[RSF] bolivar

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Auteur: Associazione nazionale Nuova Colombia
Date:  
À: forumroma
Sujet: [RSF] bolivar
16/07 - COLPITA NUOVAMENTE LA COMUNITA' DI SAN JOSÉ DE APARTADÓ
La comunità di pace di San José de Apartadó è nuovamente vittima
della violenza paramilitare.

Un processo di sfollamento forzato delle aree occupate da numerose
famiglie della comunità, è in corso a causa delle minacce e degli
atti di coazione fortemente intimidatori che da due mesi la stanno
colpendo, provenienti dai mai smobilitati gruppi paramilitari che,
cresciuti con il sostegno del governo e utilizzati come strumento
della politica di terrorismo di Stato rivolta contro le
organizzazioni popolari colombiane, continuano ad infestare le aree
rurali e quelle urbane. Questa comunità divenne celebre qualche anno
fa, dopo aver subito uno de tanti efferati eccidi di massa che il
popolo colombiano continua a patire, del quale si occuparono
osservatori internazionali facendone un caso simbolo. Il massacro
venne compiuto nel 2005 da gruppi paramilitari in collaborazione con
unità dell'esercito, secondo uno schema classico della guerra sporca
in cui esercito “regolare” e paramilitari si compenetrano nei
piani repressivi, condotti contro tutti quei soggetti non allineati
alla politica del governo e sospettati per questo di essere
integranti o collaboratori della guerriglia. Il narcopresidente Uribe
tentò pubblicamente di coprire i responsabili del crimine accusando
le FARC di averlo commesso, secondo un copione arcinoto in tutte le
dittature latinoamericane ed in particolare ormai un classico del
regime colombiano. Grazie all'interessamento internazionale, in
questo caso si riuscì a realizzare un processo nel quale emersero
responsabilità anche di altissimi comandi militari, come l'ex capo
dell'esercito Mario Montoya poi nominato da Uribe ambasciatore nella
Repubblica Dominicana e distintosi in questo ruolo-premio per lo
sforzo, in piena continuità con il suo lugubre percorso, volto ad
eliminare il dirigente rivoluzionario dominicano Narciso Isa Conde.
Ma nella quasi totalità dei casi regna l'impunità, nonché l'oblio
da parte della cosiddetta comunità internazionale.

Particolarmente esposti di fronte alla “Sicurezza democratica”
risultano i soggetti civili, che sono inermi e senza possibilità di
difesa. In casi come questo, in cui la martoriata comunità di pace,
proprio perché disarmata, si mantiene ancor più nel mirino della
violenza statale e paramilitare nonostante sia diventata un simbolo
molto conosciuto, è evidente come gli aguzzini del popolo colombiano
si beffino tanto delle sentenze giuridiche quanto dei principi morali.


È nella storia del terrorismo di Stato in Colombia e nelle migliaia
di casi come questo, che non fanno quasi mai notizia, che si trova la
risposta al perché dell'esistenza della guerriglia più antica e
numerosa dell'America Latina.

È solo ripartendo dal punto interrotto nel 2002, con la rottura
unilaterale da parte del governo Pastrana dei dialoghi del Caguán,
che potrà realizzarsi quel processo di pace con giustizia sociale di
cui hanno bisogno tanto la Colombia quanto il continente
latinoamericano.

19/07 - NUOVI PROCESSI PER ESPONENTI DEL REGIME COLOMBIANO
Si riapre il processo in Ecuador contro il generale Freddy Padilla,
per il bombardamento del territorio di questo paese effettuato
dall'esercito colombiano il 1 marzo 2008 con il supporto del
Pentagono. In quella occasione, oltre

ad una ventina di guerriglieri ed al capo negoziatore delle FARC-EP
Raúl Reyes, morirono 4 studenti messicani ed un cittadino
ecuadoregno.

Insieme a Padilla vengono processati dalla magistratura dell'Ecuador,
per lo stesso crimine, anche il nuovo presidente colombiano Juan
Manuel Santos (all’epoca ministro della Difesa) per il quale
all'inizio di luglio è stato emesso un mandato d'arresto, il capo
della polizia Oscar Naranjo (il cui fratello è detenuto in Germania
per traffico di stupefacenti) ed il generale Mario Montoya, attuale
ambasciatore colombiano nella Repubblica Dominicana e già coinvolto,
tra l'altro, nel massacro della comunità di San José de Apartadó.

Freddy Padilla è anche indagato in Colombia per le esecuzioni
extragiudiziarie di civili da parte dell'esercito, chiamate
eufemisticamente da Santos “falsos positivos”.

Parallelamente, Mario Uribe Escobar, cugino sia del narcopresidente
uscente Alvaro Uribe che del defunto capo del cartello di Medellín
Pablo Escobar Gaviria, ha ammesso durante il processo a suo carico,
per vincoli con il paramilitarismo, di essersi incontrato in alcune
occasioni con Salvatore Mancuso, famigerato paramilitare delle AUC.
Mentre l'altro cugino di Pablo Escobar Gaviria e consigliere politico
di Uribe, José Obdulio Gaviria, è coinvolto nello scandalo dello
spionaggio illegale contro magistrati, giornalisti e oppositori
politici condotto dal servizio segreto DAS, alle dirette dipendenze
del presidente. Vale la pena ricordare che le informazioni
illegalmente raccolte dal DAS su sindacalisti ed oppositori politici,
in Colombia ed all'estero, sono spesso state utilizzate per fornire ai
paramilitari le liste “nere” di coloro che andavano fisicamente
eliminati.

Il fratello latifondista di Alvaro Uribe, Santiago Uribe, è accusato
da ex ufficiali della polizia pentiti di aver creato e diretto un
gruppo paramilitare chiamato “i dodici apostoli”, che in
collaborazione con esercito e polizia si occupava di “pulizia
sociale”, cioè di uccidere barbaramente coloro che nei dintorni di
Medellín svolgevano attività politiche e sociali contrarie agli
interessi della cricca mafiosa di cui gli Uribe sono esponenti.
Inoltre, il padre di Alvaro e Santiago è stato un latifondista amico
intimo di Pablo Escobar, dedito al narcotraffico dietro il paravento
degli allevamenti di cavalli purosangue. Lo stesso Alvaro, prima di
diventare presidente, da governatore del dipartimento di Antioquia ha
patrocinato le “cooperative Convivir”, che di fatto hanno
legalizzato lo sviluppo del paramilitarismo in tutta la Colombia.
Mentre da direttore dell'areonautica civile ha rilasciato
autorizzazioni e licenze di volo a uomini di Pablo Escobar, che
utilizzavano la via aerea per il trasporto della cocaina colombiana.
Lo stesso Pablo Escobar non lesinò lodi nei confronti del giovane
Uribe per i servizi che questo gli stava prestando, mentre la DEA
statunitense lo segnalava come il n.82 di una lista dei 104
narcotrafficanti più pericolosi.

La cricca narco-familiare oligarchica colombiana, che si è
impossessata dello Stato, emerge come la grande protagonista del
terrorismo statale-paramilitare ai danni del popolo.

Le inchieste giudiziarie ed i processi che si stanno svolgendo contro
i politicanti ed i quadri militari più vicini ad Uribe possono
portare a condannare alcuni esponenti della mafia narco-paramilitare
per fatti specifici, e contribuire alla ricostruzione di una verità
storica che ancora è negata dal regime, ma non possono dare alla
Colombia quel futuro di pace con giustizia sociale che solo la lotta
organizzata potrà materializzare, aprendo il cammino per un nuovo
governo, popolare e sovrano, a beneficio della Colombia e di tutto il
continente latinoamericano.

21/07 - INDIGENI COLOMBIANI MANIFESTANO PER UNA VERA LIBERAZIONE IN
COLOMBIA
Migliaia di indigeni, provenienti dai diversi dipartimenti del sud e
dell'ovest della Colombia, hanno realizzanto una marcia di protesta
verso Bogotá per denunciare l'ipocrisia delle manifestazioni
ufficiali, realizzate in occasione del bicentenario della liberazione
dal colonialismo spagnolo. Gli indigeni denunciano che i governi
oligarchici che si sono succeduti in questi 200 anni, dopo essersi
insediati con la menzogna, l'intrigo ed il tradimento ai danni del
Libertador Simón Bolívar, non hanno portato beneficio alcuno ai
popoli originari. “Non abbiamo nulla da festeggiare, in quanto non
siamo veramente liberi, non abbiamo realmente autonomia ed i nostri
diritti sono calpestati” ha dichiarato Luís Calambás, promotore
della marcia.

Le condizioni della popolazione indigena in Colombia sono
drammatiche, nelle loro comunità si raggiungono i più bassi indici
di sviluppo umano, in ogni indicatore, di tutta la popolazione
rurale. Tale condizione si realizza nel quadro di un progressivo
deterioramento del già infimo livello di vita nelle campagne,
avvenuto negli ultimi anni nella misura in cui è avanzato il
terrorismo statale-paramilitare e le terre coltivabili, prima
lavorate dai piccoli contadini, sono state in grande misura occupate
con la violenza dai latifondisti e dalle agroindustrie
multinazionali. Mentre intere comunità si sono aggiunte al
gigantesco numero dei profughi interni, ingrossando le file del
sottoproletariato urbano.

La protesta che le comunità indigene stanno realizzando dimostra che
la liberazione per il popolo colombiano deve ancora realizzarsi. Tale
liberazione esisterà solo con quella seconda e definitiva
indipendenza per la quale lottano tutte le organizzazioni popolari e
alla quale l'oligarchia pro-imperialista si oppone con qualunque
mezzo.

22/07 - CERTIFICATA L'ESISTENZA DELLA FOSSA COMUNE PIU' GRANDE
D'AMERICA
Una delegazione europea, con sei eurodeputati, ha certificato durante
una udienza pubblica realizzata nella località della macarena,
l'esistenza di una fossa comune contenente circa duemila cadaveri.

Il rappresentante del centro di investigazione ed educazione
popolare-programma per la pace (cinep-ppp) Javier Giraldo, ha
affermato che la violazione dei diritti umani in Colombia comprende
la tortura e l'assassinio generalizzato, anticipando che nel prossimo
mese di settembre saranno presentati altri casi documentati di
sparizioni forzate ed omicidi in altre regioni del paese. Durante
l'incontro sono state ascoltate numerose testimonianze di contadini
sopravvissuti ai massacri, che hanno deciso di rompere il silenzio
denunciando come l'esercito colombiano usasse gli elicotteri per
gettare nelle fosse i corpi senza vita dei civili massacrati, cosa
che ricorda le pratiche più aberranti in uso durante il plan Condor,
evidenziando come la scuola militare nordamericana abbia prodotto gli
stessi risultati in ogni luogo in cui abbia operato. Le popolazioni
dei piani orientali, vittime della strategia criminale
controguerrigliera, che prevede l'impiego della brutalità più
efferata contro i civili, nel tentativo di svuotare fisicamente le
basi d'appoggio dell'insorgenza (seguendo la strategia di “togliere
l'acqua al pesce”), hanno chiesto l'aiuto internazionale di fronte
alla enormità senza precedenti del ritrovamento.

All'incontro pubblico hanno partecipato circa 800 contadini delle
regioni interessate da questo caso, accompagnati dalla delegazione
europea e dalla senatrice colombiana Piedad Cordoba, che ha
sottolineato come la gravissima crisi umanitaria che interessa le
estese regioni orientali sia la conseguenza diretta dell'applicazione
del plan Colombia e del plan Patriota, eseguiti dal governo colombiano
e promosso dagli Usa per combattere la guerriglia. La eurodeputata
della commissione per i diritti umani, Ana Gómez, ha sottolineato
l'aberrazione dell'assassinio di un popolo da parte di un esercito
appartenente allo stesso.

Dopo anni di colpevole silenzio da parte europea, forse inizia ad
intaccarsi quell'omertà che ha permesso all'oligarchia mafiosa
colombiana di essere ben accolta a livello diplomatico e continuare
in quelle politiche repressive che hanno causato i peggiori crimini
della storia americana. L'emergere della verità storica, in merito
alla Colombia reale, deve contribuire a modificare la politica
europea verso il paese latinoamericano, che per puro interesse
economico ha dato credito politico ai veri terroristi, mentre ha
criminalizzato il movimento popolare e guerrigliero. Guerriglia con
la quale, più prima che poi, sarà comunque necessario tornare la
tavolo dei dialoghi per trovare una soluzione politica e pacifica del
conflitto in corso.



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