Auteur: Eugenio Baronti Date: À: FORUM LUCCA Sujet: [Forumlucca] Lettera di Eugenio Baronti
Cari compagni e compagne,
ho deciso di iscrivermi a Sinistra Ecologia e Libertà, e lo faccio intenzionalmente dopo il recente congresso di fondazione di Firenze perché non ho in questo momento nessuna intenzione di ritagliarmi qualche ruolo nel gruppo dirigente di SEL . Parteciperò a questo percorso come semplice iscritto di una realtà periferica. Ho letto con grande attenzione e, condivido, il manifesto dei valori e ho anche ascoltato la relazione di Vendola respirando finalmente un buon clima in una sala congressuale del tutto insufficiente a contenere quella partecipazione e quel ritrovato entusiasmo.
Ho passato questi ultimi mesi dallo scorso aprile, quando ho terminato il mio mandato di assessore regionale, in una posizione di attesa, cercando di riflettere sugli accadimenti e sulle vicende politiche di questo nostro paese, per cercare di capire meglio questa difficile e complessa società moderna che sta attraversando un drammatico passaggio epocale. Ho tentato di riflettere per cercare di capire le ragioni, quelle profonde, delle tante sconfitte iscritte nella storia della sinistra in questi ultimi decenni e di questa rovinosa diaspora che ci ha cancellato dalla scena politica istituzionale. Sono stato più volte assalito dall'angoscia che nasce dalla consapevolezza che il disastro sociale e ambientale è ormai dietro all'angolo, che una profonda crisi di civiltà non è più una probabilità del domani ma inizia già ad essere una realtà dell' oggi. Sono arrivato alla conclusione che non posso più rimanere in disparte a fare l'osservatore mentre il mio paese viene rovinosamente inghiottito dentro un buco nero, travolto da scandali, da un'immoralità diffusa e da una politica, fatta in nome di una modernità, che ci riporta indietro all'ottocento, al lavoro servile senza diritti e dignità.
In questo contesto non può essere sufficiente l'impegno civile a livello locale, non possono bastare le buone pratiche virtuose realizzate in un territorio se queste non sono inserite dentro un percorso e dentro un processo di trasformazione culturale e politica generale nazionale, europea e mondiale. Di fronte a questo dramma politico che si sta consumando sotto i nostri occhi, in assenza di una sinistra capace di reagire non solo per contrastare queste politiche ma anche per offrire una alternativa, io mi sento in dovere di fare qualcosa, di dare il mio piccolo modesto contributo. Continuerò nel mio impegno a livello locale nella positiva e preziosa esperienza amministrativa unitaria di Sinistra per Capannori e con l'esperienza nazionale di rete@sinistra che si sta spendendo in quel tentativo meritorio e coraggioso di mettere in relazione diretta le tante buone esperienze sparse a livello territoriale di un'altra Italia che ci racconta storie diverse con il linguaggio dei diritti, della solidarietà, della dignità, dell'accoglienza, della pace, del rispetto della natura e dell'ambiente. Ma i tempi necessariamente lunghi di questo positivo ed utile percorso che nasce e si sviluppa dal basso, non coincidono con i tempi brevi della possibile disgregazione e dissoluzione di questo nostro paese.
Io sento il bisogno anche di un soggetto politico nazionale sicuramente transitorio, il più unitario, aperto e plurale possibile. Sento il bisogno di ricostruire un argine per contenere il dilagare del berlusconismo che sta producendo una devastazione sociale e culturale senza precedenti. Sento il bisogno di iniziare a porre le basi per ricostruire una prospettiva politica, una alternativa di società, non per salvare una sinistra, ma per salvare il paese intero. Non c'è nessun bisogno oggi di ricostruire un nuovo partito che aspira a ritagliarsi una nicchia anche dignitosa del 5% per ritornare in parlamento, per sopravvivere a se stesso e garantire una tranquilla esistenza a un ceto politico. Il paese ha bisogno di molto di più, ha sicuramente bisogno di una sinistra curiosa, creativa e disponibile a sperimentare forme, pratiche e linguaggi nuovi, capace di riportare nella politica, qualità e speranza con la forza di un sogno e di un progetto politico sociale e culturale ambizioso che vuole cambiare il paese intero, trasformarlo da cima a fondo. Più che di un nuovo partito abbiamo bisogno di ripartire per un percorso in grado di riaprire grandi processi culturali e sociali, c'è bisogno di un'ottica nuova, di abbandonare il minoritarismo che ci imprigiona e ci costringe in un angolo, deve prevalere in noi una vocazione maggioritaria di chi vuole salvare e cambiare l'Italia ed è capace di rimettere in moto una grande forza popolare unitaria e plurale. Queste ultime sono le parole dette da Niki Vendola nella sua relazione di apertura al primo congresso di fondazione di SEL. Parole da me profondamente condivise e, chi mi conosce, sa che questa mia posizione viene da lontano, da una condivisione di una cultura politica che mi portò già nel 2008 a schierarmi con il documento Vendola nel congresso del PRC e che è stata la ragione del mio allontanamento dal PRC ed è alla base della mia decisione di oggi.
Mi è piaciuta nella sua relazione la metafora del seme che muore proprio per poter donare la vita alla pianta, a nuovi germogli e mi è piaciuto il suo appello rivolto alla folla di delegati e invitati a non innamorarsi di SEL, a non trasformarla in un feticcio, ma di considerarla uno strumento transitorio di cui è necessario valutare sempre la sua reale utilità sociale e politica per raggiungere l'obiettivo ambizioso di cambiare l'Italia. Se è utile, bisogna tenerne amorevolmente di conto, ma se non serve più allo scopo, allora, bisogna sapersene liberare in qualsiasi momento, essere capaci di farsi seme.
Queste parole sono state musica per le mie orecchie. Sono del tutto consapevole degli attuali limiti di SEL, dello scarto profondo che esiste tra ciò che sta scritto nel manifesto dei valori fondativi e quella che è la sua pratica quotidiana in tanti territori. Ma sono anche convinto che non esistono percorsi facili e processi lineari, l'estrema complessità di questo mondo moderno ci impone di attrezzarci per attraversare contraddizioni, difficoltà e conflitti. Da oggi, mi metto a disposizione per cercare, insieme a tutti coloro che lo ritengono necessario e utile, di costruire questo processo nella mia realtà territoriale.
Per questi motivi ho deciso di iscrivermi a Sinistra Ecologia e Libertà considerando questo nuovo soggetto politico il primo passo di un percorso che continuamente dovrà ridefinirsi strada facendo, senza alcuna presunzione di autosufficienza, inclusivo ed aperto per riconquistare la fiducia e la speranza di quel popolo disilluso di una sinistra dispersa e sconfitta ma anche come strumento di cambiamento, di liberazione e di salvezza per un popolo intero.