Ciao, inoltro dall'associazione Orlando...
Ciao a tutte,
vi allego un appello di sostegno ad una giovane donna del Camerun che ha
fatto
richiesta di protezione al nostro paese. La richiesta è stata respinta
in primo
grado, il 15 dicembre ci sarà l'udienza per la sospensione. Crediamo,
speriamo,
che l'attenzione delle associazioni di donne possa aiutarla ad ottenere
un esito
positivo e vi preghiamo perciò di unirvi a noi in questo appello.
Alessandra Angelini
Centro Risorse di Genere / Associazione Orlando
Via del Piombo 7, 40125 Bologna
Tel: + 39 051 4299411
Fax: + 39 051 4299400
http://www.women.it/ginger
http://www.women.it
M. è una giovane donna camerunense che si trova nel nostro paese in
attesa di ottenere asilo politico.
*Leader giovanile del principale partito di opposizione* al governo in
carica da 25 anni (il Fronte Democratico Sociale), è stata catturata da
un gruppo di militari e picchiata con il padre e il fratello, ugualmente
impegnati nello stesso partito, dopo un importante comizio in cui
invitava le donne ad iscriversi alle liste elettorali per esprimere il
proprio voto nelle imminenti elezioni. Si trattava di un atto politico
particolarmente significativo, perché in Camerun il voto degli aventi
diritto che non si iscrivono alle liste elettorali viene attribuito ex
lege al partito al governo. Davanti al padre e al fratello, è stata
ripetutamente violentata e torturata fino a perdere conoscenza a causa
di una grave emorragia. Ha trascorso la notte in un centro di detenzione
insieme a loro in stato di semincoscienza. All'alba padre e fratello
sono stati uccisi davanti ai suoi occhi, mentre lei è stata trasportata
in una struttura sanitaria attigua da cui è stata rilasciata 75 giorni
dopo. Al suo ritorno a casa ha trovato la propria abitazione bruciata,
la madre rifugiata in un luogo segreto di cui non è a conoscenza, le due
figlie piccole ricoverate in un collegio grazie all'intervento di un
leader religioso della sua comunità. Ancora grazie all'intervento di
questo religioso, ha raggiunto fortunosamente l'Italia, dove ora si
trova in attesa di ottenere asilo politico.
Una sentenza del tribunale di Torino, in primo grado, le ha *negato
qualunque forma di protezione* e, se sarà confermata, M. dovrà essere
reimpatriata immediatamente, interrompendo le cure urgenti di cui ha
bisogno per le conseguenze delle violenze subite in Camerun. La giudice
che ha firmato questa sentenza non trova credibile che M. abbia passato
la notte con i propri congiunti invece di esserne immediatamente
separata, che non sia stata uccisa come gli altri, e ne deduce che le
violenze certamente subite (di cui esiste ampia e inoppugnabile
documentazione medica) non siano in alcun modo correlate al suo impegno
politico. Quindi, per lei rientrare in Camerun non comporta nessun
rischio. Senza tenere conto dei rapporti di Amnesty International in cui
da tempo viene segnalata la crescente violenza politica diretta contro
gli oppositori del presidente Biya in un paese solo formalmente
democratico, e senza aver condotto nessuna verifica in tal senso, la
giudice rimarca che sul sito del Ministero degli Esteri "Viaggiare
sicuri" il Camerun non viene considerato un paese a rischio. In ogni
caso non per i turisti occidentali.
A noi appaiono invece del tutto chiare le ragioni per cui a M. deve
essere concesso asilo politico nel nostro paese. *Perché lo stupro è
stato ed è -- come espressione di una cultura che vede il corpo delle
donne come campo di battaglia e oggetto di uso e abuso maschile --
un'arma politica.* Così è stato utilizzato per esempio in Bosnia, di cui
Chiara Valentini in quegli anni scriveva: "E' proprio la diversità del
corpo femminile che è stata assunta come bersaglio di offesa".
Cara Giudice, M. doveva subire quello che ha subito, vivere e
raccontarlo *perché fossero chiari i rapporti di potere e le conseguenze
del proprio agire politico in prima persona, come donna.* Doveva essere
annullata nella propria corporeità e nel suo profondo legame con la
sessualità e la riproduzione, che per una donna, in questa concezione,
rappresentano più della morte e della semplice soppressione fisica.
*Negare asilo politico a M. significa disconoscere la specificità della
violenza politica da lei subita.*
Chiediamo che il tribunale di secondo grado tenga correttamente conto
della situazione politica in Camerun e della riflessione sulla violenza
contro le donne e sul suo preciso legame, in molti contesti, con la
guerra e la lotta politica.
*Chiediamo che M. venga accolta in Italia, possa essere curata,
ricominciare a vivere e ricongiungersi con le sue bambine e sua madre.*
Bologna, 5/12/2010
Associazione Orlando