[NuovoLab] Da Pomigliano a Teano «Diritti e riconversione»

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Autor: Antonio Bruno
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Betreff: [NuovoLab] Da Pomigliano a Teano «Diritti e riconversione»
Da Pomigliano a Teano «Diritti e riconversione»
Il caso Fiat al centro
A un certo punto Antonio Di Luca, cassintegrato e delegato alla Fiat di Pomigliano, ha virato il suo intervento rivolgendosi a Sergio Marchionne: «Lei da Fazio ha detto d'essere un metalmeccanico, ma in fabbrica lei non ci viene. Una volta in passato lei ha sfidato noi operai: venite voi a fare il mio lavoro, coi miei orari, le mie responsabilità... Lei guadagna 435 volte più di noi, ma non tema: io non desidero prendere il suo posto, e non lo desidero per una ragione morale. Non intendo educare i miei figli al profitto, allo sfruttamento, allo spregio per la Costituzione».
Nella Sala dell'Annunziata, nel cuore di Teano, si è alzato un applauso fortissimo, vigoroso, come una liberazione. Studenti e insegnanti, attivisti e intellettuali giunti nella città dell'incontro fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II per indicare la via di un'Altra Italia, si sono alzati in piedi e hanno applaudito a lungo, stringendo Antonio in un intenso abbraccio. «Il lavoro nella globalizzazione e il caso Fiat» era il tema della mattinata, e l'ex segretario Fiom Gianni Rinaldini, nel suo intervento, ha definito le parole di Marchionne letteralmente «una stronzata»: sulla Fiat che non fa profitti in Italia, ma ha gli stabilimenti quasi fermi; sulla produttività insoddisfacente, causata da investimenti inadeguati in ricerca e innovazione.
Marco Revelli ha indicato il nesso che lega Risorgimento e globalizzazione: la creazione di spazi sociali più ampi, ma con effetti opposti. Nel Risorgimento nasce lo stato nazionale, e con esso un mercato più ampio. L'egemonia è moderata, con Garibaldi e Mazzini ai margini, le masse contadine escluse. Ma col tempo le forze del lavoro lottano e diventano centrali, fino alla repubblica «fondata sul lavoro». La globalizzazione cambia lo scenario, crea uno spazio planetario ma riporta a relazioni pre moderne. «In Italia - ha detto Revelli - nell'arco di 25 anni (1980-2005) il monte salari ha perso 120 miliardi di euro, l'8% del Pil, a vantaggio dei profitti. È saltata la connessione fra lavoro, cittadinanza e diritti. Il paradigma Marchionne è premoderno: morire o servire, questo era il ricatto di Pomigliano. Per fortuna qualcuno ha detto no, lasciando aperto un varco».
Un altro varco, a Teano, è stato aperto da sindaci e attivisti, che hanno stretto un «patto per l'Italia» in dieci punti. Nei suoi aspetti più innovativi, vi si parla di un'Italia che è dei suoi «abitanti» e non dei suoi cittadini; di sovranità alimentare e energetica, di reddito di cittadinanza e rispetto per il pianeta. Non poteva mancare un intervento sul caso Fiat nella logica dell'altreconomia. Vincenzo Vasciaveo, del Distretto di economia solidale Parco Sud di Milano, e Camilla Lattanzi, gassista fiorentina, hanno presentato una lettera aperta a Marchionne (ora su www.altreconomia.it), sottoscritta da centinaia di attivisti. La Fiat - vi si legge - deve programmare la sua riconversione... Il tempo della transizione è subito e dev'essere pensato insieme con i cittadini e con i lavoratori. In conclusione: «Signor Marchionne, non sottovaluti i consumatori responsabili...». Che sia arrivato il momento di una campagna di pressione verso Fiat?
*Comitato Pro Teano

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antonio bruno.
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova
00393666756779