Autore: norma Data: To: forumgenova@inventati.org, controg8 Oggetto: [NuovoLab] 428° ora in silenzio per la pace
Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 11 agosto dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di
genova, 428° ora in silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito
BATTAGLIE NAVALI CONTRO IL DIRITTO DI ASILO
*/Recente è la notizia della chiusura in Libia dell'ufficio dell'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), effettuata
dal Governo di Tripoli senza preavviso né apparente giustificazione.
Un'operazione, che di fatto pregiudica la possibilità di collaborazione
tra la Libia e l'agenzia delle Nazioni Unite e che ancor più aggrava la
già difficile condizione in cui versano i migranti e i rifugiati
presenti in Libia che intendono giungere in Italia con mezzi di fortuna.
Una condizione divenuta disperata a seguito dei respingimenti in mare
verso la Libia, ormai pratica quotidiana dal 6 maggio dello scorso anno,
segno inequivoco del dispregio dei diritti dei rifugiati e dei
richiedenti asilo, declassati a mezzi per l'attuazione di politiche
migratorie repressive ad impatto simbolico e strategico/*
Le coste italiane sarebbero sottoposte da ormai quasi vent'anni
all’assedio degli sbarchi . Si tratta di una retorica infondata,
costruita su dati parziali che, se correttamente interpretati, fanno
emergere un quadro che molto ha di ordinario e nulla di eccezionale: il
numero di migranti che fanno ingresso via mare in Italia rappresenta
solo una minima parte del totale degli ingressi irregolari, che a sua
volta è di molto inferiore rispetto ai numeri che interessano la gran
parte dei paesi europei. Di emergenza, si dovrebbe parlare invece in
relazione non agli sbarchi, bensì al numero sempre crescente di naufragi
e di morti in mare: l'emergenza da risolvere è la sofferenza
inimmaginabile di chi, per giungere in Italia, si affida a trafficanti
senza scrupoli tentando un (paradossale) disperato viaggio della
speranza dal costo altissimo: il rischio inaccettabile di perdere la
vita *//*
Ebbene, di fronte a questa sconcertante realtà le traversate in mare
sono lo specchio più trasparente del carattere inevitabile delle scelte
di chi tenta di giungere in Italia per chiedere protezione. Una scelta
necessitata dalle circostanze, che si aggiunge all'involontarietà della
decisione originaria di lasciare il proprio Paese che caratterizza i
rifugiati, costretti a fuggire da conflitti e da regimi oppressivi: il
mare, insomma, come unico canale di ingresso, data la pressoché totale
inesistenza di vie legali per l'accesso alla domanda di protezione, che
equivale già a una rinuncia alla garanzia dell'asilo in Italia, a una
sconfessione degli impegni internazionali, e della stessa Carta
costituzionale in cui l'asilo è sancito come diritto inviolabile.
In nome della lotta contro l'immigrazione clandestina, che colpisce un
fenomeno, quello degli ingressi via mare, che nulla ha di clandestino,
essendo gli stessi migranti a segnalare la propria presenza nelle acque
contigue alla frontiera italiana, all'Unhcr o alle stesse forze di
sicurezza italiane,l’Italia adotta la pratica dei respingimenti in mare
che altro non è che un chiaro rifiuto di onorare gli impegni
sottoscritti di fronte alla comunità internazionale, nonché un radicale
disconoscimento dei valori che formano l'identità democratica, liberale
e sociale, della Repubblica italiana: il rispetto non negoziabile della
dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali. Ennesimo
paradosso che conferma, e approfondisce, la distanza tra ciò che i
migranti intendono fare (aggirare gli apparati di sicurezza predisposti
per impedire l'accesso al territorio italiano: che è una scelta
necessitata dalla mancanza di canali di ingresso legali per i rifugiati)
e ciò che possono fare, ossia chiedere di essere soccorsi in mare perché
l'Italia si faccia carico della loro legittima richiesta di protezione.
/Tratto dal libro di //Laura Boldrini//* “TUTTI INDIETRO” ediz. Rizzoli/