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Subject: vicenda piera aiello e testimoni di giustizia: interrogazione leoluca orlando
Date: Tue, 3 Aug 2010 08:39:11 +0200
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1991, dopo aver assistito all'omicidio di suo marito, la signora Piera Aiello e sua cognata, Rita Atria, denunciarono i boss della cosca mafiosa di Partanna;
la signora Rita Atria si suicidò poco dopo la morte del giudice Borsellino;
la
signora Aiello fu sottoposta al programma di protezione dei testimoni
previsto dalla legge n. 8 del 1991, successivamente sostituita dalla
legge n. 45 del 2001;
il coraggio di questa signora e le azioni da
lei compiute anche grazie alle iniziative con l'associazione antimafie
«Rita Atria», che presiede dal 2008, fanno di lei una portavoce per
l'azione educativa dei giovani contro le mafie e una testimonianza per
la giustizia e la legalità nella regione Sicilia;
nei giorni scorsi è
stato assolto dall'accusa di rivelazione del segreto d'ufficio, perché
il fatto non sussiste, il maresciallo dei Carabinieri Salvatore
Ippolito;
il militare, secondo l'ipotesi dell'accusa, avrebbe rivelato il rifugio segreto della signora Piera Aiello;
nelle
carte processuali la signora Aiello è stata definita collaboratrice di
giustizia, quando, differenza sostanziale, è una testimone di giustizia;
sempre
nelle carte processuali sono stati pubblicati residenza e telefono
della signora Aiello, dati sensibili, che, a parere dell'interrogante
dovevano essere coperti con «omissis» -:
se il Ministro non intenda
adottare ogni possibile iniziativa volta a garantire l'incolumità della
testimone di giustizia Piera Aiello;
se il Ministro non intenda valutare delle possibili modifiche alla
normativa che regola il programma di protezione dei testimoni di
giustizia, in rispetto della loro dignità di liberi cittadini che
collaborano nella lotta contro le mafie, garantendo loro una maggiore
sicurezza anche nel tempo, non essendo la condizione di testimone di
giustizia transitoria e non essendo la condizione di testimone di
giustizia minimamente paragonabile a quella di collaboratore di
giustizia sia per motivi morali che legali.