Sent to you by Maurizio Cecconi via Google Reader: RU486 via Corpo12
by Maurizio Cecconi on 23/06/10
non tutte le streghe sono state bruciate
di Corrado Flamigni e Corrado Melega
Edizioni L’asino d’oro
RU486 è una pillola abortiva, usata in combinazione con un secondo (e
più raramente) con un terzo farmaco.
Il principio attivo della pillola RU486 è l’ormone denominato
mifepristone, sviluppato nel 1980 nei laboratori francesi dell’azienda
farmaceutica Roussel-Uclaf, a partecipazione statale.
La pillola RU486 causa il distacco del prodotto del concepimento dalla
parete uterina detta endometrio e va assunta, secondo le indicazioni
internazionali, entro i 56 giorni di amenorrea, secondo le disposizioni
italiane (più rigide) entro le prime 7 settimane di gravidanza.
La pillola RU486 viene fatta seguire, due giorni dopo la sua
assunzione, da una prostoglandina, in Italia il misoprostolo.
Le prostoglandine sono composti chimici derivati dall’acido
arachidonico, un grasso polinsaturo, definito “essenziale”, perché non
può essere sintetizzato dall’organismo umano. Le prostoglandine
inducono effetti significativi a dosaggi notevolmente inferiori
rispetto a quelli ormonali.
Una delle prostoglandine più usate in ostetricia è il misoprostolo, per
vari scopi: induzione del travaglio del parto e di quello abortivo,
negli aborti incompleti, nelle emoraggie post-partum e persino nelle
disfunzioni maschili da difetto erettile.
Associato alla pillola RU486, il misoprostolo ha il compito d’indurre
le contrazioni che porteranno all’espulsione del prodotto del
concepimento.
Quando nel 1988 il Ministero della Sanità francese autorizzò l’uso del
mifepristone, i movimenti pro-vita minacciarono l’azienda farmaceutica
produttrice di boicottaggio di tutti i suoi prodotti. Intervenne il
Ministro della Salute, il socialista Claude Evin, che dichiarò: “Non
posso permettere che il dibattito sull’aborto privi le donne di un
prodotto che rappresenta un progresso della medicina. Dal momento in
cui il Governo francese ne ha approvato l’impiego, la RU486 è diventata
di proprietà morale delle donne“.
Con venti anni di ingiustificato ritardo, nel 2010 la pillola RU486
arriva finalmente in Italia. Preceduta da schermaglie violente da parte
del cattolicesimo integralista, con la complicità delle destre al
Governo (e di qualche ombra considerevole dell’opposizione).
Carlo Flamigni e Corrado Melega, medici ginecologi – componente del
Comitato Nazionale di Bioetica e presidente dell’AIED (Associazioni
Italiana per l’Educazione Democrafica, a cui sono devoluti i proventi
della vendita del libro) il primo, già direttore del Dipartimento
Materno-Infantile della ASL di Bologna e presidente della Commissione
Regionale Percorso Nascita della Regione Emilia-Romagna il secondo -,
sono da più di quarant’anni al fianco delle donne e del loro diritto
all’autodeterminazione.
Flamigni e Melega hanno bilanciato sapientemente il lato divulgativo
del saggio, unendolo alla necessaria analisi medico-scientifica e alla
critica, sarcastica, delle posizioni filo-clericali del Ministero della
Salute. Alla luce dei dati scientifici e delle incaute dichiarazioni di
Fazio e Roccella e di altri illustri politici di destra, il Governo
Berlusconi ne esce con le ossa rotte, comportandosi come il pirla che
ha svenduto per due euro l’anima al Vaticano.
“Il vero bersaglio”, scrivono gli autori, “non è tanto la RU486, quanto
la legge 194, da decenni sottoposta a ogni genere di attacchi più o
meno mascherati da finto buon senso, con un improbabile amore per la
vita, da ipocrite preoccupazioni per la salute delle donne. Siamo
oppressi”, concludono, “da paladini che difendono la vita che non è
ancora vita, la vita che non è più vita e poi mandano a morire annegati
dei poveri disgraziati in cerca di un soldo di fortuna”.
Il sito della casa editrice ha reso disponibili le tabelle ufficiali
sui fantomatici “19 decessi” di cui straparla senza cognizione di causa
la stampa cattolica.
Smontate politicamente e dai fatti, le critiche cattoliche e clericali,
secondo cui la RU486 causerebbe la privatizzazione dell’IVG
(Interruzione Volontaria di Gravidanza) e la banalizzazione dell’aborto
e l’aumento del numero delle donne che vi fanno ricorso e l’inasprirsi
della solitudine della donna e sarebbe “grandemente dolorosa”, la
pillola ritorna alla sua positiva evidenza scientifica.
Nel 2005 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito il
mifepristone e il misoprostolo nella propria lista dei farmaci
essenziali, raccomandandone l’uso combinato e sotto osservazione
medica. Il fine è offrire un’alternativa ai metodi chirurgici.
Ed è proprio questo che la Chiesa Cattolica e le destra (e parte della
sinistra) desiderano assolutamente evitare: che la donna scelga
autonomamente, in libertà. Vogliono evitare alla donna la
consapevolezza che lo Stato potrebbe aiutarla nel rimuovere gli
ostacoli lavorativi e sociali che la favorirebbero, qualora decidesse
di far nascere una nuova creatura su questa terra martoriata dai
fanatismi religiosi.
Libri come questo – chiari, analitici, razionali, lucidi, sinceri –
rinnovano le regioni della laicità e giovano alla salute delle donne e
dell’Italia.
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