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Asunto: [NuovoLab] Wikileaks Honduras: per gli USA è stato un colpo di Stato
Honduras
Wikileaks: per gli USA è stato
un colpo
di Stato

Diffusa
comunicazione dell'ambasciata USA a Tegucigalpa con
Washington
In caldo anche
1.264 comunicazioni dal Nicaragua



Mobilitazione contro il golpe a
Tegucigalpa (agosto 2009) © (Foto G. Trucchi)


Il sito web Wikileaks (attualmente
oscurato) ha pubblicato un documento "confidenziale" inviato il 24 luglio 2009
dall'ambasciatore nordamericano in Honduras, Hugo
Llorens, al Dipartimento di Stato, nel quale si evidenzia il pieno
conoscimento di quanto stava accadendo nel paese e dei preparativi del colpo di
Stato che ha abbattuto il governo di Manuel Zelaya.

Il lungo
documento chiarisce che secondo l'ambasciatore "non c'è dubbio che i
militari, la Corte Suprema di Giustizia e il Congresso Nazionale (Parlamento)
hanno cospirato il 28 giugno in ciò che ha costituito un colpo di Stato illegale
e anticostituzionale contro il Potere Esecutivo, allo stesso tempo che si
accetta a prima vista che Zelaya possa aver commesso illegalità
e anche violato la Costituzione.

Secondo la nostra prospettiva - continua il documento - non
c'è nemmeno dubbio che l'ascesa di Roberto Micheletti al potere
sia stata illegittima. Nonostante ciò, è anche evidente che la Costituzione può
essere di per sé carente, in termini di offrire procedimenti chiari per
affrontare presunti atti illegali commessi dal Presidente e per risolvere
conflitti tra i poteri dello Stato", conclude il riassunto iniziale di
Llorens.

All'interno del documento, l'ambasciatore statunitense spiega
le ragioni di chi difende il colpo di Stato e conclude che "nessuno degli
argomenti ha validità sostanziale in virtù della Costituzione. Alcuni sono
direttamente falsi. Altri sono pure ipotesi o razionalizzazioni a posteriori di
un atto chiaramente illegale".

In essenza, Hugo Llorens ha comunicato al
Dipartimento di Stato nordamericano che i militari non avevano l'autorità per
espatriare Zelaya, nè il Parlamento l'autorità costituzionale
per destituire un Presidente della Repubblica. Ha inoltre scritto che lo stesso
Parlamento e il Potere Giudiziario hanno destituito Zelaya in
base a un "precipitato processo segreto, ad hoc e illegale di 48 ore" e
che la presunta lettera di rinuncia "era un'invenzione che nemmeno è stata la
base per l'azione del Congresso il 28 giugno".

L'ambasciatore chiarisce infine che "l'arresto di
Zelaya e la sua uscita forzata dal paese violava molteplici
garanzie costituzionali", tra cui la proibizione di espatriazione, la
presunzione d'innocenza e il diritto al giusto processo.

Perfino rispetto ai presunti delitti commessi dall'ex
presidente honduregno l'ambasciatore nordamericano ha seri dubbi. "Nonostante si
fosse potuto iniziare una causa contro Zelaya per varie delle
presunte violazioni alla Costituzione, non è mai stata fatta un'analisi pubblica
e ufficiale delle prove, né un qualcosa che assomigli a un giusto processo",
conclude Llorens.

La reazione di Manuel
Zelaya

La reazione dell'ex presidente Zelaya non si
è fatta attendere. In una lettera fatta circolare poche ore dopo la diffusione
del documento, l'ex presidente ha considerato che questa rivelazione indica che
"gli Stati Uniti erano coscienti che si trattava di un colpo di
Stato e ciò crea difficoltà e imbarazzo all'amministrazione
Obama".

Secondo Zelaya, il documento pubblicato da
Wikileaks servirà come prova nei casi che si stanno ventilando
nella Corte Penale Internazionale (CPI) e la Commissione
Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) "per creare un
precedente e castigare i golpisti. In questo modo - ha continuato
Zelaya - si evidenzia la complicità degli Stati
Uniti, dato che erano a conoscenza della pianificazione ed esecuzione
del colpo di Stato, così come dei fatti accaduti dopo e sono rimasti in
silenzio. Svela inoltre la trama ordita contro la democrazia e delegittima il
regime attuale (in Honduras)".

L'ex presidente ha anche considerato che il documento
conferma l'ingerenza nordamericana in Honduras e obbliga gli
Stati Uniti a "fermare la violenza nel paese e a trasformarsi
immediatamente in parte della soluzione, promuovendo il castigo per i criminali
e la riparazione per le vittime. Nessun'altra cosa è accettabile", segnala
Zelaya nella sua lettera.

L'ex presidente, ancora in esilio in Repubblica
Dominicana, ha infine attaccato la politica attuale degli Stati
Uniti, i quali continuano a "proteggere gli autori intellettuali e
materiali del golpe e chi viola i diritti umani".

"Perché Obama e la segretaria
Clinton hanno sostenuto le elezioni insieme al dittatore e ora
stanno cercando di 'lavare' il colpo di Stato? Perché continuano a mantenere il
silenzio quando sanno che la CIA e il Pentagono sono implicati
in questo colpo di Stato, (sanno) che continuano le violazioni ai diritti umani,
l'assassinio di giornalisti e membri della Resistenza? Perché continuano a
promuovere l'oblio su tutti i misfatti commessi dagli assassini convertiti in
dittatori", si domanda l'ex presidente.

"La cosa paradossale - ha concluso Zelaya -
è che gli Stati Uniti riconoscono il delitto, che sono stato
defenestrato, ma stanno zitti di fronte alla persecuzione, ai 187 esiliati e ai
premi che danno al dittatore Micheletti".

Il Nicaragua
aspetta

Mentre il sito di Wikileaks è stato oscurato
e uno dei suoi principali esponenti, Julian Assange, è
ricercato dall'Interpol, non si smorza l'eco dei 251 mila documenti della
diplomazia nordamericana resi pubblici pochi giorni fa, molti dei quali
riferenti a vari capi
di Stato latinoamericani.

Intanto, Wikileaks ha fatto sapere di essere
in possesso di 1.264 documenti riguardanti comunicazioni tra l'ambasciata
nordamericana a Managua e il Dipartimento di Stato. I documenti coprono un
periodo che va da aprile 1988 a febbraio 2010. Circa 40 di queste comunicazioni
sarebbero segrete, 564 confidenziali e il resto non coperti da restrizioni e
dovrebbero essere rivelate nei prossimi mesi.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi -
Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua
- www.itanica.org )





Ugo Beiso











Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal