[Lecce-sf] Fw: [(n)PCI] Dopo Roma

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Auteur: Rosario Gallipoli
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À: forumlecce
Sujet: [Lecce-sf] Fw: [(n)PCI] Dopo Roma
(nuovo)Partito comunista italiano

         Comitato Centrale
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            Intervista del mensile Resistenza al Segretario Generale del (n)PCI


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    Comunicato CC 24/10 - 17 ottobre 2010



     [Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word / PDF]




      Sabato le masse popolari hanno fatto il primo passo della strada che porterà le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari a costituire un governo popolare d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare!




      Non è che l’inizio di una strada ancora in salita, ma possibile: è la via più diretta, meno distruttiva e meno dolorosa per porre immediatamente rimedio agli effetti più disastrosi della crisi economica e ambientale e aprire la via della rinascita del nostro paese fino a uscire definitivamente dalla crisi che devasta e sconvolge il nostro paese e il mondo intero!




    Finora la costituzione del Governo di Blocco Popolare era stata la parola d’ordine lanciata dalla carovana del (nuovo) Partito comunista italiano. Era stata la linea che il (n)PCI ha indicato e illustrato in cento modi e da vari aspetti, come la via che le masse popolari e in primo luogo gli operai dovevano imboccare e percorrere per porre fine alla crisi: una crisi che non finisce da sola per effetto delle distruzione che provoca come è successo per le crisi cicliche, né può finire per misure di tipo principalmente economico prese dalle autorità borghesi nel quadro del loro attuale sistema di relazioni sociali e dell’attuale sistema di relazioni internazionali. 


    Con la manifestazione di sabato a Roma la linea della costituzione del GBP non è più solo la linea indicata dal Partito comunista. Per la prima volta l’hanno presa in mano le masse popolari, in una grande iniziativa di massa. La linea della costituzione del GBP sabato è scesa in campo sulle gambe, con i sentimenti e la volontà di centinaia di migliaia di operai, lavoratori dei più diversi settori, donne, giovani, immigrati, intellettuali. È stata l’anima reale di una grande manifestazione indetta dalla FIOM con l’adesione di migliaia di OO e di OP. Una manifestazione che non avrebbe futuro e prospettiva senza quella linea perché le aspirazioni delle centinaia di migliaia di dimostranti si possono realizzare solo costituendo il GBP. E la FIOM può tener fede al ruolo che ha assunto con la grande mobilitazione di sabato solo mettendosi con ancora maggiore coscienza e determinazione alla testa del movimento delle OO e delle OP per la costituzione del loro governo d’emergenza, il GBP. E questo vale anche per le migliaia di promotori della mobilitazione. Per ognuno di loro si pone oggi il problema del che fare, dopo il grande successo di sabato. Tutti quelli che rifletteranno senza essere offuscati da pregiudizi e dalla paura o da interessi costituiti e privilegi legati all’attuale sistema di relazioni sociali, arriveranno a conclusioni che, quale che sia il nome che gli daranno, coincidono nella sostanza con la costituzione del GBP. 




    Quindi la via della costituzione del GBP è in discesa, è saldamente nelle mani degli operai organizzati e delle masse popolari organizzate?


    Assolutamente no! 


    Costituire il GBP è possibile, ma esso sarà costituito solo quando sarà aspirazione e obiettivo cosciente voluto con determinazione dagli operai organizzati e dalle masse popolare organizzate che lo vedranno come la soluzione dei loro mali. Siamo ancora lontani da quel punto.




    Tutti i membri della carovana del (n)PCI, tutti i comunisti e gli elementi avanzati devono mobilitarsi in iniziative di propaganda, devono stringere una rete sempre più fitta di rapporti organizzativi per moltiplicare il numero delle OO e delle OP; per convincerne un numero crescente che per ognuna di esse la costituzione del GBP è l’unica via per realizzare le particolari aspirazioni per cui è nata e invertire la via fallimentare che il paese sta seguendo; per favorire il coordinamento delle OO e delle OP in reti locali e in reti nazionali, per favorire anche la costituzione di legami internazionali, perché la crisi attuale riguarda tutti i paesi del mondo.




    Tutti i membri della carovana del (n)PCI, tutti i comunisti e gli elementi avanzati devono mobilitarsi in iniziative di propaganda e in contatti organizzativi per convincere i personaggi che per la posizione che già occupano nella vita sociale possono diventare oggi promotori del movimento per la costituzione del GBP e domani membri del GBP. Essi devono assumere la responsabilità che loro compete. Non possono limitarsi a dire che la crisi è irreversibile, che la crisi continua ad aggravarsi, che i prossimi mesi saranno terribili se le cose continuano come sono avviate e non tirare le conclusioni pratiche di quello che dicono, delle convinzioni che esprimono. Non possono esimersi dall’assumere la responsabilità di promuovere la costituzione di un governo d’emergenza che adotti caso per caso e momento per momento i provvedimenti necessari per porre fine agli effetti, almeno da subito agli effetti più gravi della crisi, anche se questo vuol dire ledere gli interessi costituiti e i privilegi dei capitalisti e dei finanzieri, del Vaticano e del clero, dei banchieri e delle Organizzazioni Criminali, i loro pregiudizi, le loro abitudini le loro aspirazioni e la loro volontà.


    Dobbiamo spingere tutti in avanti. Non si tratta di fare l’esame di coscienza ai singoli personaggi. Fare l’esame di coscienza oggi è una tendenza negativa, che porta alcuni compagni e in particolari alcuni esponenti dei sindacati alternativi e di base a mettere contro la linea del GBP le loro buone ragioni, le ragioni con cui nel passato si sono generosamente e coraggiosamente ribellati alla linea della concertazione e della compatibilità adottata a danno dei lavoratori dai sindacati di regime. È una tendenza che porta alcuni compagni e vari esponenti del sindacati alternativi e di base a porsi fuori dal movimento presente, mentre questo è in realtà il trionfo pratico delle loro buone ragioni d’ieri. È ovvio che chi occupa una posizione sociale elevata, e tanto più quanto più è elevata la sua posizione sociale, qualche responsabilità anche personale ce l’ha del fatto che la situazione, in Italia e nel mondo, è arrivata al punto attuale ed è incamminata come lo è verso la distruzione e la guerra. Qualche responsabilità per quello che ha fatto o per quello che non ha fatto, di azione o di omissione ce l’ha. Ma non è questo il punto. Il punto è la posizione e il ruolo che oggi assume di fronte a una crisi che è chiaramente senza uscita e si aggrava a meno che si prendano le misure d’emergenza del caso.


    La garanzia che il GBP farà un buon lavoro non sta nelle convinzioni e nella sincerità dei singoli suoi promotori né tanto meno dei personaggi che lo comporranno. La garanzia sta principalmente nella natura proletaria e popolare delle OO e delle OP che lo avranno portato al potere, che indicheranno i provvedimenti particolari e concreti che il GBP prenderà, che cureranno l’attuazione dei suoi provvedimenti. E queste OO e OP con la costituzione del GBP si moltiplicheranno di numero e miglioreranno di qualità, fino a diventare il nuovo sistema politico e legale del paese, il nuovo potere. Bisogna avere il coraggio di affrontare con fiducia nelle proprie buone ragioni, la nuova fase della lotta di classe che si aprirà, su un terreno più avanzato, una volta costituito il GBP. 




    Tutti i membri della carovana del (n)PCI, tutti i comunisti e gli elementi avanzati devono mobilitarsi generosamente perché le OO e le OP rendano il paese ingovernabile da ogni governo che sia emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e dei suoi padrini. È la condizione indispensabile per indurre con le forze di cui disponiamo oggi gli stessi vertici della Repubblica Pontificia e i suoi padrini a ingoiare il rospo della costituzione del GBP, a rassegnarsi alla costituzione del GBP benché dispongano ancora delle forze armate, della polizia e di altri numerosi corpi di repressione, ufficiali e non ufficiali. Si rassegneranno perché la costituzione del GBP apparirà loro come una possibile via d’uscita, una misura temporanea in attesa che si creino nel paese e a livello internazionale le condizioni per riprendere in mano la situazione. 


    Il paese sta diventando ingovernabile anche per i dissensi che si moltiplicano e si acuiscono negli stessi vertici della Repubblica Pontificia. Questo sarà un vantaggio per le masse popolari se da parte delle OO e delle OP monterà con forza il movimento per la costituzione del GBP, perché minore sarà la resistenza che i vertici della Repubblica Pontificia potranno opporre. Ma diventerà invece una minaccia tanto più grave per le masse popolari quanto minore sarà la forza del movimento delle OO e delle OP per la costituzione del GBP, perché dell’aggravarsi dei contrasti nei vertici della RP possono approfittare i gruppi più reazionari e più criminali della borghesia e del clero per imporre loro un loro governo d’emergenza, che contro la parte più avanzata delle masse popolari, farebbe valere con la forza della disperazione criminale le ragioni che oggi i Marchionne, i Berlusconi, i Sacconi, i Maroni e i Tremonti proclamano. 




    Cosa devono fare le OO e le OP per rendere il paese ingovernabile da ogni governo che sia emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e dei suoi padrini? 




    Devono promuovere la mobilitazione più organizzata di cui sono via via capaci perché nessuno accetti pacificamente, con rassegnazione, senza opporre accanita resistenza, le restrizioni e costrizioni che la borghesia, il clero e le loro autorità cercano di imporre alle masse popolari, perché la solidarietà delle masse popolari sorregga ogni proletario e ogni lavoratore che si ribella! Bando a ogni egoismo. 


    Moltiplicare nella forma più organizzata di cui siamo capaci l’insubordinazione e la disobbedienza, le proteste, le dimostrazioni, gli scioperi, le occupazioni, le espropriazioni dei ricchi, le spese proletarie nei supermercati, la sospensione del pagamento di bollette, imposte, multe, mutui bancari, pedaggi, tickets, affitti della case delle immobiliari, della Chiesa e di capitalisti. Organizzare le masse popolari a sufruire gratuitamente dei servizi. Moltiplicare atti di solidarietà con disoccupati, con i lavoratori minacciati di licenziamento, con gli immigrati, con i precari. Moltiplicare le attività alternative di produzione e di distribuzione e le attività culturali autorganizzate.


    Ovunque la classe dominante opprime, è possibile trasformare l’oppressione in rivolta: ma è possibile anche che con l’oppressione la classe dominante produca una maggiore sottomissione, inculchi timore, produca un maggiore abbrutimento degli oppressi. In ogni episodio e caso di oppressione, noi comunisti dobbiamo sistematicamente, con una crescente abilità che si acquisisce con la pratica, portare gli oppressi a ribellarsi. 


    In ogni campo, in ogni scontro noi comunisti non dobbiamo attutire i contrasti, sminuire il contrasto, assopire, disperdere, isolare gli elementi più combattivi. Non dobbiamo dare fiato e forza ai conciliatori, ai fautori di un accordo e della conclusione dello scontro. Solo con scontri di livello superiore, più organizzati e con obiettivi più elevati, le masse popolari avanzano verso la vittoria. Non dobbiamo assopire i contrasti, ma al contrario approfondire i contrasti, far risaltare più nettamente lo scontro sociale. Dobbiamo organizzare la parte più attiva (questa è la sinistra) e trasformarla in una forza politica, sulla base di essa costruire una nuova superiore fase dello scontro (concatenazione). 


    Per questo ad esempio dobbiamo sempre sistematicamente esaltare e additare come esempio ogni comportamento di insubordinazione e di ribellione alla borghesia, al clero e alle autorità da essi costituite. Dobbiamo incoraggiare e promuovere l’insubordinazione, la rivolta, l’appropriazione collettive, ma non condannare quella individuale: fare il massimo di cui siamo capaci per trasformarla in collettiva. Dobbiamo incoraggiare e promuovere l’insubordinazione, la rivolta, l’appropriazione organizzate, ma non condannare quella spontanea: fare il massimo di cui siamo capaci per trasformarla in organizzata. Dobbiamo condurre ogni gruppo sociale, ad ogni livello, dai piccoli ai grandi, attraverso un processo che porti dalla sottomissione alla rivolta, dall’istintivo al progettato e consapevole, dallo spontaneo all’organizzato. Più la rivolta collettiva e organizzata si dispiegherà su larga scala, più assorbirà in sé, valorizzerà e rieducherà i comportamenti e le tendenze alla rivolta individuale ed estemporanea.




    1. In questa fase della nostra storia, il più antisociale, cioè il più contrario, il più nocivo alla salute e al progresso della società, tra i comportamenti individuali è la rassegnazione e la sottomissione ai padroni, al clero e alle autorità da questi costituite. Dobbiamo additare come esempio chi non si sottomette, non ingigantire i suoi limiti, che invece dobbiamo lavorare con forza perché siano superati. La ribellione individuale e spontanea è, possiamo e dobbiamo fare in modo che sia, dobbiamo imparare a fare sempre meglio e su scala sempre più vasta in modo che sia il punto di partenza per sviluppare la ribellione collettiva e organizzata. Ma deve essere a noi comunisti chiaro che dove vi è un ordinamento sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per stabilire un ordinamento sociale giusto, superiore. Ricordiamo come Lenin derideva la mentalità e il comportamento dei socialdemocratici tedeschi di destra: “La loro mentalità è tale che se devono occupare una stazione ferroviaria, pagano disciplinatamente il biglietto di ingresso, esigono che chi va ad occuparla paghi il biglietto d’ingresso!”. Nell’atteggiamo individuale di rivolta e insubordinazione la componente principale oggi, in questo contesto sociale, è positiva, da valorizzare. 


    2. In ordine di gravità e di nocività, tra i comportamenti individuali asociali, dopo quello indicato viene il trattamento antagonista delle contraddizioni in seno alle masse popolari. Noi comunisti dobbiamo dispiegare il massimo sforzo perché la violenza, il furto, le vie di fatto, ecc. non solo siano esercitate in modo collettivo e non individuale, organizzato e non istintivo, pianificato e non estemporaneo, ma anche perché siano esercitate con criteri di classe: non nei rapporti in seno alle masse popolari, ma contro i nemici di classe, contro i membri e le istituzioni della borghesia imperialista e del clero, contro quelli tra la borghesia e il clero che si oppongono alla rivoluzione e alla soddisfazione dei bisogni delle masse popolari; siano esercitate contro le autorità costituite dalla borghesia e dal clero, non contro le autorità che le masse popolari si danno e costituiscono per condurre la rivoluzione e regolare le contraddizioni in seno al popolo.


    3. In ordine di gravità e di nocività, tra i comportamenti individuali asociali, dopo i due indicati viene il disinteressarsi delle sorti del proprio paese e dell’umanità. Riservare il proprio interesse e la mobilitazione delle proprie energie alla conservazione e riproduzione di se stesso, ai propri consanguinei e ai propri vicini, grosso modo come facevano gli uomini primitivi e come continuano a fare gli animali delle specie superiori. È l’ambito in cui la borghesia imperialista e il clero hanno cercato con un certo successo di circoscrivere l’interesse dei membri delle masse popolari quando, nel periodo del capitalismo dal volto umano, sono stati costretti dal movimento comunista a concedere sostanziali miglioramenti alle masse popolari dei paesi imperialisti in termini di quantità di beni e di servizi disponibili come condizioni della propria vita e perciò entrati a far parte delle condizioni socialmente necessarie della propri esistenza.


    Questi tre “comandamenti” costituiscono oggi il “decalogo” che dobbiamo diffondere tra le masse popolari, la morale oggi necessaria, che dobbiamo promuovere ad ogni livello.


    In questo consiste rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e dei suoi padrini. Oggi essere comunisti significa portare le OO e le OP sempre più numerose su questa strada. 


    La trasformazione dell’oppressione in rivolta è un’arte complessa ma indispensabile: noi comunisti possiamo e dobbiamo apprenderla. È un aspetto essenziale della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. È una parte della direzione che dobbiamo imparare ad esercitare esercitandola, indicando a ogni gruppo sociale, in ogni circostanza cosa fare e cercando di stabilire con esso, di avere in esso un ruolo tale che le nostre indicazioni siano assimilate, riconosciute giuste e attuate. 




    Ci sono lavoro, beni e servizi per tutti!


    Ci sono i mezzi materiali e le conoscenze per porre fine alla crisi. È una questione politica!




    Ma se non vi poniamo fine noi, rovine ancora più gravi incombono sulle masse popolari del nostro e di tutti gli altri paesi!




    I comunisti hanno il coraggio di affrontare la situazione, forti delle lezioni del movimento comunista!




    Il nuovo Partito comunista italiano 


    chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!


    chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!




    Il nuovo Partito comunista italiano chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello: per aggregare gli elementi più avanzati, imparare a funzionare clandestinamente, imparare assieme a svolgere un’efficace opera di orientamento sui propri compagni, sulle OO e sulle OP della zona, sulle masse popolari!




    Nessuna azienda deve essere chiusa! - Ad ogni azienda un compito utile e quanto occorre per funzionare!


    Nessun lavoratore deve essere licenziato! - Ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso!


    Ad ogni individuo quanto occorre per una vita dignitosa e per partecipare alla gestione della vita sociale!


    Gli altri paesi hanno i nostri stessi problemi: stringere rapporti con quelli disposti a collaborare con noi!