[RSF] Clamori dalla Colombia

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Autore: Associazione nazionale Nuova Colombia
Data:  
To: forumroma
Oggetto: [RSF] Clamori dalla Colombia
        26/11 - DEPUTATI BRITANNICI RICHIEDONO L'IMMEDIATA LIBERAZIONE DI
CINQUE PRIGIONIERI POLITICI COLOMBIANI
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=760:2611-deputati-britannici-richiedono-limmediata-liberazione-di-cinque-prigionieri-politici-colombiani&catid=8:accordo-umanitario&Itemid=19>

Diversi deputati britannici reclamano la liberazione di cinque
prigionieri politici colombiani: Rosalba Gaviria e Liliany Obando,
dirigenti sindacali, David Ravelo e Carmelo Agamez, difensori dei
diritti umani, e Miguel Angel Beltrán, professore universitario.

Come spiega un comunicato diffuso dal gruppo inglese “Justice for
Colombia”, i prigionieri si trovano in carcere senza aver subito
alcuna condanna; secondo il deputato laburista Jim McGovern,
“queste persone, uomini e donne innocenti, sono state incarcerate
semplicemente perché non sono d'accordo con il governo, o criticano
politiche del governo stesso. Le autorità colombiane devono capire
che incarcerare persone per ridurre al silenzio le loro opinioni è
completamente inaccettabile”.

Un altro deputato, Jim Sheridan, ha affermato che “finché il
regime di Bogotá continua ad incarcerare sindacalisti, attivisti dei
diritti umani e altri leader della società civile, il Regno Unito non
dovrebbe mantenere normali relazioni con la Colombia”.

“E' bene che il presidente Santos sappia che la comunità
internazionale non resterà in silenzio mentre il suo governo tratta
in questo modo i suoi oppositori”, ha concluso Sheridan.

Diversi docenti universitari hanno inoltre firmato una lettera aperta
rivolta al presidente colombiano per chiedergli specificatamente la
liberazione di Beltrán, accusato di “ribellione” e tacciato di
terrorismo.

Beltrán, noto sociologo, era stato illegalmente estradato dal
Messico in Colombia con l'accusa di essere un militante delle FARC,
sulla base dei dati “miracolosamente rinvenuti” nei famigerati
laptops del Comandante Raúl Reyes, che, millimetricamente
manipolati, vengono usati per supportare accuse e montature di ogni
sorta ai danni di qualunque oppositore politico scomodo al
narco-regime colombiano.

         28/11 - IN COLOMBIA ALMENO 4,9 MILIONI DI SFOLLATI INTERNI FRA IL
1985 ED IL 2009
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=772:2811-in-colombia-almeno-49-milioni-di-sfollati-interni-fra-il-1985-ed-il-2009&catid=8:accordo-umanitario&Itemid=19>


Jorge Rojas, presidente della CODHES, una ONG che si occupa di
diritti umani, ha dichiarato che in Colombia fra il 1985 e il 2009
hanno subito uno sfollamento forzato 4,9 milioni di persone, pari a
circa il 10,7% della popolazione complessiva.

Secondo Rojas si tratta di una “realtà strutturale in Colombia,
che mostra la presenza di una crisi umanitaria elevata, prolungata e
cronica. Circa 300.000 persone sono sfollate ogni anno.” Le cifre
divulgate dall'ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati) confermano che la Colombia è “il primo paese per
espulsione di rifugiati e sfollati nel mondo”.

Secondo l'ACNUR, alla fine del 2009 si registravano 3,8 milioni fra
rifugiati e sfollati in Colombia, superando Iraq (3,6), Afganistan
(3,3) e Pakistan (3).

Rojas ha inoltre chiarito che la differenza fra le cifre riportate
dal CODHES e quelle dell'ACNUR sono dovute al fatto che l'agenzia
del'ONU inizia il suo monitoraggio a partire dal 1998.

Nel 2010 la situazione non pare affatto migliorare, poiché i dati
confermano la media di 300.000 sfollati all'anno.

Le cause sono da individuarsi principalmente nella voracità di
imprese multinazionali ed oligarchia, che per accaparrarsi i terreni
di contadini o popolazioni indigene non esitano a servirsi di
paramilitari per terrorizzare la popolazione locale e costringerla a
fuggire dalle proprie terre, con l'avallo (o su mandato) del governo
centrale o delle amministrazioni locali, in mano alla stessa
oligarchia.

E quando la popolazione si organizza per resistere agli sfollamenti
forzati, il terrorismo di Stato si occupa di massacrarle: basti
pensare che negli ultimi 6 mesi oltre 100 leader di sfollati sono
stati assassinati dalla repressione.

         30/11 - I “FALSI POSITIVI” ORIGINATI DA PRESSIONI DI URIBE E
SANTOS
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=783:3011-i-falsi-positivi-originati-da-pressioni-di-uribe-e-santos&catid=8:accordo-umanitario&Itemid=19>


A due anni dall'esplosione dello scandalo dei mal chiamati “falsi
positivi”, la Procura sostiene che ad originare il fenomeno sia
stata la forte pressione degli alti comandi militari e del governo
Uribe (di cui l'attuale presidente Santos era ministro della Difesa)
finalizzata a consentire di mostrare maggiori risultati nella lotta
contro l’insorgenza.

Nell’accusa, rivolta nella fattispecie contro 2 colonnelli, 2
sergenti maggiori, 1 capitano, 4 sottufficiali e 18 soldati semplici,
la Procura afferma che i “falsi positivi” sono stati il prodotto
di un piano criminale il cui unico proposito era quello di soddisfare
l'esigenza istituzionale di mostrare che la lotta contro le forze
insorgenti stava dando esiti positivi.

Le indagini hanno mostrato che, il 27 gennaio del 2008, il colonnello
Gabriel Rincón Amado e i soldati sotto il suo comando concordarono di
trucidare ad Ocaña Julio César Mesa Vargas e Jhonatan Orlando Soto
Bermúdez, e che questi omicidi furono spacciati come vittorie
militari, dato che la stessa compagnia non aveva alcun risultato da
esibire.

Questi due omicidi, e molti alti crimini commessi nello stesso modo,
facevano parte di un piano premeditato in cui i militari si erano
suddivisi i compiti, assegnandosi ruoli ben precisi: alcuni si
adoperavano per dare un volto di legalità all'operazione occupandosi
di produrre della documentazione certificante. Altri, di attirare le
vittime nella trappola mortale con l’aiuto di alcuni civili; ed
infine un gruppo si occupava di compiere gli omicidi e confezionare
ad hoc la scena del crimine.

La magistratura sta conducendo altre indagini su esecuzioni
extragiudiziarie commesse da effettivi dell’Esercito, del DAS e
della Polizia, ed ha emesso 95 sentenze che hanno portato finora alla
condanna di 280 membri della forza pubblica.

La putrefazione dell'Esercito e degli altri apparati repressivi, che
non sono in grado mostrare vittorie palpabili sul campo di battaglia,
si rende evidente sia attraverso l'esecuzione di questi crimini
efferati, sia col sistema di coperture mafiose delle reciproche
responsabilità.

Tuttavia, l'ampiezza del fenomeno è tale da impedirne il completo
occultamento: l'oligarchia colombiana, istigatrice di questi ed altri
innumerevoli crimini di lesa umanità, è la prima responsabile di
tale barbarie.

         02/12 - "EX" PARAMILITARE "FUGGE" DURANTE UN TRASFERIMENTO DAL
CARCERE
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=792:0212-qexq-paramilitare-qfuggeq-durante-un-trasferimento-dal-carcere&catid=8:accordo-umanitario&Itemid=19>


    
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?view=article&catid=8%3Aaccordo-umanitario&id=792%3A0212-qexq-paramilitare-qfuggeq-durante-un-trasferimento-dal-carcere&format=pdf&option=com_content&Itemid=19>

<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?view=article&catid=8%3Aaccordo-umanitario&id=792%3A0212-qexq-paramilitare-qfuggeq-durante-un-trasferimento-dal-carcere&tmpl=component&print=1&layout=default&page=&option=com_content&Itemid=19>

Andrés Palencia González, appartenente alle Autodefensas Unidas de
Colombia (gruppo paramilitare falsamente smobilitato da Uribe e
riciclato col nome di "Aguilas Negras") e detenuto nel carcere di
Cúcuta con una condanna definitiva a sette anni e sei mesi per
associazione a delinquere, è fuggito durante uno spostamento
effettuato per via di una convocazione pervenuta dalla commissione
Justicia y Paz.

La dinamica degli avvenimenti, che travolge l'INPEC (Istituto
Nazionale Penitenziario e Carcerario) in un nuovo ed eclatante
scandalo, lascia numerose perplessità. Innanzi tutto la notizia
della fuga sarebbe stata riportata dagli agenti penitenziari, che
avevano in custodia González, soltanto alle 23.00; inoltre, la
versione rilasciata dagli stessi agenti secondo la quale quattro
uomini armati li avrebbero obbligati a salire su un mezzo, insieme al
"fuggiasco", per poi rilasciarli, non convince.

In questa vicenda risulta indagato anche il comandante della
vigilanza del nuovo carcere di Cúcuta, per non aver richiesto alle
autorità competenti di rafforzare la sicurezza lungo il percorso di
spostamento del pericoloso criminale, e per non aver previamente
eseguito l’ordine di trasferimento di González presso il carcere
di Girón, pervenuto al carcere di Cúcuta due settimane prima
dell'accaduto.

Questo scandalo evidenzia le reali intenzioni del regime: evitare le
pericolose confessioni dei suoi amici paramilitari, riciclandoli e
viziandoli in funzione della guerra sporca contro il popolo
colombiano.

Vale la pena sottolineare che rappresentanti delle para-istituzioni
colombiane, come gli alti funzionari dell' INPEC, già in passato
sono stati indagati unitamente ad alcuni agenti del DAS (polizia
politica direttamente alle dipendenze della Presidenza della
Repubblica) per coinvolgimento nel collocamento e nella deflagrazione
di alcuni ordigni esplosi in pieno centro a Bogotá.

Il dato di fatto è che il regime oligarchico colombiano, pur avendo
creato ed alimentato il paramilitarismo come politica
controinsorgente di Stato, non ha nessuna intenzione di permettere ai
suoi capi sotto processo di rivelare alla magistratura ed
all’opinione pubblica le complicità fra quei macellai e le più
alte sfere della politica, delle forze armate, dell’imprenditoria e
delle multinazionali. Pertanto, alterna a seconda dei casi omicidi
mirati ed estradizioni negli USA, per farli tacere, a “favori” di
vario tipo: legalizzazione di capitali e latifondi illegali,
riciclaggio di narcodollari e, appunto, liberazioni dal carcere in
“strane circostanze”.



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