La mattina del 6 dicembre 1990 un Aermacchi MB 326,
durante un'esercitazione militare, sfondò il muro della classe Seconda A
dell'Istituto Tecnico Commerciale Salvemini di Casalecchio sul Reno
(Bologna), provocando la morte di 12 ragazzi di 15 anni: Deborah, Laura,
Sara, Laura, Tiziana, Antonella, Alessandra, Dario, Elisabetta, Elena,
Carmen e Alessandra. Causò 88 feriti di cui 72 con lesioni di invalidità
permanente tra il 5 e l'85%. L'aereo era partito dall'aeroporto di
Villafranca di Verona, il pilota, il tenente Bruno Viviani, per un
guasto perse il controllo del velivolo e attivò il dispositivo di
espulsione. L'apparecchio sventrò la struttura e il carburante prese
fuoco, incendiando l'edificio. Inchieste e processi si susseguirono e si
scoprì che il guasto era stato riscontrato prima del passaggio sulla
città di Ferrara: si disse che il pilota avrebbe potuto tentare di
puntare sul mare o azzardare un atterraggio di fortuna a Ferrara. I
processi si conclusero con l'assoluzione del pilota, del suo superiore,
il comandante Eugenio Brega e dell'ufficiale della torre di controllo di
Villafranca Colonnello Roberto Corsini, tutti difesi dall'Avvocatura
dello Stato. La conclusione? Fatalità. L'iter processuale finì il 26
gennaio 1998. La Quarta Sezione della Corte di Cassazione di Roma
rifiutò gli ultimi ricorsi dei familiari delle vittime confermando
l'assoluzione per tutti: trattandosi di un «tragico incidente», il fatto
non costituiva reato. Un'altra strage impunita.
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal