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REVISIONATELO
Gabriele
La Russa va
alla guerra
Alessandro
Robecchi
Nella
splendida cornice di migliaia di vittime civili, fremente e fiero nella sua
divisa militare virilmente indossata, Sua Eccellenza il Ministro della Difesa
Ignazio La Russa
ha compiuto l'ardita impresa di lanciare undicimila volantini sul villaggio
afghano di Bala Murghab, malauguratamente sprovvisto di contraerea.
Atterrato
incolume dopo l'ardito cimento, ha dichiarato, con vibrante sprezzo del
ridicolo, di essere come Gabriele D'Annunzio, probabilmente nel tentativo di
intrecciare una storia d'amore con Eleonora Duse.
L'accostamento
del ministro con il Sommo Vate, fatto da sé medesimo, deve essergli sembrato
suggestivo.
E comunque più credibile di altri travisamenti: pare che Silvio Berlusconi gli
avesse consigliato di dichiararsi nipote di Mubarak. La guerra psicologica del
Ministro La Russa
consiste dunque nel bombardare di carta gli afghani, in spregio alle più
elementari regole della raccolta differenziata. «Il benessere proviene dalla
pace», c'è scritto sui foglietti.
Un
gesto di grande credibilità per un ministro che non più tardi di due settimane
fa aveva proposto di dotare di bombe gli aerei italiani di stanza in
Afghanistan, allo scopo, tutto pacifista, di ammazzare stecchiti più afghani
possibile.
Non
potendo tirare bombe dall'alto, come avrebbe voluto, non ha resistito alla
tentazione di sganciare comunque qualcosa, e ha ripiegato su manifestini di
propaganda. I volantini gettati da Gabriele La Russa, forse al grido di «Fiume è italiana»,
ritraggono combattenti talebani che tornano a casa abbandonando la guerra,
immagine forte, l'unica, in effetti, che consentirebbe agli americani e a La Russa di vincere il
conflitto tre a zero a tavolino per abbandono dell'avversario. In più, i
piccoli foglietti colorati lanciati sulle teste degli afghani citano il Corano
e mettono in guardia dalle mine antiuomo, senza dire - forse per mancanza di
spazio, o più semplicemente per mancanza di onestà - che le mine e le bombe a grappolo
ce le mettiamo pure noi, e che ai bambini afghani si insegna (mai abbastanza) a
non raccogliere nulla da terra.
Una
distrazione che si può perdonare data la tensione che regna sullo scacchiere di
guerra sul quale - sempre naturalmente in segno di pacificazione - giungono in
queste ore nuovi potentissimi carri armati americani. Una nota del Ministero
della Difesa comunica inoltre che i volantini sono stati testati da alcuni
focus-group che li hanno giudicati efficaci e comprensibili anche agli analfabeti,
dettaglio subito apprezzato da molti membri del governo italiano. Il virile
gesto del generoso combattente in mimetica rischia di costituire un pericoloso
precedente: presto infatti dieci milioni di copie di un libro che canta le lodi
del governo Berlusconi saranno lanciate sulle teste degli italiani con un
chiaro messaggio incluso: arrendetevi!
Oggi,
mentre nell'ora del riposo e dello svago il guerriero La Russa è tornato a Roma ad
occuparsi di Mara Carfagna, rifiuti solidi urbani e lotte intestine al regime,
brilla nella popolazione afghana del distretto di Bala Murghab una nuova
consapevolezza: con gente che chiama «missione di pace» una guerra e che
scimmiotta le glorie del fetido ventennio non c'è da fidarsi. Per questo, ci
sentiamo un po' civili afghani anche noi.
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal