Rete Disarmo: il governo frena sulla produzione di 131 
cacciabombardieri
  
  
     
www.unimondo.org    
  
  [21 Giugno 2010]
  
  
    
      «È un momento cruciale cruciale per la campagna contro i caccia 
F35-JSF», dicono dalla Rete Disarmo. Continuare la produzione costerebbe
 16 miliardi di euro: sarebbero utili «per risistemare i conti pubblici 
senza dover tagliare la scuola, gli stipendi statali, le pensioni».
    
    
    
La Campagna di mobilitazione contro l’acquisto italiano dei 
caccia F35-JSF, promossa da Rete Disarmo e 
Sbilanciamoci! e sostenuta dalle testate online indipendenti GrilloNEWS e
 Unimondo, chiama all’appello per una nuova pressione sul governo.
«Il governo italiano – riporta un comunicato di Rete Disarmo – dopo aver
 chiesto ed ottenuto qualche mese fa un parere al Parlamento in poco 
tempo e senza praticamente dibattito, avrebbe dovuto procedere alla 
continuazione della produzione di 131 cacciabombardieri che potrebbero 
impegnare il nostro paese fino al 2026, con una spesa complessiva di 
programma di quasi 16 miliardi di euro [circa 14 solo per gli acquisti].
 Eppure il contratto non è stato ancora firmato, perché nello stesso 
governo cominciati a manifestarsi diversi dubbi riguardo alla reale 
efficacia degli aerei e soprattutto sui costi e sui ritorni industriali e
 tecnologici da sempre favoleggiati ma mai confermati» sottolinea Rete 
Disarmo.
«Proprio quanto da tempo la nostra campagna va dicendo – prosegue la 
nota di Rete Disarmo – in un momento di grave crisi economica e con una 
manovra finanziaria pesantissima per molte fasce della popolazione, in 
cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per
 i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, 
all’università e alle politiche sociali, questa scelta ci sembrerebbe 
davvero irresponsabile. E soprattutto senza alcun tipo di ritorno 
positivo».
«Ultimamente – sottolinea la nota della Rete Disarmo – la questione sta 
uscendo dai soliti circuiti informativi: ne hanno parlato anche diversi 
commentatori nazionali [ad esempio Gramellini su la Stampa e in 
precedenza vi aveva dedicato un editoriale Famiglia Cristiana] e le 
ipotesi dei costo da parte di analisti non certo appartenenti al mondo 
del disarmo vanno addirittura al di là di quanto da noi stimato. Segni 
importanti – prosegue Rete Disarmo – che ci spingono a rinnovare la 
richiesta di firmare la petizione e a chiedere ancora una volta il 
sostegno della società civile e di tutti quei cittadini e cittadine che 
non si vogliono rassegnare a dover rinunciare ad investimenti sociali 
utili e necessari per continuare a finanziare delle macchine di guerra. 
Già a dicembre 2009 abbiamo presentato 25 mila firme al governo [che non
 ci ha ricevuto] per completare la prima fase di pressione, ma la 
mobilitazione prosegue ancora e chiede con forza il non acquisto dei 
caccia F35-JSF. Chiediamo – conclude Rete 
Disarmo – ancora una volta al governo di non procedere alla prosecuzione
 del programma, destinando in alternativa una parte delle risorse già 
accantonate a programmi di riconversione civile dell’industria bellica e
 agli interventi delle politiche pubbliche di cooperazione 
internazionale. Con 16 miliardi di euro si possono fare molte altre cose
 in alternativa. Ad esempio si possono contemporaneamente edificare 3 
mila nuovi asili nido, costruire 8 milioni di pannelli solari, dare a 
tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione 
dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le 
piccole imprese. E risistemare i conti pubblici senza dover per forza 
tagliare la scuola, gli stipendi statali, le pensioni».
La prossima settimana verrà presentata una mozione parlamentare a 
sostegno della campagna, per far giungere con chiarezza anche nelle aule
 parlamentari la richiesta «Caccia al caccia! Diciamo NO agli F35».
    
      
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 F35
 da Carta  del 23 06 2010
 
      
    
  
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza   B. Pascal