri, delle
regole e della ricchezza sono gli stessi, neoliberisti, che l'hanno
provocata. C'è un solo pensiero - per semplicità lo chiamiamo pensiero
unico - dietro l'operazione autoritaria che cancella i diritti sociali,
del lavoro e di cittadinanza e al tempo stesso riprone un modello di
sviluppo energivoro diventato incompatibile con l'ambiente e con la
democrazia. Un modello che inquina il territorio (fino a militarizzarlo
con il nucleare, a cementificarlo con Tav e ponti improbali, ad armarlo
con le basi americane) e l'ambiente con il suo percolato di veleni e di
mafie.
Se fosse così, e se la percezione di questo disastro fosse
diffusa, sarebbe normale che alla preparazione e alla realizzazione di
uno sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici a cui si vuole
cancellare dignità e soggettività, partecipassero tutti i soggetti e le
figure sociali colpite dalla crisi e schiaffeggiate dalle ricette
autoritarie neoliberiste. Qualcosa di simile sta realmente avvenendo
intorno all'appuntamento di venerdì della Fiom. Ma non è normale bensì
straordinario, quasi rivoluzionario, che la Fiom partecipi alle
assemblee nelle università con studenti e precari, o che indìca
manifestazioni insieme ai comitati che si battono contro le discariche, o
propongono diversi consumi, diversa mobilità e la salvaguardia dei beni
comuni. Altrettanto straordinario è che una città, Torino o almeno la
sua parte migliore, torni in sintonia con i suoi operai e prepari in
grande il ringraziamento ai carrozzieri di Mirafiori che con i loro no -
e persino con molti sì costretti - hanno difeso la dignità di tutti dai
diktat di Marchionne. O che gli studenti romani della Sapienza si
organizzino per andare a Cassino a manifestare insieme agli operai della
Fiat in sciopero, o quelli partenopei a Pomigliano, o quelli siciliani a
Termini Imerese. È straordinario che in tanti centri sociali, da Jesi a
Palermo al Nordest, si riuniscano in affollatissime assemblee le
vittime della crisi per far crescere la partecipazione alle
manifestazioni della Fiom in ogni regione italiana, in ogni luogo della
crisi produttiva o democratica.
Certo, non è la prima volta che gli
studenti vanno a volantinare davanti alle fabbriche, o che gli operai e i
sindacalisti intervengono nelle scuole e nelle università. Ma è la
prima volta che questo avviene non per pura solidarietà, sentimento
peraltro nobile e da valorizzare come ha precisato Maurizio Landini a
Marghera, ma per condizione sociale. La distruzione del lavoro, dei
diritti, del sapere, della cultura, della libera informazione, la
precarizzazione di massa che impedisce a più di una generazione ormai di
progettare il proprio futuro, se da un lato tenta di scatenare una
guerra tra poveri, tra generi, tra lavoratori dei nord e dei sud dei
mondo, dall'altro lato rende più simili figure diverse colpite allo
stesso modo.
Questo piccolo miracolo sostenuto dall'esperienza di
Uniti contro la crisi è solo l'inizio di un cammino che potrebbe essere
lungo, sicuramente difficile e contraddittorio. A renderlo difficile è
il suo pregio: non punta sulla sommatoria di culture esperienze e sigle
diverse, non è l'ennesimo, stucchevole intergruppi. Come dicono oggi sul
«manifesto» le due persone che più hanno lavorato alla costruzione di
questo «caravanserraglio» (luogo di accoglienza di chi migra e dunque
cammina), bisogna costruire una cultura, dei linguaggi e delle pratiche
nuove comuni. Buon viaggio e buon 28 gennaio.
da "il manifesto"del 250111
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal