Re: [Forumlucca] Continuando col vocabolario della neolingua

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Auteur: Aldo Zanchetta
Date:  
À: forumlucca
Sujet: Re: [Forumlucca] Continuando col vocabolario della neolingua
Cara Ilaria

Franco, Marcantonio, te, io : in 4 ! Che lusso di questi tempi!

La "sinistra" (il peso dei nomi) ha perso la battaglia sul piano delle idee allineandosi, in posizione subordinata e quindi sconfitta, ai paradigmi dei suoi avversari. Io credo che fintanto non saremo capaci
- di una autocritica onesta
-di un pensiero critico all'altezza dei tempi
potremo solo piangerci addosso. La cultura del piagnisteo di cui ci parlava a Lucca Zamperini.

Un caro saluto

Aldo
----- Original Message -----
From: ilaria sabbatini
To: forumlucca@???
Sent: Friday, July 23, 2010 6:44 PM
Subject: Re: [Forumlucca] Continuando col vocabolario della neolingua


No Aldo non hai un unico lettore. La questione della lingua non è affatto secondaria.
Se qualcuno ci credesse varrebbe la pena farci un discorso serio,
e potrebbe servire a qualcosa in termini di cambiamento politico.
Solo che quando faccio questi discorsi ho l'impressione di essere
presa per una intellettuale priva di senso pratico. Anche se la definizione di
intellettuale non mi lusinga né mi offende, essendo semplicemente un mestiere.



Dr.ssa Ilaria Sabbatini
cel. + 39 349 8733382
e-mail info@???
peregrinationes@???
http://www.medievista.it
http://www.paleografia.eu/




                                              · · · · · · · @@@@@@@ · · · · · · ·



                     Il terrore della tirannia finisce una volta cha ha paralizzato 
                     completamente la vita pubblica e trasformato tutti i cittadini 
                     in individui privati, spogliandoli di ogni interesse e legame 
                     con gli affari pubblici.



                      Hannah Arendt



Il giorno 23/lug/10, alle ore 18:19, Aldo Zanchetta ha scritto:


    A Franco Santi




    Caro Franco




    probabilmente sarai il mio unico lettore, ma è sufficiente per invogliarmi a confessare la grande rabbia che oggi ho in corpo. A 22 anni ho passato due mesi in una acciaieria yugoslava, e da allora ho iniziato ad amare quel paese che era la Yugoslavia, amore che conservo oltre 50 anni dopo e che mi ha portato seguirne da vicino le dolorose vicende.




    Aldo






    KOSOVO : UNA GIGANTESCA MENZOGNA CREATA CON LA NEOLINGUA (E ALTRO)




    La Corte Internazionale de L'Aja ha dichiarato a grande maggioranza legittima la dichiarazione di indipendenza del Kosovo.




    Non mi nascondo la reale complessità del problema e le ragioni strumentali per cui paesi come la Russia o la Spagna assieme a molti altri stati (25 solo in Europa) non hanno riconosciuto il Kosovo come stato sovrano.




    Questa decisione della Corte apre una serie di possibili contenziosi la cui portata è prevedibile. Se il Kosovo si, perché no la Catalogna o i Paesi Baschi, la Cecenia o il Kurdistan turco e via dicendo? Temo che oggi si sia aperto un nuovo triste capitolo per l'Europa.




    Contenti ovviamente gli Stati Uniti che hanno fermamanente voluto questo "stato canaglia" come ulteriore elemento di "disturbo" in una zona delicata dell'Europa. Divide et impera.




    L'Italia fu coinvolta nella guerra "umanitaria" per il Kosovo grazie a un primo ministro già comunista poi trasformista, che abbiamo rischiato di avere come "ministro degli esteri" della comunità europea e che ancora "infetta" la presunta sinistra italiana. Grazie a lui la maggioranza continua a credere ad una presunta "guerra umanitaria". E i bombardieri "liberatori" partirono proprio dalle basi italiane.




    Invito il coraggioso lettore che non si è ancora scandalizzato a resistere ancora un po'.




    "Fabio Mini sa di che cosa parla: nel 2002-2003, è stato il comandante della Nato in Kosovo. E non ha molta stima della nuova dirigenza di Pristina: «Da lavarsi le mani, dopo avergliela stretta. Spero che la nuova generazione se ne liberi presto. L'anima nera è un signore di cui non le dico il nome, perché se lo scrive vengono lì e la ammazzano. È il mandante di almeno 28 assassinati del partito di Rugova. Uno che, come molti dei capi Uck, non ha mai spiegato la fine d'un migliaio di rom, serbi e albanesi accusati di collaborazionismo, desaparecidos negli anni del primo dopoguerra. A Pristina, si dice che se i pesci d'un certo lago potessero parlare...». Da Il generale Mini: il Kosovo indipendente, un porto franco per il denaro di Francesco Battistini - Corriere della Sera del 16/02/2008"




    Joze Pirjevec Le guerre jugoslave 1991-1999  Ed Einaudi 2001 (Pirjevic all'epoca era professore di Storia dei paesi slavi all'Università di Trieste). ".Tutte queste notizie furono naturalmente sfruttate dalla macchina propagandista della NATO, essendo utili alla tesi -pervicacemente mantenuta in vita- secondo cui la guerra in corso era di carattere squisitamente umanitario. Per rafforzare tale convinzione nella coscienza dei telespettatori occidentali, furono mobilitati alcuni noti psicologi e manipolatori dell'opinione pubblica, fatti venire espressamente da Washington, Londra, Bonn, Parigi e Roma a Bruxelles, dove fu organizzato, dopo la prima settimana della campagna, un <<Centro Operativo Media>> (MOC) incaricato di informare i giornalisti accreditati presso la NATO nella maniera "giusta".


    <<L'unica battaglia che avremmo potuto perdere, -disse Alistair Campbell, il "Rasputin di Blair", che lo aveva inviato a dirigere tale postazione chiave,- era quella per i cuori e le menti. Le conseguenze sarebbero state la cessazione dei bombardamenti da parte della NATO e la sconfitta in guerra>>. (pag 617)




    La lettura dell'intero capitolo offre una serie di dichiarazioni di importanti uomini politici europei, da Joscha Fischer a Gerhard Schröder o al ricordato Blair. Roba da lavarsi gli occhi appena letto, parafrasando Mini. L'unicofra tutti questi "galantuomini" che tentò più volte di far interrompere i bombardamenti, incredibile dictu, fu Lamberto Dini.




    Nell'Introduzione al libro Menzogne di guerra. Le bugie della NATO e le loro vittime nel conflitto per il Kosovo, di Jürgen Elsässer, ed La Città del Sole, 2002, Andrea Catone, racconta come la Hill&Knowlton, <<ditta USA di <pubbliche relazioni>, specializzata nella creazione di immagini positive per le dittature di tutto il mondo>>, si fosse adoperata per diffondere l'immagine serbi=nazisti dopo che il New York Times del 23 agosto 1992 aveva pubblicato: <<I servizi di informazione USA hanno raddoppiato gli sforzi ma non hanno trovato alcuna prova di sistematici massacri dei prigionieri croati o musulmani nei campi serbi>>. Cita poi lo scrittore belga Michel Collon che in un libro di un anno prima dello scoppio del conflitto jugoslavo, Poker Menteur - Les grandes puissances, la Yugoslavie et les prochaines guerres, aveva smontato <<i falsi più marchiani>>. Scrive Collon, riferendosi a una foto pubblicata da molti giornali, fra cui la Repubblica,:




    Il giornalista tedesco Thomas Deichmann è andato a svolgere un'inchiesta sul posto. Ha constatato che questo campo non è mai stato circondato da filo spinato. Infatti questo è stato messo solo attorno al luogo in cui si trovavano i giornalisti internazionali venuti a filmare. Allo scopo di proteggere il loro materiale dai furti! Deichmann ha anche controllato l'insieme delle cassette girate da ITN. Le immagini confermano indiscutibilmente che le persone non erano rinchiuse. Ha anche interrogato parecchi testimoni secondo i quali, in quel campo, le persone erano venute a rifugiarsi per cercare protezione contro le aggressioni delle milizie locali. (ITN era l'autrice del documentario trasmesso nel 1992 da una rete televisiva inglese dal titolo "I serbi organizzano in Bosnia campi di sterminio", nota mia)




    Ma sempre Collon, citato da Catone, scrive parlando di un "concorrente" della Hill&Knowlton, la Ruder&Finn: "L'enorme impatto dei pretesi <<campi serbi di purificazione" è loro opera. Diffusa in agosto, la storia dei campi di concentramento galvanizzò l'opinione pubblica americana. Un sondaggio di Newsweek registrò un forte cambiamento: da 35% di sostegno ai bombardamenti aerei prima, al 53% dopo la storia.Ma come ha fatto Ruder&Finn a manipolare l'opinione pubblica su questi campi? Il suo direttore, James Harf, lo spiega al giornalista francese Merlino: <<Abbiamo convinto tre grandi organizzazioni ebraiche: B'nai Brith Anti-Difamation League, American Jewish Committee e American Jewish Congress. Abbiamo suggerito loro di pubblicare un trafiletto nel New York Times e di organizzare una manifestazione di protesta davanti alle Nazioni Unite. La cosa è andata in maniera formidabile: l'ingresso in gioco delle organizzazioni ebraiche a fianco dei bosniaci fu uno straordinario colpo a poker. Automaticamente abbiamo potuto far coincidere, nell'opinione pubblica, serbi e nazisti.>>


    Alla domanda di Merlino: "Vi rendete conto della vostra enorme responsabilità?" Harf risponde: "Noi siamo professionisti. Avevamo un lavoro da compiere e l'abbiamo fatto. Noi non siamo pagati per fare la morale". Più oltre Harf afferma: <<La rapidità è un elemento essenziale. Noi sappiamo perfettamente che è la prima affermazione che conta. Le smentite non hanno alcuna efficacia.>>




    In apertura del libro l'autore Jürgen Elsässer, redattore del mensile tedesco KONKRET, cita 1984 di Orwell "La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza." Non posso citare oltre, per mancanza di tempo. Ma spero di avere invitato a qualche riflessione. E' ovvio che alla mia età il mondo non si divide più fra buoni e cattivi, e non intendo angelicare i serbi. Ma almeno mettere qualche pulce nell'orecchio a chi ha nella testa un'altra versione dei fatti, si.




    Aldo Zanchetta  22
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