Puntate precedenti:
Traverso (Silp): “Sentenza Diaz, a proposito di coerenza”
http://www.cittadigenova.com/Lettere-a-CDG/Traverso-Silp-Sentenza-Diaz-a-proposito-28075.aspx
Lettera congiunta Silp-Sap sui fatti del G8 di Genova del 2001
http://www.cittadigenova.com/Genova/Lettere-a-CDG/Lettera-congiunta-Silp-Sap-sui-fatti-28184.aspx
Lettera (di Carlo Gubitosa) ai sindacati di Polizia: "Pronti al codice identificativo su caschi e divise?"
http://www.cittadigenova.com/Lettere-a-CDG/Lettera-ai-sindacati-di-Polizia-Pronti-28311.aspx
------- Messaggio inoltrato -------
Da: "Carlo Gubitosa" <c.gubitosa@???>
A: veritagiustiziagenova@???
Cc:
Oggetto: Re: [veritagiustiziagenova] La risposta del SAP e la mia replica
Data: 17/08/2010 12.27.01
Ecco qui, questo e' l'articolo che mi e' stato inoltrato dall'ufficio
stampa del SAP in cui e' espressa chiaramente la posizione di questo
sindacato sui codici identificativi da applicare su caschi e uniformi:
l’articolo a firma del Segretario Generale, Nicola Tanzi, pubblicato
nella giornata del 14 maggio sulle pagine del quotidiano LIBERO.
“I recenti fatti di cronaca che vedono sul “banco degli imputati” le
Forze dell’Ordine impongono una seria riflessione da parte di chi,
come il Sindacato Autonomo di Polizia, è quotidianamente impegnato per
i diritti del personale e per il miglioramento del sistema sicurezza.
A fronte di episodi che rivestono certamente carattere di gravità, ma
che rappresentano soltanto una rarissima eccezione rispetto alla
regola, nonostante alcuni tentativi di strumentalizzazione da parte di
chi non nutre rispetto per le donne e gli uomini in divisa, si
dimentica troppo spesso che ogni fine settimana sono circa 10.000 gli
operatori impegnati per garantire la sicurezza degli stadi e delle
manifestazioni sportive.
Personale che proviene in massima parte dai Reparti Mobili della
Polizia, altamente preparato, impiegato anche per 10 – 12 ore
consecutive di lavoro, ricompensato con indennità da 13 euro e
vittima, durante i servizi di ordine pubblico, di violenze di vario
tipo, di lanci di sassi, oggetti, sputi e talvolta anche di urina, di
provocazioni messe in atto per realizzare incidenti, di gente che
filma coi propri telefonini solo le presunte angherie dei poliziotti,
alimentando un clima di odio e avversione verso ragazzi e ragazze che
operano per 1.200 euro al mese e che frequentemente finiscono in
ospedale o addirittura peggio.
Ogni anno sono centinaia i feriti tra le Forze dell’Ordine a causa
delle manifestazioni sportive.
Senza dimenticare quel che è successo al collega Raciti e a tantissimi
altri appartenenti che hanno perso la vita.
Detto questo, noi non vogliamo difendere l’indifendibile, ma invitiamo
tutti ad una serena e non superficiale valutazione dei fatti accaduti
negli ultimi giorni, che non possono essere in alcun modo messi in
collegamento con altre vicende – da Cucchi a Sandri, da Aldovrandi a
Giuliani – che si sono sviluppate in contesti diversi e in situazioni
non sempre chiare.
La Polizia di Stato, nata dalla legge di riforma 121/1981 che ha
smilitarizzato, democratizzato e sindacalizzato il Corpo, è una
istituzione sana, costituita da circa 100.000 appartenenti, molti dei
quali laureati; persone che vengono dalla vita civile e che
rappresentano, pertanto, uno spaccato della società attuale.
Le mele marce esistono in qualunque ambito, in ogni ambiente di
lavoro, in qualsiasi contesto culturale.
Quel che conta davvero è l’impegno per crescere, per progredire, per
dimostrare di aver saputo apprendere dai propri errori con la volontà
di migliorarsi.
La Polizia di Stato, grazie anche all’impegno del Prefetto Manganelli,
non si è mai nascosta dietro un dito, non hai mai “coperto” nessuno e
lavora concretamente per un costante accrescimento del personale.
Prova ne è la recente istituzione del Centro di formazione per
l’ordine pubblico a Nettuno, una struttura all’avanguardia a livello
italiano ed europeo.
Piuttosto, voglio con chiarezza rispondere a chi ogni tanto tira fuori
dal cilindro l’idea di dotare ogni poliziotto o carabiniere di un
numeretto di identificazione, soprat-tutto nei servizi di ordine
pubblico.
Una proposta che potremmo accettare se, allo stesso modo, tutti i
manifestanti e tutti i tifosi venissero dotati di analogo segno di
riconoscimento.
Non dobbiamo mai dimenticare che tra guardie e ladri non può esserci
confusione.
Noi siamo orgogliosi di essere poliziotti e di stare dalla parte giusta!”
REPLICA DI CARLO GUBITOSA
Benissimo, caro "ufficio stampa SAP", prendo atto della posizione del
suo sindacato espressa per bocca del segretario, che provo a
riassumere come segue: "siccome in piazza dobbiamo avere a che fare
con persone anonime che rimangono impunite, anche noi vogliamo
rimanere anonimi e impuniti". Anonimi proprio come chi mi ha inviato
questo messaggio di posta elettronica, a differenza dei vostri
colleghi del Silp che mi hanno scritto a viso aperto e senza
nascondersi firmandosi con nome e cognome. Viva il coraggio delle
proprie idee.
Ma almeno siate coerenti con voi stessi: nell'articolo che mi avete
inviato il segretario Tanzi scrive che "non dobbiamo mai dimenticare
che tra guardie e ladri non puo' esserci confusione" e poi dice che i
"ladri" devono essere uguali alle "guardie", e che le "guardie"
accetteranno solo misure di controllo e di prevenzione degli abusi che
sono gia' state applicate ai "ladri", e quindi niente codici
identificativi sui poliziotti fino a quando non li avranno anche i
manifestanti.
Ma allora i "ladri" potrebbero dire lo stesso: accettiamo la polizia
in piazza solo se si toglie i caschi come noi, e solo se e' disarmata
come noi. Perche' disarmati e senza caschi erano i terremotati
manganellati a Roma, i cittadini della Valsusa manganellati per aver
criticato lo scempio ambientale delle grandi opere, i cittadini del
corteo di sabato 21 luglio 2001.
La vostra e' una visione dell'ordine pubblico degna dei fasti
dell'impero romano, dove la gestione democratica della piazza si
trasforma in una lotta di gladiatori dove le due bande che scendono
nell'arena devono essere dotate delle stesse armi e degli stessi
strumenti di controllo. Ma voi non siete una "banda", siete dei
rappresentanti delle istituzioni, e a voi si chiede un rispetto della
giustizia, un controllo interno e una assunzione di responsabilita'
diversa da quello che si pretende dai "ladri". O mi state dicendo che
in piazza vince la legge del piu' forte, e che l'unica differenza tra
un poliziotto e un black bloc sta nella "squadra" di appartenenza, e
che quindi e' giusto che nelle "partite di calcio" entrambe le squadre
rispettino le stesse regole?
Ma allora se dite che in piazza voi siete solo una "banda" come le
altre, allora siete voi che state facendo confusione tra le "guardie"
e i "ladri" dicendo che sono tutti uguali, siete voi che vi mettete
allo stesso livello dell'ultimo adolescente che gioca a fare il
teppistello negli stadi, siete voi che cercate di confondere le acque
per godere della stessa liberta' di movimento e della stessa
mascheratura di cui godono gli sfasciavetrine, siete voi in ultima
analisi che togliete dignita' alla vostra professione, "abbassandovi"
al livello dei "ladri".
A riprova della vostra grande cultura democratica e del vostro
profondo senso della costitiuzione, e' inoltre meraviglioso che in un
articolo un rappresentante della polizia di Stato, cioe' della polizia
dei cittadini, si permetta di definire "ladri" tutte le persone che
incontra in piazza, tutti i manifestanti che esercitano i diritti
previsti dall'articolo 17 della costituzione.
Ma ora ditemi, come si sentono di fronte a queste cose gli iscritti al
vostro sindacato che rispettano le regole e hanno la coscienza pulita
perche' non hanno mai commesso abusi e violenze arbitrarie? Come si
sentono i professionisti capaci di autocontrollo quando vedono un
collega che picchia qualcuno e rimane impunito? Come si sentono quando
la responsabilita' individuale viene nascosta diventando una vergogna
collettiva anche per chi non ha nulla da vergognarsi? Come si sentono
i vostri iscritti che rispettano le regole e i cittadini quando
qualcuno li insulta e li chiama "servi" solo perche' qualcun altro ha
commesso degli abusi ed e' rimasto impunito?
Non vi interessa nulla di queste persone? Non avete interesse a
tutelare anche loro anziche' preoccuparvi solo di rendere non
identificabili quelli che in piazza si trasformano in ultra' per
affermare la legge del piu' forte anziche' rispettare le leggi dello
stato? E allora con che diritto vi lamentate e date ai giornali la
colpa della sfiducia dei cittadini? Con che diritto potete
rimproverare i cittadini che non si sentono tutelati, quando non
riuscite a tutelare e a rispettare nemmeno i vostri iscritti che non
hanno nulla da nascondere e non avrebbero nessun problema ad essere
identificabili in piazza?
Perche' non accettate l'introduzione dei codici identificativi almeno
su base volontaria, cosi' da mettere in risalto quelli che non hanno
nulla da nascondere? Chi vorra' restare impunito potra' rifiutarsi di
usare il codice, ma chi ci tiene ad affermare la propria onesta'
potra' esibire con orgoglio il suo codice identificativo e sfidare
chiunque a trovare anche una sola foto o filmato dove sono documentati
abusi compiuti da un poliziotto che ha quel codice addosso. Se non
riuscite nemmeno a tutelare i poliziotti onesti, con che coraggio
venite a lamentarvi di essere poco apprezzati dai cittadini?
Mi rimane una curiosita': come mai vi considerate cosi' impreparati
nell'attivita' investigativa da ritenere che i manifestanti non siano
identificabili solo perche' non hanno un codice stampato addosso? In
fin dei conti sono molto rari i casi in cui nelle piazze si incontarno
"antagonisti" che cercano inutilmente di proteggersi con caschi e
imbottiture.
Basta guardarsi attorno e documentarsi per scoprire che dal G8 di
Genova ad oggi la stragrande maggioranza delle operazioni di
contenimento delle piazze e' stata diretta verso terremotati, persone
contrare a iniziative del governo, comitati locali che protestano per
qualche ingiustizia, insomma cittadini "normali" a viso scoperto e
quindi PERFETTAMENTE RICONOSCIBILI E IDENTIFICABILI anche senza codici
identificativi stampati addosso. A differenza dei vostri colleghi che
agiscono col viso coperto dai caschi, basta una foto per identificare
i cittadini. E allora se proprio devono valere le stesse regole,
proibiamo l'uso del casco ai poliziotti, cosi' come e' proibito per
legge manifestare a viso coperto.
Il mio sospetto e' che con il vostro atteggiamento voi non cerchiate
una fantomatica "giustizia ugualitaria" nella gestione delle piazze,
ne' tantomeno la fiducia dei cittadini, men che meno il rispetto e la
solidarieta' dei colleghi onesti.
Le vostre scelte mi sembrano viziate dall'ossessione dell'impunita',
dall'ansia di coprire gli abusi di colleghi violenti ostacolando ogni
possibile strumento di identificazione, come dimostra quella firma mai
identificata sui verbali dell'irruzione alla Diaz che regalato
l'impunita' al vostro collega con la coda di cavallo, salvato dal
giusto processo riservato a chi in quella circostanza ha saputo
firmare in modo leggibile.
Che grande talento investigativo ha dimostrato in quell'occasione la
polizia di Genova! Abbiamo in mano la firma di un indagato, ci sono i
filmati che lo ritraggono nella Diaz mentre picchia gli occupanti
della scuola, abbiamo gli elenchi di chi ha partecipato a
quell'operazione, ma nessuno e' stato in grado di identificarlo per
metterlo davanti alle sue responsabilita'.
E in piu' la coda di cavallo ha anche avuto la sfrontatezza di
partecipare alle udienze, contando sullo scarso intuito dei colleghi,
o meglio sulla loro omerta'. Forse con indizi cosi' "difficili"
bisognava chiamare il commissario Rex per mettere insieme materia
grigia sufficiente a dipanare questo mistero.
E allora continuate cosi', la vostra scelta l'avete fatta, anzi l'ha
fatta tutta la questura di Genova: anziche' tutelare i cittadini
picchiati in quella scuola, si e' preferito coprire il coraggioso
amico dai lunghi capelli che dopo aver compiuto violenze e abusi
penalmente rilevanti non ha saputo o voluto firmare in modo leggibile,
ne' ha ritenuto opportuno rivendicare la paternita' della sua firma.
Ma non si puo' avere tutto nella vita, e quindi non lamentatevi se per
tenervi stretta l'impunita' che nasce dall'anonimato delle divise
avete perso la fiducia e il rispetto di moltissimi cittadini. In fin
dei conti essere uomini si riduce a questo: pagare il prezzo delle
vostre scelte senza troppi piagnistei e assumendosi le responsabilita'
delle proprie azioni senza dire che la colpa e' sempre degli altri.
Se invece volete fare di tutto perche' il "signor codino" rimanga
anonimo anche in futuro senza l'obbligo di portare codici
sull'uniforme e sul casco, e assieme a lui resti anonimo e impunito
chiunque andra' in piazza a viso coperto e manganello in mano a
commettere abusi, gettando fango e infamia anche su chi non li
commette, allora non prendetevela troppo quando qualcuno vi spiega che
a queste condizioni non avvete piu' l'autorita' morale per pretendere
il rispetto della legge, poiche' voi siete i primi a volerla aggirare
senza subirne le meritate conseguenze.
Cordiali Saluti
--
Carlo
Forum Per La Sinistra Europea - Genova
http://versose.altervista.org/
Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità
http://notavgenova.altervista.org/