[RSF] Clamori dalla Colombia

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Autore: Associazione nazionale Nuova Colombia
Data:  
To: forumroma
Oggetto: [RSF] Clamori dalla Colombia


09/09 - UN ALTRO INQUISITO COME NUOVO AMBASCIATORE COLOMBIANO IN
ITALIA!
Dopo Sabas Pretelt de La Vega, inabilitato a ricoprire incarichi
pubblici per 12 anni e sotto processo per corruzione, è stato
nominato il nuovo ambasciatore colombiano in Italia. Si tratta di
Andrés Felipe Arias, detto “Uribito” per il suo patetico
tentativo di imitare nei modi e nelle espressioni il
narco-expresidente Uribe, suo mentore e protettore. La nomina è
avvenuta appena Arias è uscito dagli uffici della magistratura, nei
quali ha subito un interrogatorio di undici ore. L'inchiesta che lo
coinvolge riguarda lo scandalo del cosiddetto “Agro Ingreso
Seguro”, scoppiato durante l'ultimo periodo della presidenza Uribe,
quando Arias ricopriva il ruolo di ministro dell'agricoltura e
pertanto era il massimo responsabile del programma intorno al quale
è scoppiato lo scandalo. AIS era un programma truffaldino inventato
a scopo propagandistico dal vecchio governo, che sulla carta avrebbe
dovuto beneficiare -con un modesto versamento elargito dallo Stato-
un certo numero di contadini, mentre i fondi messi a disposizione
sono stati in larga parte utilizzati per finanziare ricchi
imprenditori agricoli legati alla mafia uribista, in aperta e quanto
mai sfacciata violazione della stessa legge, già di per sé
sbagliata e fuorviante rispetto al problema agrario colombiano,
predisposta dal governo ultraliberista.

Fallita la possibilità di rieleggere Uribe, Arias (che è iscritto
al Partito Conservatore) ha fatto propaganda e lobbing in sostegno di
Santos, anche contro il suo partito che sosteneva Noemí Sanín. Il
premio che Santos gli elargisce ora per le prestazioni svolte a suo
favore, serve a mettere Arias in una posizione più protetta con in
tasca un incarico diplomatico all'estero, di fronte ai problemi
giudiziari che lo coinvolgono in patria.

Ancora una volta la diplomazia colombiana viene utilizzata come merce
di scambio nel mercato dei favori incrociati organizzato
dall'oligarchia.

Ancora una volta il nostro paese viene utilizzato come discarica
politica, inviando in Italia come diplomatici i rifiuti non più
spendibili in altri ruoli e con processi per gravi reati sulle
proprie spalle. Oltre al precedente di Sabas Pretelt ricordiamo
quello di Camilo Osorio ed il paramilitare console Noguera, tutti
inquisiti o arrestati.

Ci chiediamo se la ragione per la quale non vengano mai nominati come
diplomatici personaggi meno putrefatti, dipenda più dal fatto che
l'Italia non ha mai sollevato obiezioni all'accreditamento di
delinquenti, o che per quanto si possa cercare tra i nomi con i quali
l'oligarchia colombiana si rappresenta, di persone almeno vagamente
decenti difficilmente se ne possono incontrare.

06/09 - MINISTRO DELLA GUERRA COLOMBIANO RESPINGE QUALSIASI DIALOGO
CON L'INSORGENZA
Il ministro della guerra colombiano, Rodrigo Rivera, ha respinto
totalmente qualunque possibilità di dialogare con le FARC-EP: “Non
credono nell'abbandono delle armi, e per questo occorre inasprire la
guerra. Con loro non esiste nessuna possibilità di dialogo, come con
tutte le persone che credono di poter utilizzare la violenza ed il
terrore per farsi capire dall'interlocutore”.

Il ministro ha ribadito che gli ordini del presidente Santos sono
quelli di “inasprire” l'offensiva contro gruppi armati
considerati illegali; evidentemente non considera illegali i
paramilitari di Stato, visto che non ha mai dimostrato alcuna
offensiva nei loro confronti!

Le ingenue illusioni di un possibile cambiamento nella politica del
regime colombiano, indotte dall’operazione di maquillage inaugurata
da JM Santos, vengono dunque spazzate via da queste dichiarazioni, che
vale la pena di analizzare attentamente.

Qualcuno dovrebbe infatti prendersi la briga di ricordare al ministro
della guerra che ogni movimento guerrigliero che abbia abbandonato le
armi è stato sistematicamente massacrato dal regime oligarchico,
come dimostra, ad esempio, il genocidio dell'Unión Patriótica, il
movimento politico che ha visto cadere sotto i colpi di sicari,
paramilitari e forze armate colombiane oltre 5.000 dei suoi dirigenti
e militanti.

A differenza di quel che sostiene Rivera, l'insorgenza colombiana ha
dimostrato in questi anni di aver cercato molte volte una strada per
l'apertura di un dialogo; basti pensare agli scambi epistolari con i
“Colombiani per la Pace ”, il movimento coordinato dalla
senatrice Piedad Córdoba, o alla recente lettera aperta inviata
all'Unasur (Unione delle Nazioni Sudamericane) con la richiesta di
esporre in un'assemblea di questa istituzione la propria visione
della guerra in Colombia, reiterando la propria “irriducibile
volontà di cercare una soluzione politica al conflitto”. Questa
volontà si è sempre scontrata con l'insensata opposizione del
regime colombiano e di Washington, che auspicano ancora, dopo 46 anni
di conflitto, un’irraggiungibile vittoria manu militari.

Suona poi ridicola la presa di posizione contro coloro che utilizzano
“violenza e terrore” come metodo politico; il ministro non avrà
difficoltà a trovare chi si avvale di questi sistemi all'interno
della compagine governativa. Da anni, infatti, il regime si scaglia
contro qualunque suo oppositore, armato e non, utilizzando il
terrorismo di Stato, il sicariato, il paramilitarismo; basti
enumerare i crimini degli ultimi 5 anni di narcogoverno uribista:
1.309 massacri, 42.875 omicidi, 40.000 sparizioni forzate, il
ritrovamento di 2.719 fosse comuni con migliaia e migliaia di
cadaveri, l'attacco militare all'Ecuador, il massacro di migliaia di
giovani disoccupati fatti passare per guerriglieri, l'assassinio di
centinaia di sindacalisti e giornalisti, i quasi 5 milioni di
sfollati, gli oltre 5 milioni di profughi rifugiatisi nei paesi
vicini.

Il neogoverno del fascista e guerrafondaio Santos ha già gettato la
maschera, in piena continuità col suo predecessore, il mafioso
Uribe, sulla sua intenzione di “inasprire” un conflitto già
drammatico e sanguinoso, in modo da poter continuare ad ottenere
miliardi di dollari dal Pentagono e non dover affrontare i nodi
storici che affliggono il paese e che hanno determinato la nascita
dell'insorgenza colombiana: l'ingiustizia sociale, la svendita della
sovranità all'imperialismo statunitense e delle ricchezze nazionali
alle multinazionali straniere, e l'impossibilità di condurre
un’opposizione, coerente e non edulcorata o cooptata, al regime
oligarchico.

04/09 - DRAMMATICO AUMENTO DELLA PROSTITUZIONE PER LA PRESENZA DI
BASI MILITARI USA
Uno studio del MSGP (Movimento Sociale contro la Guerra e per la Pace
) ha denunciato che l'aumento della prostituzione nel municipio
colombiano di Puerto Salgar, sede della base di Palanquero, si deve
alla crescente militarizzazione.

Questa base militare è la più importante dell'accordo fra Colombia
e Stati Uniti del 2009, invalidato da una sentenza della Corte
Costituzionale dello scorso 17 agosto.

Le indagini del MSGP hanno accertato l'esistenza di siti internet
dedicati alla prostituzione, che forniscono cataloghi on-line con
fotografie di donne e bambine di Puerto Salgar, dimostrando anche la
forte incidenza della base militare nella vita culturale, politica e
sociale di questo municipio, situato nel dipartimento di
Cundinamarca.

I risultati della ricerca sono stati resi noti durante l'Incontro
Internazionale delle Donne e dei Popoli delle Americhe contro la
Militarizzazione , tenutosi in Colombia fra il 16 ed il 23 agosto.

Secondo quanto riportato da un'intervista dello scorso anno di
Wilbert Van Der Zeijden, del Trasnational Institute, le installazioni
militari “sono abitate soprattutto da uomini giovani, annoiati e
frustrati. Lontani da casa, famiglia, fidanzate o spose. Il risultato
è un notevole aumento di delitti, incluse le violenze, il traffico di
droga, i furti e gli abusi violenti”.

La giornalista e femminista nordamericana Debra McNutt ha denunciato
in un articolo che le famiglie non lasciano che le ragazze escano in
strada, non solo per evitare che siano assalite o assassinate, ma
anche per impedire che siano sequestrate dalle reti di organizzazione
della prostituzione. Queste reti obbligano anche alcune famiglie a
vendere i propri figli per convertirli in schiavi sessuali”,
circostanza che si inserisce nel contesto di totale impunità di cui
godono i militari statunitensi.

La militarizzazione del territorio ha comportato la perdita della
sovranità, dell'autonomia e dell'autodeterminazione dei popoli,
traducendosi in una minaccia per l'intero continente; mentre il
progetto di morte si espande per mezzo delle basi militari in
Colombia attraverso tutta l'America Latina, come strumento
d’intervento militare per il controllo politico, economico e
sociale sull'ex cortile di casa degli USA, si moltiplicano le
manifestazioni popolari che si oppongono categoricamente
all'illegittima ed illegale presenza statunitense nel paese,
denunciandone i crimini e le continue violazioni dei diritti umani.

02/09 - IL NUMERO DEI DISOCCUPATTI IN COLOMBIA SFIORA I 10 MILIONI
In un dossier presentato dal co-direttore del DANE (il Dipartimento
Amministrativo Nazionale di Statistica) Carlos Eduardo Sepúlveda, si
afferma che i disoccupati in Colombia sarebbero 2.608.000, mentre i
lavoratori “informali” sarebbero circa 7 milioni. Per lavoratori
informali si intendono tutti coloro che lavano i vetri ai semafori,
vendono dolciumi e merce varia sugli autobus cittadini, lustrascarpe,
ecc., e che di fatto sono uomini e donne disoccupati che tirano a
campare alla giornata arrangiandosi come possono per riuscire a
sopravvivere.

L’ex presidente Uribe ha più volte epurato dal DANE quei dirigenti
che si negavano alla manipolazione in chiave propagandistica dei
rilevamenti statistici, al solo fine di mostrare un paese in cui
l’economia era in continua crescita e la disoccupazione in continuo
calo. Ma le cifre reali evidenziano come, con una popolazione
economicamente attiva di circa 28 milioni di persone, 10 milioni si
trovano disoccupati; ciò rappresenta una percentuale che supera il
30%.

Peraltro, l’impianto metodologico degli enti statali in Colombia,
in materia di misurazione del numero dei disoccupati, è perverso al
pari di quello di molti altri paesi capitalistici: non è considerato
disoccupato colui il quale, da almeno sei mesi, non dichiara o
dimostra di essere ancora alla ricerca di un’occupazione, ed al
contempo è ritenuto occupato chi, nell’ultimo anno solare, ha
lavorato almeno per un mese.

La politica della “sicurezza democratica” di Uribe, ora portata
avanti dall’oligarca Santos, ha collocato la Colombia al primo
posto nel continente latinoamericano per la spesa militare sostenuta,
in contrapposizione a paesi come il Venezuela che, al contrario, hanno
dato priorità a politiche sociali che hanno beneficiato l’intera
popolazione. Il governo colombiano continua ad insistere sulla strada
della guerra, e a farne le spese è il popolo che giorno dopo giorno
viene spremuto dalle politiche ultraliberiste della cosca al potere.



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