Autore: Aldo Zanchetta Data: To: forumlucca, forumvalleserchio Oggetto: [Forumlucca] Sentenza di Genova - Le motivazioni - E
Angelo Mastrandrea
G8, De Gennaro ordinò gli arresti. E arrivò la Diaz
Inviati da De Gennaro per «riscattare l'immagine del corpo» e «procedere a
tal fine ad arresti», gli alti funzionari della polizia condannati per l'irruzione
alla scuola Diaz di Genova la notte del 21 luglio 2001 videro le violenze ma
non fecero nulla per impedirle. Pesano come un macigno sui vertici della
polizia le
310 pagine delle motivazioni della sentenza con la quale la Corte d'Appello
di Genova ha ribaltato la sentenza di primo grado sulla «notte cilena» del
G8 2001 alla scuola Diaz.
Il 18 maggio scorso, infatti, i giudici avevano condannato 25 imputati, tra
i quali il capo dell'anticrimine Francesco Gratteri (a 4 anni di carcere), l'ex
comandante del primo reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini (5 anni),
Giovanni Luperi (4 anni), Spartaco Mortola (3 anni e 8 mesi) e Gilberto
Caldarozzi (3 anni e 8 mesi).
Nelle motivazioni depositate dalla Corte (in anticipo sulla scadenza
annunciata del 16 agosto) si spiega che i funzionari di polizia presenti al
momento dell'irruzione nell'ex sede del Genoa social forum sono stati
condannati perché avevano l'obbligo di impedire le violenze e non lo hanno
fatto. Non solo. La sentenza mette nero su bianco anche il ruolo di Gianni
De Gennaro, allora capo della polizia e oggi ai vertici del Dis, i
ridisegnati servizi segreti italiani. Secondo la Corte, infatti, «l'origine
di tutta la vicenda è individuabile nella esplicita richiesta da parte del
Capo della Polizia di riscattare l'immagine del corpo e di procedere a tal
fine ad arresti, richiesta concretamente rafforzata dall'invio da Roma a
Genova di alte personalità di sua fiducia ai vertici della Polizia che di
fatto hanno scalzato i funzionari genovesi dalla gestione dell'ordine
pubblico».
La tesi è chiarissima e dà ragione all'ipotesi della procura: la violenta
repressione del 21 luglio 2001 (il giorno dopo l'uccisione di Carlo
Giuliani), con centinaia di arresti al corteo finale del G8 tra tutte le
componenti del movimento no global, e l'irruzione alla Diaz nascerebbero da
una «richiesta» arrivata da De Gennaro in persona ai suoi «fiduciari»
appositamente inviati da Roma a Genova. Una «pressione psicologica» che per
la Corte però «non giustifica in nulla la commissione dei reati né l'eventuale
malinteso spirito di corpo che ha caratterizzato anche successivamente la
scarsa collaborazione con l'ufficio di Procura». Insomma, i poliziotti
potrebbero essere poi andati al di là delle intenzioni, con i pestaggi e le
violenze.
Parole che fanno sobbalzare l'ex portavoce del Genoa social forum Vittorio
Agnoletto e il giornalista Lorenzo Guadagnucci, vittima della Diaz: «Queste
motivazioni confermano la ricostruzione storica dei fatti compiuta dai pm e
da sempre sostenuta dal movimento e dalle vittime. Abbiamo sempre sostenuto
che l'assalto alla Diaz non è stato frutto di una decisione improvvisa di
qualche funzionario di polizia di medio-basso grado, ma è nata da una
"esplicita richiesta da parte del Capo della Polizia"», dicono.
Rispetto alla sentenza di primo grado, l'Appello stabilisce la
responsabilità dei vertici per le violenze e per i falsi atti, come le
bottiglie molotov portate dentro la scuola dai poliziotti e poi fatte
risultare come prova del possesso di armi da parte degli occupanti. Secondo
la Corte, del falso documentale sono responsabili anche i vertici della
polizia presenti e non solo i loro sottoposti. A convincere i magistrati
della colpevolezza, i filmati che mostrano un conciliabolo tra alti
dirigenti della polizia nel cortile della scuola con le bottiglie in mano.
Per quanto riguarda le violenze commesse dalle forze dell'ordine durante
l'irruzione, la Corte spiega che Gratteri, Canterini e Luperi erano stati
mandati a Genova da Roma per gestire l'ordine pubblico ed erano i più alti
funzionari presenti in loco. Erano presenti all'operazione e hanno visto
quello che accadeva, e poiché erano gerarchicamente sovraordinati potevano
intervenire per impedire le violenze. Ma non lo fecero. Nel frattempo tutti
i dirigenti condannati sono stati promossi e mai allontanati dalla polizia,
mentre De Gennaro è stato condannato a un anno e quattro mesi in Appello per
istigazione alla falsa testimonianza al processo sulla scuola Diaz. Dopo
entrambe le sentenze sia il ministro dell'Interno Maroni che quello della
Giustizia Alfano si affrettarono a garantire solidarietà e protezione ai
condannati, assicurando che non sarebbero stati sospesi come chiedevano a
gran voce le vittime e i movimenti.
A maggior ragione oggi, dopo le motivazioni della Corte, Agnoletto e
Guadagnucci rilanciano la richiesta: «Questa esplicita attribuzione di
responsabilità al vertice della polizia rende ancora più inopportuna la
permanenza dei dirigenti condannati, a cominciare dal massimo livello, ai
loro posti».