[cm-Roma] R: ???

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著者: rotafixa\@movimentofisso\.it
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To: cm-roma
題目: [cm-Roma] R: ???



felipe, non una e non due, ma finché lo ritengo. e non merda, come dici tu (questo sì che è un insulto), ma un minimo di logica.  te lo spiego passo per passo, visto che non riesci a capire altro da te:dire che in ciclofficina non si fanno bici ma si formano persone può voler dire due cose: - o non si sa comunicare cosa si pensa- oppure c'è bisogno della croce verde. altro sarebbe dire: "in ciclofficina si fanno bici e si va oltre, verso la formazione..."eccetera; oppure "in ciclofficina non si fanno solo bici, ma si va oltre, verso la formazione...." eccetera. che poi è di questo che stavamo parlando all'ex lavanderia, io e te, durante la giornata sulla mobilità.   io non so cosa sia stato detto, l'ho visto riportato: ma -lungi da me spandere merda, caro-: osservo da tempo una chiusura e un incupimento, e anche una certa tendenza a decidere per altri -in totale contraddizione dello spirito felicemente e sinceramente collaborativo di cui si parla sempre, e che viene sempre più contraddetto nei fatti a questo punto- COSA sia una ciclofficina  E COSA NON LO SIA.   ebbene, NESSUNO può dirlo. lo si fa e basta. e le evoluzioni esistono. anzi è ciò che si cerca. trovo che questo arroccamento entro canoni, stabiliti peraltro in assenza di altre ciclofficine (che poi non ci vengono, perché je vengono le bolle solo a pensa' di dover estenuarsi per due tre ore a definire cosa sia autoreddito e cosa lucro, quando ci si metterebbe un minuto tra persone serie, cosa sia volontariato e cosa lavoro, cosa sia popolare e cosa no, e famo che ci si mettono due minuti) siano il veleno di un qualsiasi nuovo movimento, e ripropongano (dico così, a naso, per ricordi lontani) formule ammuffite, vecchissime e pericolose di leaderismo e semiclandestinità che, a dirla tutta, je sparerei io per primo, se non avessi scelto altre strade. ora, ripeto e ti ripeto, e vedi di leggere con serenità e senza inutile antagonismo: - se qualcuno, ad un anno di distanza, ancora schiuma per l'abbandono della sacralità della partenza di cm da piramide, fatti suoi e di quel piccolo gruppo che ancora digrigna i denti peri il cambiamento; anzi insistere, e mettere -in sordina e non a voce alta- in cattiva luce gente come me e come i ciclisti di di traffico si muore, è da vigliacchi e rancorosi che qui secondo me non hanno niente da fare ed è meglio che cambiassero attività "conviviale": anche perché non ci è stato detto direttamente ma per interposta persona, come luca bicycling ci ha fatto leggere. - nessuno, neanche il gotha dei meccanici (?) delle ciclofficine, può dire ad una ciclofficina se è o non è. ognuna, come tradizione delle forme spontanee, sceglie il suo modus; e nessuna di queste obbliga a dare soldi (a proposito, ho saputo che la riunione delle cicloff era a pagamento obbligatorio, per radio onda rossa, o non si sarebbe potuto entrare: una qualche forma di vergogna a chi ha imposto questa cosa dovrebbe venire, se per caso ancora parla di convivio e spontaneismo); per quel che riguarda chi scrive e cioé io, nella ciclofficina che frequento si mette sempre mano a utensili e li si usa sulle bici: se c'è formazione personale, questa è successiva e sicuramente spontanea, non cercata o peggio che peggio imposta: così come lascia intendere la frase "si è stabilito una volta per tutte": 'sta frase è da comintern, non da libera comunità. - infine: se mai verrò/altr* verranno ancora alle riunioni ciclofficiniche, sarà per dichiarare bello forte che non esistono definizioni da affibbiare, giacché queste sono espressione di gerarchizzazione, tentativi di normazione di un'esperienza spontanea, irrigidimenti che mi aspetto dalle istituzioni e non da una comunità spontanea che ha tensioni e intenzioni comuni. personalmente mi impegnerò ad evitare tendenze del genere per quanto posso. spero di aver fatto capire sufficientemente il mio pensiero sul punto, e che questo non venga sbrigativamente e superficialmente definito "merda".si può anche fare, ma credo che sia un modo ennesimo di entrare in conflitto, come se non ce ne fosse abbastanza fuori di qui.