Autor: Antonio Bruno Data: Para: forumgenova, forumsege, forumsociale-ponge Asunto: [NuovoLab] Lafontaine: La sinsitra vince se ha un progetto
alternativo
liberazione intervista d iSimonetta Cossu
L’Europa di Maastricht mercoledì prossimo darà un drastico giro di vite:
tetto dell’1% all’aumento della spesa pubblica. Nel caso di sforamenti di bilancio
sanzioni automatiche pesanti.
In caso di procedura anti-deficit eccessivo, riduzione di tre punti all’anno
del debito o avanzo primario al 4%.
Insomma si annuncia un vero massacro sociale. Oskar Lafontaine fondatore ed expresidente della Linke, il partito della sinistra in Germania, è a Roma ospite della festa della Federazione
della sinistra e vuole iniziare l’intervista proprio parlando di questo.
Un nuovo trattato di Maastricht più vincolante e duro. Cosa contiene e
quali sono i rischi per la stabilità sociale in Europa?
Il trattato di Maastricht è il frutto delle politiche liberiste e il suo scopo
principale è la stabilità dei prezzi.
Questa logica produce una politica economica e monetaria sbagliata che genera un aumento della disoccupazione e della precarietà. Se l’Europa perseguirà ancora questa strada i problemi
si aggraveranno.
Se lei ha ragione, questo produrrà ancora di più un distacco della popolazione all’idea di Europa. Quali secondo lei invece sono le misure che bisognerebbe adottare?
Questo in pratica sta già accadendo.
In molti paesi registriamo una disaffezione, ad esempio, verso le elezioni europee: in Germania il tasso di affluenza è stato del 40%. Un segnale che ci dice che la popolazione ha perso
fiducia o non si aspetta nulla da questa Europa. E hanno ragione a pensare questo. Le politiche europee hanno prodotto dumping salariale, sociale e fiscale. E se si proseguirà su
questa strada vedremo i partiti dell’estrema destra rafforzarsi ed aumentare il loro potere nei governi di diversi paesi europei.
In tutto questo c’è anche una responsabilità della sinistra. Cosa sta accadendo in questo campo politico oggi in Europa?
Se la sinistra non riesce a proporre delle politiche alternative è inevitabile
che la gente cerchi risposte nei partiti di destra. Ma in Germania non è successo
grazie alla presenza della Linke che ha raggiunto il 12% e grazie al fatto che non esiste un partito di estrema destra. Nel corso della storia abbiamo vistoche questo è accaduto. Se le condizioni sociali dei lavoratori peggiorano, il loro consenso va alla destra e questo significa che la sinistra ha fallito.
Resta comunque il dilemma: come si cambia la politica, governare o non governare? Come fa una sinistra ad amministrare nel contesto che abbiamo davanti?
Questo è il tema che tutta la sinistra in Europa si pone. Alla domanda se sia giusto o sbagliato partecipare al governo si risponde con le elezioni, con il risultato che si produrrà. Se si registra
una bassa affluenza alle urne, significa che la politica del governo in carica
è sbagliata. Quindi se la sinistra è stata al governo è la gente non va a votare significa che la partecipazione al governo è fallita, come la politica di quel governo. Ci sono però anche casi
dove la sinistra che ha scelto di amministrare è stata premiata. La questione
decisiva è la credibilità. E’ molto semplice: se non si mantengono le promesse fatte si perde, se invece si rispettano si vince.
Come si contrastano le politiche liberiste oggi in Europa?
Bisogna innanzitutto definire cosa si intende per divisa monetaria unica.
Quando esiste una moneta unica scompare uno strumento importante della politica monetaria: la svalutazione e la rivalutazione. Quest’ultima, ad esempio, si rendeva necessaria quando
i salari in un paese erano purtroppo bassi, la svalutazione interveniva
quando questi crescevano troppo. Se si capisce questo ci si rende conto che
oggi in Europa è necessaria una politica salariale europea che sia legata alla
produttività.
Ha delle proposte per uscire da questo “imbroglio”?
Alcune idee ci sono. Serve una politica monetaria gestita dagli Stati e non dalle istituzioni finanziarie. La seconda è che in Europa c’è bisogno di un contratto per un salario minimo. E questo dovrebbe includere anche le tasse e i servizi sociali. La terza è la questione del potere. Un modo per impedire la ridistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto è lo sciopero
generale. A lunga scadenza l’obbiettivo è la ridistribuzione delle ricchezze
create a livello sociale dai lavoratori e dalle lavoratrici nel loro complesso.
In poche parole è necessario un nuovo ordine economico. La proprietà sociale di cui parlo è quella creata nelle grandi imprese. Oltre a ciò occorre che lo Stato possa controllare
la circolazione della moneta, perchè la gestione privata del flusso monetario
è fallita.
Questo comporta un sistema bancario molto più sotto controllo...
Sì è necessario sia a livello europee che internazionale. In Germania c’è un detto popolare: il denaro fa girare il mondo! Questa saggezza popolare è una semplificazione molto realista di quando accade oggi. Gli Stati sono senza potere rispetto alle istituzioni finanziarie che si sono accaparrate il controllo monetario. Tutti gli Stati industriali oggi non hanno il controllo
di quanto accade. E su tutto questo non si discute, quando invece è una
questione fondamentale per la democrazia: il potere deve essere controllato per via democratica. Il potere politico non si eredita, mentre quello economico si. E’ quindi ancora più importante
non permettere che il potere economico sia senza controlli e passato in modo ereditario. La soluzione ino gni caso non è dare il controllo allo Stato, ma alle maestranze, ovvero alle
lavoratrici e ai lavoratori che l’hanno creato. Questo è un tema di dibattito
dentro la Linke. Il modello tradizionale comporta che la proprietà sociale
sia dello Stato. Ma l’esperienza nei paesi socialisti ha dimostrato che la
proprietà sociale gestita dallo Stato non ha funzionato. I lavoratori devono
essere emancipati, devono imparare a prendere in mano tutte le leve della
propria esistenza anche con tutti i rischi che ciò comporta. Con la crisi
che stiamo vivendo è compito della sinistra avanzare proposte alternative
di questo tipo. Ad esempio in Germania quando si parlò della sovvenzione pubblica della Opel, la Linke ha avanzato l’idea che fossero i lavoratori a prendere in mano la situazione. Sarebbe
stato un inizio.
E’ accettabile secondo lei scambiar sicurezza del posto di lavoro in
cambio di salari fermi?
Non è accettabile. Questa è una proposta tipica del modello liberista.
Un’impresa lo può fare, ma se lo fanno tutti abbiamo una riduzione generalizzata
dei salari, e questo è neoliberismo puro. E anche secondo la teoria
economica classica è un concetto sbagliato.
Purtroppo il modello liberista non è stato assunto solo dai partiti socialdemocratici
ma anche dai sindacati.
Per questo rinnovare una politica di sinistra significa anche rinnovare le
politiche sindacali.
La Linke fa invidia a molti partiti di sinistra in Europa, alle ultime
elezioni ha registrato il 12% dei consensi...
La Linke ha avuto successo perchè ha presentato un programma politico alternativo
credibile. Inoltre l’esistenza della Linke costringe anche gli altri
partiti a non dare il peggio di sè! E oggi anche nella Linke si discute se andare
al governo o no. E la nostra riposta è che la nostra partecipazione al governo
ha valore solo se siamo in grado di incidere sulle politiche del governo
in modo reale e visibile.
Esistono forme di lotte oggi più efficaci?
Le grandi manifestazioni non bastano.
A queste si sono ormai abituate sia le imprese che i governi. Fanno ormai
parte della sceneggiatura. Bisogna colpire la distribuzione. Se blocchi
questa ci sarà una reazione anche da parti dei dirigenti. La Linke ha inserito
nel suo programma lo sciopero politico.
La tradizione socialdemocratica tedesca si è sempre opposta a questo tipo di sciopero.
La Linke ha optato per un cambio al vertice, Lafontaine e Bisky lasciano
la presidenza ad una nuova generazione, Quanto è importante
questo? E che eredità lei lascia?
La cosa più importante è la credibilità che deve essere perseguita. Gli uomini
e le donne vanno e vengono. Il nostro successo è determinato dai nostri
contenuti chiari e dal crederci. Il mio desiderio è, se vogliamo parlare
di eredità, che si vada avanti
--
antonio bruno.
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova
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