[Intergas] LA LOTTA DEI MIGRANTI SULLA, E ALLA, TORRE DI VIA…

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Autore: Giulio Airoldi
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To: intergas
Oggetto: [Intergas] LA LOTTA DEI MIGRANTI SULLA, E ALLA, TORRE DI VIA IMBONATI
Ciao a tutti,
ho visto che è stata messa all' o.d.g della riunione del 20 una relazione, e, spero, una discussione sull'andamento della lotta dei migranti che si è sviluppata in via Imbonati, sopra e intorno alla Torre ex Carlo Erba.
La cosa mi fa piacere perché penso che, anche come GAS, ci dobbiamo rapportare a queste lotte che fanno parte del movimento per un mondo, almeno, più vivibile, per un'ecologia della società e delle menti. Poi io ho un "pallino": che i GAS siano gruppi prima solidali e poi di acquisto.
Ho visto che sono stato indicato come "pseudo relatore". Preciso che la mia "vicinanza" a quella lotta è dovuta, oltre che per generale comunanza, al fatto che abito a 50 metri dalla Torre e che avevo già contatti con compagni del "Comitato Immigrati in Italia".
Ho pensato di mandare, con questo messaggio, una "relazione scritta" in modo che il tempo previsto in riunione possa essere dedicato alla discussione sul rapporto tra GAS e queste lotte, a partire da quell'esperienza, che è stata importante per noi e per i migranti, in termini di aiuto concreto e di vicinanza.
Già prima dell'azione bresciana, sulla gru di via S.Faustino, nel comitato Immigrati di Milano si era posto il problema di prendere l'iniziativa riguardo alla "sanatoria truffa", prevista solo per colf e badanti, che aveva portato numerosi migranti a "tentare la fortuna", pesentando domanda, in questo "invogliati" da truffatori che, dietro lauti compensi di migliaia di euro, si dicevano disponibili a dichiarare, sulla domanda, di essere datori di lavoro regolari, salvo poi sparire quando si trattava di presentarsi ai commissariati. L'informazione del prepararsi dell'iniziativa bresciana spingeva alcuni compagni del Comitato a seguirla, oltre che come allargamento della lotta, anche come solidarietà. C'è stata una forzatura di alcuni derivata dal fatto che si è reso disponibile un compagno migrante, ma con cittadinanza anche italiana, perciò più "sicuro" nell'esporsi, e di due altri "clandestini". Ciò non ha provocato una spaccatura perchè, da subito, l'iniziativa ha raccolto la solidarietà di diversi migranti, in particolare coinvolti nella "sanatoria truffa", di gruppi e associazioni a livello cittadino, e il presidio è diventato un riferimento per il movimento. Tra le varie forme di solidarietà, come dicevo sopra, ha avuto grande importanza quella dei GAS con ben 400 kili di derrate consegnate che, con la cucina approntata dalle Brigate di Solidarietà Attiva, hanno permesso il sostentamento dei compagni sulla Torre e di quelli partecipanti al presidio, giorno e notte.
Le parole d'ordine della lotta, oltre agli obbiettivi contingenti legati alla sanatoria e al permesso per chi denuncia il padrone che fa lavorare in nero, riguardavano, e riguardano, quelli più generali della cittadinanza per i nati in Italia, del diritto di voto amministrativo, del riconoscimento del lavoro quale condizione sufficente per uscire dalla clandesinità.
Era chiaro che si dovesse arrivare ad una trattatva per raggiungere risultati tangibili. In un primo momento è avvenuta al tavolo informale sull'immigrazione, che si riunisce in Prefettura, escludendo il Comitato Immigrati; la fermezza di questo a non delegare ha portato ad un allargamento e, in successivi incontri, ad un possibile accordo che prevedeva:
-una trattazione dei casi particolari raccolti dal Comitato
-la comunicazione scritta all'interessato, in caso di rigetto della domanda, che permette di fare opposizione, trattandosi di un provvedimento amministrativo
-la concessione di un permesso "umanitario" in caso di denuncia del datore di lavoro inadempiente, seguito da uno per ragioni di giustizia a causa in corso
-una interpretazione meno rigida della "circolare Manganelli" che prevede la non accettazione della domanda di sanatoria da parte di chi ha già due provvedimenti di espulsione, per cui alcuni migranti sono stati fermati, denunciati e portati al CIE, nel momento in cui presentavano la domanda.
-la garanzia che i compagni sulla Torre avrebbero potuto scendere, avere i controlli e le cure mediche, essere identificati e destinatari di un invito a presentarsi senza limitare la propria libertà
Nel frattempo due compagni erano scesi "clandestinamente" dalla Torre, con una "disattenzione" da parte della Digos che, per lo meno, lasciava intendere l'intenzione di evitare uno scontro.
Prima ancora che il Comitato spiegassse in Assemblea i termini del possibile accordo, da discutere ed approvare, elementi che, fino al quel momento, erano esterni alla gestione della situazione, hanno denunciato il Comitato quale affossatore della lotta, essere in combutta con sindacati e "forze politiche", che avrebbero avuto interessi esterni, e anche col potere rappresentato da Prefetture e Questura.
All'Assemblea c'è stata la spaccatura, sia del Comitato, che tra i migranti; l'accordo, a quel punto, non ha avuto seguito e al presidio si è creato un clima di tensione che ha portato all'allontanamento dei compagni che avevano chiesto l'approvazione.
Sia per questo, che per il freddo e la stanchezza, la presenza sulla Torre è diventata insostenibile, i compagni hanno dovuto scendere e l'ultimo "clandestino" rimasto, alla fine, è stato fermato, portato al CIE ed espulso.
Oggi il presidio rimane con pochi compagni migranti, tipo "giapponesi nella giungla", i "rivoluzionari" non garantiscono nessuna solidarietà e la presenza non è più neanche simbolica.
Riguardo alle vicissitudini, alle contraddizioni, i GAS non possono svolgere alcuna funzione; l'esperienza può dare indicazioni su come rapportarsi a lotte come queste.

Saluti a tutti.
giulio