[Forumlucca] 12 GENNAIO GIORNATA PER HAITI

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Autor: Aldo Zanchetta
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A: forumlucca, forumvalleserchio, riflessionepolitica
Assumpte: [Forumlucca] 12 GENNAIO GIORNATA PER HAITI
12 GENNAIO, PRIMO ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO, GIORNATA CONTINENTALE
LATINOAMERICANA PER HAITI. CONTRIBUISCI INFORMANDOTI PER SAPERE COSA CI
VIENE NASCOSTO DALL'INFORMAZIONE !!!

DONAZIONI PER PAGARE UN DEBITO ABIETTO?
di Eric Touissaint e Sophie Perchellet



Una delle più grandi operazioni di soccorso della storia potrebbe essere
molto simile a quella fatta dopo lo tsunami del 2004, tranne che il modello
di ricostruzione adottato è radicalmente diverso. Haiti è stata parzialmente
distrutta in seguito ad un terremoto di magnitudo 7. Tutto il mondo la
compiange e i mezzi di comunicazione, offrendo immagini apocalittiche,
continuano a riproporci modi e maniere in cui i generosi Stati si
prodigheranno.



Ci viene detto che bisogna ricostruire Haiti, quel paese vinto dalla miseria
e dalla "catastrofe". Ci ricordano impetuosamente che è uno dei Paesi più
poveri del mondo, ma senza spiegarci il motivo di tutto ciò. Ci lasciano
credere che questa povertà è un fatto irrimediabile, senza motivo
plausibile: "Sono colpiti dalla sfortuna".



E' fuor di dubbio che quest'ultima catastrofe naturale ha causato danni
umani e materiali tanto enormi quanto inaspettati. Siamo tutti d'accordo
nell' affermare che misure d'aiuto urgenti siano d'obbligo. Tuttavia la
povertà e la miseria che contraddistinguono questo Paese non sono dovuti a
questo terribile terremoto. Bisogna ricostruire il Paese perché già prima
era stato privato dai mezzi necessari per farlo. Haiti non è un paese né
libero né sovrano.



Negli ultimi anni la sua politica interna è guidata da un governo
costantemente sotto pressione da influssi esterni e manovrata da gruppi di
potere locali. Haiti è stata tradizionalmente denigrata e spesso descritta,
nel migliore dei casi, come un paese violento, povero e repressivo. Non ci
sono note che ci ricordino la conquista dell'indipendenza avvenuta nel 1804
dopo una crudele lotta contro le truppe napoleoniche. Anziché sottolineare
il profilo umanitario e la lotta per i diritti umani, saranno la barbarie e
la violenza le caratteristiche attribuite agli haitiani. Eduardo Galeano
parla della "maledizione bianca": "Al confine di stato, dove finisce la
Repubblica Dominicana ed inizia Haiti troviamo un grande cartello che
avverte: 'Il varco maledetto. Dall'altra parte troverete l'inferno. Sangue e
fame, miseria e pestilenze'"[2]



È essenziale ricordare la lotta di liberazione condotta dal popolo haitiano,
perché in rappresaglia a questa doppia rivoluzione, anti-schiavista ed
anti-coloniale, il paese ebbe ad affrontare "il salvataggio francese di
indipendenza", corrispondente a 150 milioni di franchi in oro (ovvero il
bilancio annuale della Francia all'epoca). Nel 1825, la Francia decise che
"gli attuali abitanti della parte francese di Santo Domingo versassero alla
cassa federale erariale della Francia, anno dopo anno in cinque rate annue,
il primo a scadenza 31 dicembre 1825, la somma di centocinquanta milioni di
franchi, come riscatto d'indennizzo agli antichi coloni che chiedevano un
risarcimento"[3]. Oggi si parlerebbe di 21.000 milioni di dollari. E cosi
che dall'inizio della sua indipendenza Haiti parte con un debito molto alto,
debito che sarebbe lo strumento neocoloniale per facilitare l'accesso alle
numerose risorse naturali del paese.



Il pagamento del riscatto è stato quindi un elemento fondante dello Stato
haitiano. In termini giuridici ciò significa che esso è stato contratto da
un regime dispotico e usato contro gli interessi della popolazione. La
Francia e poi gli Stati Uniti, la cui area di influenza si consolida ad
Haiti dal 1915, sono interamente responsabili. Anche se sarebbe stato
possibile affrontare le dolorose responsabilità del passato nel 2004, la
Commissione Régis Debray [4], scelse di scartare l'idea di una restituzione
della somma, sostenendo che era "priva di fondamento giuridico" e che
avrebbe potuto aprire un "vaso di Pandora". Le richieste del governo di
Haiti furono respinte dalla Francia: non c'è posto per le riparazioni. La
Francia non ha riconosciuto il suo ruolo nel dono infame che fece al
dittatore "baby doc" Duvalier [Jean-Claude Duvalier, figlio di Francois
Duvalier,"papa doc"] nel suo esilio, offrendogli l'immunità e lo status di
rifugiato politico.



Il regno dei Duvalier iniziò nel 1957 con l'aiuto degli Stati Uniti, e finì
nel 1986 quando il figlio "baby doc" fu rovesciato da una rivolta popolare.
La violenta dittatura, ampiamente sostenuta dall'Occidente, governò per
quasi 30 anni ed è stata caratterizzata da una crescita esponenziale del
debito. Tra il 1957 e il 1986, il debito estero aumentò del 17,5%. Al
momento della fuga di Duvalier, ammontava a 750 milioni di dollari.
Successivamente aumentato, con gli interessi e le sanzioni, arrivò a più di
1.884 milioni di dollari [5]. Questo debito, lungi dal servire per la
popolazione, che continuò a impoverirsi, aveva lo scopo di arricchire il
regime. Quindi si tratta di un debito abbietto. Recenti ricerche hanno
dimostrato che le fortune personali della famiglia Duvalier (ben protette in
conti bancari occidentali) ammontavano a circa 900 milioni di dollari,
ovvero un importo superiore al debito totale del paese al momento della fuga
di "Baby Doc ".



Vi è un processo in corso presso la giustizia svizzera per la restituzione
allo Stato haitiano dei beni mal amministrati durante la dittatura dei
Duvalier. Tali beni sono però, attualmente, congelati dalla banca svizzera
UBS, che impone condizioni intollerabili per la restituzione di quei fondi
[6]. Jean Baptiste Aristide, in un primo momento eletto con molto entusiasmo
dal popolo, fu in un secondo tempo accusato di corruzione e deposto. A costo
di diventare un fantoccio degli Stati Uniti è stato riportato al potere solo
per essere, infine, catturato ed espulso dalle truppe di coloro a cui doveva
il potere. Aristide, purtroppo, non è stato immune all'uso improprio e alla
malversazione dei fondi stabilito da Duvalier. Inoltre, secondo la Banca
mondiale, tra il 1995 e il 2001, il servizio del debito, cioè gli interessi
più l'ammortizzamento del capitale, ha raggiunto la notevole quantità di 321
milioni di dollari.



Tutti gli aiuti finanziari proclamati fino a questo momento a causa del
terremoto sono già compromessi per il pagamento del debito estero. Secondo
le ultime stime, oltre l'80% del debito estero di Haiti è di proprietà della
Banca Mondiale e della Banca Interamericana di Sviluppo [Inter-American
Development Bank (IDB)], ciascuna con il 40%. Sotto il loro controllo, il
governo ha applicato i "piani di aggiustamento strutturale" camuffati sotto
il nome di "Piani strategici per la riduzione della povertà" (DSRP). In
cambio del rilancio dei prestiti, vennero concesse ad Haiti delle riduzioni
o annullamenti del debito, insignificanti in sé, ma mirati ad edulcorare l'immagine
di "buona volontà" dei creditori.



L'inclusione di Haiti nella Iniciativa Paises Pobres Muy Endeudados (PPME)
[Paesi Poveri Molto Indebitati] è una tipica manovra di riciclaggio del
ripugnante debito, come egualmente è avvenuto nella Repubblica Democratica
del Congo[7]. Così facendo si rimpiazza l' esecrabile debito già esistente
con altri nuovi, che si presumono legittimi. CADMT ritiene tali nuovi
prestiti sempre parte dei vecchi odiosi debiti, giàcche servono sempre per
estinguere a monte; c'è per tanto una continuità del delitto.



Nel 2006, quando il FMI, la Banca Mondiale e il Club di Parigi decisero che
Haiti dovesse far parte dell'iniziativa PPME, il totale complessivo di
debito pubblico estero era di 1.337 milioni di dollari. Nel momento clou
dell'iniziativa (giugno 2009), il debito era 1.884 milioni di dollari. Fu
deciso l'annullamento del debito per un importo di 1.200 milioni di dollari
per far si che questo "fosse sostenibile".Nel frattempo, piani di
adeguamento strutturale distruggevano tutto il paese, in particolare il
settore agricolo, i cui effetti portarono alla crisi alimentare del 2008.



L'agricoltura contadina haitiana fu succube dello smaltimento dei prodotti
agricoli americani. "Le politiche macroeconomiche sostenute da Washington,
l'ONU, il FMI e della Banca mondiale non si preoccupano per nulla del
bisogno di sviluppo e di protezione del mercato interno. L'unica
preoccupazione di queste politiche è la produzione a basso costo per
l'esportazione verso il mercato mondiale "[8]. È quindi sconvolgente sentire
che il FMI si dice "pronto ad esercitare le proprie funzioni con un adeguato
sostegno nei settori di competenza".[9]



Come espresso nel recente appello internazionale, "Haiti ci chiama alla
solidarietà e al rispetto per la sovranità popolare": "Negli ultimi anni,
insieme a molte organizzazioni haitiane, abbiamo denunciato l'occupazione
militare da parte delle truppe ONU, l'impatto della dominazione imposta dal
debito esterno, il commercio senza regole, il saccheggio della natura e la
propagazione di interessi globali. Le condizione di vulnerabilità del paese
di fronte ad eventi naturali - causate in gran parte dalla devastazione
dell'ambiente, dalla assenza di infrastrutture di base, dalla impossibilità
dello Stato ad agire - non sono lontane dalle azioni che storicamente
attentano contro la sovranità popolare."



"È giunto il momento per i governi che fanno parte della MINUSTAH ["United
Nations Stabilization Mission in Haiti " N.d.r.], le Nazioni Unite e in
particolare la Francia e gli Stati Uniti, i governi fratelli di Sudamerica,
di rivedere le politiche che lavorano contro i bisogni fondamentali della
popolazione haitiana. Noi sollecitiamo questi governi e le organizzazioni
internazionali a sostituire l'occupazione militare con una vera missione di
solidarietà, così come la urgente cancellazione del debito estero che altro
non è che una illegittima azione che Haiti sta ancora pagando sulla sua
pelle"[10]. Al di là della questione del debito, si teme che gli aiuti
facciano la stessa fine che fecero nella triste tragedia dello tsunami del
dicembre 2004 in diversi Paesi dell'Asia (Sri Lanka, Indonesia, India e
Bangladesh)[11], oppure dopo l'uragano Jeanne nella stessa Haiti nel 2004.
Le promesse non sono state soddisfatte e una gran parte dei fondi sono stati
utilizzati per arricchire le società straniere o cupole locali.



Queste "generose donazioni" provengono soprattutto da parte dei creditori
del paese. Piuttosto che fare donazioni, non sarebbe preferibile l'annullamento
dei debiti che Haiti ha con loro, immediatamente senza indugi e senza
obblighi? Possiamo veramente parlare di aiuti, sapendo che la maggior parte
di questo denaro servirà a coprire il debito estero o ad accrescere
"progetti di sviluppo nazionale", in conformità agli interessi dei creditori
e di quelle stesse oligarchie locali? È chiaro che, senza queste donazioni
sarebbe impossibile esigere il rimborso immediato di un passivo la cui metà,
almeno, corrisponde ad un ripugnante debito.



Le grandi conferenze internazionali di qualsiasi G8 o G20 ampliato alle IFI
["International financial institutions", istituzioni finanziarie
internazionali N.d.r], non contribuiranno a far progredire lo sviluppo di
Haiti, bensì serviranno per ricostruire gli strumenti a loro necessari per
ristabilire solidamente il controllo neocoloniale del Paese. Cercheranno di
garantire il proseguo del rimborso del debito, sul quale si basa la
sottomissione, come è già successo negli ultimi tentativi di
ridimensionamento del debito. Al contrario, è la sovranità nazionale la
condizione fondamentale per far sì che Haiti possa ricostruirsi degnamente.
La completa ed incondizionata cancellazione del debito haitiano dovrebbe
essere il primo passo di una politica più generale. Un modello nuovo di
sviluppo alternativo alle politiche delle IFI e agli accordi finanziari (APE
firmato nel dicembre 2008, Collaborazione Hope II, ecc.) è necessario ed
urgente.

I Paesi industrializzati che sistematicamente sfruttarono Haiti, iniziando
dalla Francia e dagli Stati Uniti, devono elargire riparazioni attraverso un
fondo per il finanziamento della ricostruzione controllato dalle
organizzazione popolari haitiane.



Eric Toussaint è il presidente del CADTM Belgio (Comitato per l'
Annullamento del Debito del Terzo Mondo, www.cadtm.org).

E' l' autore di "Banca del Sur y Nueva Crisis Internacional", Viejo Topo,
Bcn, Gennaio 2008; "La Bolsa o la Vida", Clacso, Buenos Aires, 2004;

coautore con Damien Millet di "60 preguntas/60 respuestas sobre la Deuda, el
FMI y el Banco Mundial", Icaria/Intermon Osfam, Bcn,2010.



Sophie Perchellet è vicepresidentessa del CADTM-Francia.



[2] Eduardo Galeano, "La Maldicion Blanca", pag. 12, Buenos Aires, 4 aprile
2004. [3]
http://www.haitijustice.com/jsite/images/stories/files/pdfs/Ordonnance_d...

[4] haiti.pdf http://www.diplomatie.gouv.fr/fr/IMG/pdf/rapport

[5] http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2009/cr09288.pdf (pagina 43)

[6] http://www.cadtm.org/Le-CADTM-exige-que-la-restitution

[7] Si veda la pubblicazione CADTM, audit Pour audit de la dette congolaise,
Liegi, 2007, sul sito
http://www.cadtm.org/spip.php?page=imprimer&id_article=2599

[8] Cfr. http://www.cadtm.org/Haiti-Le-gouvernement-mene-une

[9]
http://www.liberation.fr/monde/0101613508-haiti-l-aide-internationale-se...

[10] http://www.cadtm.org/Solidaridad-y-respeto-a-la

[11] Cfr. Damien Millet e Eric Toussaint, "Gli Tsunami dei debiti",
Editorial Icaria, Barcelona, 2006 Titolo originale: "¿Donaciones para pagar
una deuda odiosa?"



Fonte: http://www.comedonchisciotte.org



20 gennaio 2010



Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARISA CRUZCA