[Forumlucca] La compra della Repubblica - 1931

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Autore: Aldo Zanchetta
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To: forumlucca, forumvalleserchio
Oggetto: [Forumlucca] La compra della Repubblica - 1931
La compra della Repubblica



di Giovanni Papini



Da GOG , 1931. Sul sito

Trovato sul sito www.facebook.com/group.php%3Fgid%3D44865503693


New York, 22 Marzo
In questo mese ho comprato una Repubblica. Capriccio costoso e che non avrà
continuazioni. Era una voglia che avevo da molto tempo e ho voluto
liberarmene. Esser padroni d'un paese immaginavo che desse più gusto.
L'occasione era buona e l'affare è stato conlcuso in pochi giorni. Il
Presidente aveva l'acqua alla gola: il suo ministero, composto di suoi
clienti, era in pericolo. Le casse della Repubblica eran vuote: imporre
nuove tasse sarebbe stato il segnale del rovesciamento di tutto il clan al
potere - forse d'una rivoluzione. C'era già un generale che armava bande d'irregolari
e prometteva cariche e impieghi al primo venuto.
Un agente americano ch'era sul posto mi avvertì. Il ministro de la Hacienda
corse a New York: in quattro giorni ci mettemmo d'accordo. Anticipai alcuni
milioni di dollari alla Repubblica e di più assegnai al Presidente, a tutti
i ministri ed ai loro segretari uno stipendio doppio di quello che ricevono
dallo stato. Mi hanno dato in pegno - senza che il popolo lo sappia - le
dogane e i monopoli. Di più il Presidente e i ministri hanno firmato un
covenant segreto, che mi dà praticamente il controllo su tutta la vita della
Repubblica. Benché io sembri, quando vado là, un semplice ospite di
passaggio sono, in realtà, il padrone quasi assoluto del paese. In questi
giorni ho dovuto dare una nuova sovvenzione, assai forte, per il
rinnovamento del materiale dell'esercito e mi sono assicurato, in
contraccambio, nuovi privilegi.
Lo spettacolo, per me, è abbastanza divertente. Le Camere continuano a
legiferare, in apparenza libere; i cittadini s'immaginano sempre che la
Repubblica sia autonoma e indipendente e che dalla loro volontà dipenda il
corso delle cose. Non sanno che tutto ciò che s'illudono di possedere -
vita, averi, diritti civili - dipende in ultima istanza da uno straniero a
loro sconosciuto, cioè da me.
Domani posso ordinare la chiusura del Parlamento, una riforma della
costituzione, il raddoppiamento delle tariffe doganali, la cacciata degli
immigrati. Potrei, se mi piace, rivelare gli accordi segreti della camarilla
ora dominante e rovesciare così il governo, dal Presidente all'ultimo
segretario. E non mi sarebbe impossibile spingere il paese che ho nelle mani
a dichiarar guerra a una delle Repubbliche sue confinanti.
Questa potenza occulta ma illimitata mi ha fatto passare qualche ora
piacevole. Subire tutte le noie e le servitù della commedia politica è una
fatica bestiale; ma essere il burattinaio che, dietro la tenda, può
sollazzarsi a tirare i fili dei fantocci obbedienti a ogni suo moto, è un
voluttuoso mestiere. Il mio disprezzo degli uomini vi trova un saporoso
nutrimento e mille conferme.
Io non sono che il Re in incognito d'una piccola Repubblica in dissesto ma
la facilità colla quale sono giunto a impadronirmene e l'evidente interesse
di tutti gli iniziati di conservare il segreto, mi fa pensare che altre
nazioni, e assai più vaste e importanti della mia Repubblica, vivano, senza
accorgersene, in una simile dipendenza da misteriosi sovrani stranieri.
Occorrendo assai più denaro per l'acquisto si tratterà, invece che d'un solo
padrone, com'è il mio caso, d'un trust, d'un sindacato d'affari, d'un gruppo
ristretto di capitalisti o di banche.
Ma ho fondati sospetti che altri paesi siano effettivamente governati da
piccoli comitati di re invisibili, noti soltanto ai loro uomini di fiducia
che seguitano a recitare con naturalezza la parte di capi legittimi.