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Autor: Antonio Bruno
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Assumptes nous: [NuovoLab] RICHIESTA CAMBIO INDIRIZZO
Assumpte: [NuovoLab] Servizi segreti e rifiuti tossici, un documento riapre il caso
Servizi segreti e rifiuti tossici, un documento riapre il caso
Fonte: Andrea Palladino - il manifesto
Venerdì 07 Gennaio 2011 08:48 -
La carta in mano alla commissione Pecorella sarebbe stata protocollata il giorno prima della
strana morte del capitano De Grazia, che indagava sulle navi dei veleni Finanziamento dal
governo Dini al Sismi per gestire un traffico di scorie nucleari e di armi. La rivelazione in un
dossier secretato del dicembre 1995
È un'aria strana quella che tira dalle parti di palazzo San Macuto. Via del Seminario, in piena
Roma barocca, è sempre stata la sede dei misteri italiani. Qui passò Nilde Iotti, quando
presiedeva la commissione sulla P2. Qui si affacciava Carlo Taormina, quando preparava la
vergognosa relazione finale sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. E qui la commissione
bicamerale sui rifiuti, presieduta da un altro avvocato celebre, Gaetano Pecorella, prepara oggi
la fase finale del dossier sulle navi dei veleni.
La testimonianza di Francesco Fonti e la vicenda del cargo Cunski sembrano ormai archiviate,
sepolte. Manca una spiegazione decente su questa vicenda, qualcuno che racconti perché per
cinque anni si è dato credito alla storia dell'ex collaboratore di giustizia che oggi tutti giudicano
inattendibile. O è un folle, oppure le sue parole nascondevano - e nascondono - qualcos'altro.
C'è una pista che preme particolarmente alla commissione. Un filo che riporta al 1995, ai mesi
che hanno preceduto la morte del capitano De Grazia, l'ufficiale della marina - medaglia d'oro
alla memoria - che stava ricostruendo le rotte della navi a perdere, delle carrette cariche di
scorie affondate nel mar Mediterraneo. Indagini che sono morte insieme a lui, che nessun altro
uomo della nostra Marina Militare ha avuto il coraggio e la forza di riprendere.
Nei mesi scorsi sono entrati in gioco i servizi di sicurezza, vero enzima dei segreti italiani. Tra
le carte della commissione Pecorella c'è un documento che promette rivelazioni scottanti. È
datato 11 dicembre 1995, e dimostrerebbe - secondo alcune indiscrezioni - un finanziamento
proveniente dal governo Dini ai servizi italiani per la gestione di un traffico di rifiuti nucleari e di
armi. Il documento sarebbe ancora secretato, e non ne conosciamo la provenienza, che, in
questi casi, non è un fattore secondario. Ma è la data del documento a colpire, a ricollegarsi -
in una incredibile coincidenza temporale - con la morte del capitano di corvetta Natale De
Grazia.
Nome in codice Pinocchio
È il 13 maggio 1995. Davanti agli uomini della forestale guidati dal colonnello Rino Martini si
presenta una fonte confidenziale. Viene ascoltato con il patto di non rivelare la sua identità,
utilizzando un articolo del codice di procedura penale specifico, che serve a tutelare i
confidenti. Il suo racconto punta il dito su un personaggio chiave del mondo delle scorie
pericolose, Orazio Duvia. È un imprenditore di La Spezia, a capo della mega discarica di
Pitelli, una vera e propria piattaforma logistica dei rifiuti tossici. Il confidente - che si fa
chiamare, con una certa ironia, Pinocchio - spiega quali sono i presunti legami di Duvia con il
mondo delle fabbriche di armi e con quel groviglio di poteri che ancora oggi dominano la città
di La Spezia. Alla fine della sua lunga deposizione parla di una nave, affondata al largo delle
coste ioniche - a capo Spartivento - la Rigel. Un cargo che, secondo "Pinocchio", era pieno di
«materiale nucleare (uranio additivato)».
La testimonianza è fondamentale. È la prima volta che nell'inchiesta allora condotta dalle
Procure di Reggio Calabria - Francesco Neri - e di Matera - Nicola Maria Pace - appare la pista
della nave Rigel. Quel verbale è un vero punto di svolta.
«Affondamenti sospetti»
Il periodo tra il maggio e il dicembre del 1995 è frenetico. Natale De Grazia è la persona del
gruppo che si dedica alla ricostruzione delle rotte delle navi a perdere, a partire dalla Rigel.
Vengono acquisiti gli atti del processo contro gli armatori e i caricatori della nave, già accusati
di truffa all'assicurazione e affondamento doloso dalla Procura di La Spezia. Un processo
terminato con una condanna fino al terzo grado per il reato di affondamento doloso, mentre
l'ipotesi dell'associazione per delinquere è caduta nel corso del processo.
Rileggere oggi quelle carte conservate negli archivi del Tribunale di La Spezia è però
fondamentale per capire il contesto dell'affondamento della nave Rigel, sospettata di aver
trasportato uranio additivato. Nell'ordinanza di rinvio a giudizio degli imputati, il giudice
istruttore di La Spezia parla non di un singolo affondamento, ma di tante navi affondate in
maniera dolosa e sospetta. L'ipotesi era che esistesse «un'associazione criminosa avente lo
scopo di commettere più reati di naufragio doloso e truffe aggravate ai danni di varie società di
assicurazione». Più naufragi, non solo la Rigel. Ed era questa la pista seguita da Natale De
Grazia e la prima, solida conferma giudiziaria dell'esistenza di diverse navi disperse nelle
acque del Mediterraneo. Cosa trasportavano? Chi ha organizzato l'affondamento?
Una questione di Stato
I magistrati si rendono subito conto che quell'indagine è esplosiva. Pensare a traffico di rifiuti
nucleari, gestiti da gruppi massonici e criminali, per poi essere gettati in mare, faceva tremare i
polsi anche ad investigatori testardi come De Grazia. Perché era evidente che un traffico del
genere non poteva avvenire senza la copertura di parti importanti dello stato. Pensando, poi,
al centro della rete, la città di La Spezia, sede di basi Nato, della Marina Militare, del centro di
addestramento dei reparti speciali, di fabbriche di armi, era evidente che far uscire una nave
carica di uranio non poteva essere un gioco per semplici truffatori.
E così i magistrati in quei mesi scrissero al Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.
Lo ricorda Francesco Neri, nella sua testimonianza del 1997 durante l'inchiesta per la morte di
Natale De Grazia: «Ricordo che unitamente al collega Pace della Procura circondariale di
Matera comunicammo al Capo dello Stato che le indagini potevano coinvolgere la sicurezza
nazionale, inoltre poiché fatti di questo tipo potevano essere a conoscenza del Sismi ancor
prima dell'ingresso del capitano De Grazia nelle indagini chiesi al direttore del servizio di
trasmettermi copia di tutti gli atti che potevano riguardare il traffico clandestino di rifiuti
radioattivi con navi». Informative dei servizi poi realmente confluite negli incartamenti
dell'inchiesta. Dunque, l'intelligence italiana conosceva sicuramente l'indagine sulle navi.
Un tragico dicembre
Natale De Grazia era sul punto di chiudere le indagini. Aveva già programmato di utilizzare le
festività di fine anno per preparare un rapporto finale, con le conclusioni della lunga inchiesta. Il sei dicembre a Reggio Calabria viene sentito - per la seconda volta - il teste "alfa alfa", ovvero Aldo Anghessa. Oscuro trafficante, fortemente sospettato di agire spesso per interessi non
chiari o come agente provocatore, due giorni prima del ponte dell'immacolata depone davanti a
Natale De Grazia. E introduce un nuovo nome, che sarà fondamentale per l'inchiesta sulla
morte di Ilaria Alpi, Giampiero Sebri. «È disposto a collaborare», spiega Anghessa. Sebri
qualche anno più tardi - nel 1997 - deporrà a lungo davanti ai magistrati della Dda di Milano,
raccontando di una organizzazione internazionale specializzata nel traffico dei rifiuti nucleari.
Indicherà anche Giancarlo Marocchino e l'ufficiale del Sisde presente in Somalia nel marzo del
1994, Luca Rajola Pescarini, come personaggi coinvolti, a suo dire, nel traffico. Per quelle
dichiarazioni venne condannato per calunnia, condanna penale poi revocata qualche mese fa
dalla Corte di Cassazione.
Quattro giorni dopo l'interrogatorio Natale De Grazia, insieme al maresciallo dei carabinieri
Nicolò Moschitta, riceve sei deleghe dal procuratore Neri, per compiere indagini a La Spezia e a Como. Chi doveva incontrare De Grazia non lo sappiamo. Il 12 dicembre parte e a
mezzanotte viene stroncato da un arresto cardiaco, in circostanze mai chiarite.
I servizi segreti
Il documento arrivato nei mesi scorsi negli uffici della commissione Pecorella che
dimostrerebbe l'erogazione di fondi ai servizi segreti per la gestione dei rifiuti nucleari e di armi
ha la data - secondo quanto riportato dal quotidiano Terra - dell'11 dicembre 1995, ovvero il
giorno prima del viaggio di De Grazia. Il capitano di corvetta sentiva il pericolo come vicino,
vicinissimo. Lo raccontava al cognato, mentre da qualche mese - dopo una perquisizione
decisamente anomala a Roma - aveva il timore di entrare in contrasto con pezzi importanti
dello stato. Sapeva di essere vicino alla verità, e questo lo preoccupava. Quello che
probabilmente non sapeva era che quello stesso stato che gli pagava lo stipendio per bloccare
i traffici criminali di rifiuti e di armi, finanziava - segretamente - chi quei traffici li copriva o, addirittura, li organizzava.

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antonio bruno.
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova
00393666756779