Re: [Hackmeeting] Il mio primo libro :)

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Autore: a.dicorinto
Data:  
To: hackmeeting
Oggetto: Re: [Hackmeeting] Il mio primo libro :)

<Quote>
io pensavo che fosse sacrosanta la "libera circolazione delle idee" e
non "la libera circolazione delle idee in base al reddito".

e non per fare polemica eh, ma solo perchè trovo meglio pubblicare un
libro con (C) e dire eh mi serve venderlo secondo i meccanismi sui cui
da sempre piscio invece che metterlo sotto licenza libera e poi
suggerire di comprarlo e non diffonderlo.

più che altro perchè almeno così si capisce cosa è applicabile e cosa no
delle mille stronzate che ci diciamo da anni.
<Quote>
Premesso che adoro il modo schietto e cazzuto di parlare di Elettrico (lo soche non te ne frega niente), vorrei problematizzare la
questione.

Premesso che il copyright è una cosa relativamente recente nata in Ighilterra (1710, lo statuto di Anna) e che la legge italiana sul
diritto d'autore è del 1941, è scontato dire che nasce per “controllare” le opere dissidenti. Ma il copyright in età moderna viene
accettato e si afferma come tutela del lavoro intellettuale, finalmente riconosciuto come tale, per dare garanzie contrattuali agli
autori e agli editori. E' questo che dovrebbe essere sacrosanto. Garantire di mangiare a chi lavora.

Il problema nasce quando il copyright diventa un dispositivo per tutelare gli editori piuttosto che gli autori che da questa tutela
ricevono le briciole, venendo espropriati della propria creatività senza più potere controllare l'opera generata.

Per quelli come noi che campano di lavoro intellettuale, la critica al copyright viene dal fatto che “protegge la bottiglia anziché
il vino che ci sta dentro”, riducendo la sua possibilità di circolazione e alienandolo a chi non può pagarlo sul mercato.

Questo significa che gli autori sono dentro i meccanismi dimercato? Sì. Non è detto che ci piaccia, ma ci siamo adattati mentre
cercavamo altre soluzioni.. E' vero che il Mercato fa schifo? Sì. Ma non è detto che siamo capaci di farne a meno, sia quando
facciamo la spesa (di hardware o di salami), sia quando vendiamo la nostra forza lavoro intellettuale e il nostro tempo a questo o a
quello (e spesso sono dei gran pezzi di merda).

Nel frattempo abbiamo individuato delle soluzioni “correttive”, di riformismo radicale forse, ma non rivoluzionarie. Quali? La GPL,
GFDL, le CC, le Open Content, eccetera. Ma si basano *tutte* sul copyright, rispettano le normative internazionali della WIPO e
vengono difese nei tribunali alla bisogna.

E' questo male? Secondo me no. Abbiamo cercato un equilibrio tra i diritti di chi lavora, autori ed editori, ampliando i diritti dei
fruitori. Con una aggiunta: la scelta di una licenza libera si può fare perchè “conviene”, o per ideologia o perchè è un feticcio,
ma *non* è una scelta antimercato e non è detto che sia sempre il modo migliore per condividere e fare circolare delle idee.