[Forumumbri] become your media, per un media condiviso.

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Autore: ale-
Data:  
To: Studenti Autoconvocati 15/10, Lista di coordinamento dei Forum Sociali Umbri
Oggetto: [Forumumbri] become your media, per un media condiviso.
Become your media, era un slogan di indymedia, di quella rete di
singolarità e non che ha dato vita, anche sul nostro territorio, a una
esperienza tra le più innovative nel campo della comunicazione su internet.

La creazione di siti User-Generated Content (UGC), cioè di siti
d'informazione con contenuti generati dagli utenti, è una intuizione
indyana che è stata poi ripresa in seguito da tutti i mezzi di
informazione ufficiali & corporations.
Questa forma di pubblicazione sul web, resa possibile dalla diffusione di tecnologie e free software,
ha rappresentato un momento di democratizzazione della produzione
di contenuti multimediali ed ha trasformato le persone da consumatori
passivi di notizie in editori. Questo metodo di creazione e
distribuzione dell'informazione principalmente ha vissuto di
interazione, discussione e dialogo fra le persone. Questo ha creato un
sentimento condiviso (attraverso l'uso della tecnologia digitale) che ha
stimolato la gente a mandare contributi di qualunque tipo, a commentare
notizie e che ha permesso di intercettarne la voglia
di partecipazione. Il risultato è stato un prodotto editoriale
migliore, alternativo a quello creato da società specializzate e media
ufficiali.

Naturalmente, Indymedia Italia nel corso della sua esperienza è stata
esposta alle dinamiche che regolano la dimensione politica dei
movimenti sociali, che in Italia spesso, purtroppo, sono fatte anche
di compromessi, giochetti, e tentativi egemonici. Ambito in cui la
logica della cooperazione e dell'orizzontalità lasciano spesso il campo
a quelle della visibilità, degli interessi di parte, delle prove di
forza. Forse Indymedia Italia non era 'matura' per questo passaggio,
forse i metodi e i valori con cui l'IMC sperava di contaminare altre
esperienze - apertura, inclusività, partecipazione diretta, ... - hanno
sofferto una compressione indebita confrontandosi (e scontrandosi) con
persone, mentalità, modi di pensare e di agire ben differenti.


Non meno determinante, secondo noi, per "la fine" del progetto indymedia è stato
il problema dell'overload informativo, dell'eccesso quantitativo di
informazione. La questione è stata che affrontare un flusso informativo
enorme e scarsissimamente catalogato richiede tempo e/o competenze che
non sono a disposizione di tutti. Quindi, una delle prime conseguenze
dell'eccesso di informazione è stato che un ambito inclusivo si
trasforma oggettivamente in escludente che ha vanificato nei fatti una
apertura teorica...


Per noi, il progetto indymedia continua a vivere come metodo ma muore definitivamente come marchio.

Restano fondamentali alcune linee tracciate da questa esperienza, valide per ogni progetto di comunicazione:

- non inserirsi, per quanto in modo innovativo, nel solco della
controinformazione (voce per gli oppressi, megafono dei senza voce ecc.).
Qualificarsi da subito come media collettivo, strumento per
l'auto-rappresentazione sociale.

- una collettività che condivide dei metodi e un'attitudine. Qualcosa
di molto vicino all'etica hacker, ai suoi principi di sperimentazione
condivisa, socializzazione gratuita, libertà, dono, autonomia, gioia...

- costruire media per una collettività aperta e orizzontale. Un media
per una collettività mai irrigidita in un'appartenenza dogmatica.

Mai come in questi giorni si vede la necessità di ritornare a fare
mediattivismo, di prendere parola e diffoderla in modo autonomo,
indipendente, soprattutto a livello territoriale.

C'è la necessità di dare voce ai soggetti (singoli, movimenti,
associazionismo di base) attivi in ogni ambito sociale dei nostri
territori, dallo sport alle questioni di genere, dalla formazione alle
questioni ambientali al mondo del lavoro e precariato.

Abbiamo bisogno di creare narrazioni condivise, frame, cornici comuni in
cui ci si possa riconoscersi, confrontarsi, capirsi.

Vorremmo creare un media di tutt*, un media partecipativo che non vuole
essere un episodio di controinformazione, una rete di informazione
alternativa, ma qualcosa di più profondo, capace di parlare anche
all'immaginario generalista sapendolo sovvertire di senso.
Per questo la costruzione di un media condiviso è la costruzione di
legami sociali stabili.

Crediamo che non si possa delegare interamente ai social media commerciali (facebook e simili),
la nostra costruzione di senso non perchè soffriamo di "panico morale o furore luddista" nei confronti del mainstream,
ma perchè pensiamo che ci sia bisogno di raccontarci attraverso una nostra cornice, un nostro ambiente informativo indipendente, perchè i media non sono mai neutrali.
I social media commerciali, secondo noi, vanno "usati" in maniera cinica e corsara, usati come megafoni o strumenti di "marketing" per poter amplificare il nostro media.
Altro, a chi specula sulla ricchezza della cooperazione sociale, non possiamo delegare.


Questo è un invito a costruire insieme un ambiente informativo, un nostro frame, una nostra cornice come
strumento di socializzazione delle nostre esperienze e vite.


Vi invitiamo per questo Martedi 21 dicembre presso il circolo island a
a Perugia alle ore 19 a confrontarci su questa proposta.

*Alcun* che hanno partecipato a indymedia umbria.





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