Gli operai sardi si sono accampati nel carcere
spento dell'isola Asinara. I fuochi dell'ultima rivolta furono seguiti
da un ultimo falò: a celle vuote le guardie rastrellarono i libri dei
prigionieri e li bruciarono. Gli operai sardi si sono arroccati sulle
ceneri fredde di un'isola deserta.
Dalle parti di Pomigliano niente
isola di scorta, da farci i baraccati. Da quelle parti non si chiudono
né svuotano carceri, anzi si stivano alla maniera delle sardine
all'olio. In queste ore gli operai della Fiat di Pomigliano sbattono la
testa contro muri che si stringono addosso. Le condizioni del
proprietario dell'assedio sono di resa senza condizioni. Esigono la
deposizione delle armi, l'uscita a mani in alto, la trasformazione del
posto di lavoro in uno di prigionia.
È la sconfitta e va guardata in
faccia. Perché va accettata. Perché succede alla storia di regredire
invece di avanzare e ai diritti conquistati di essere perduti. È
stagione di ammutolimento generale nel recinto della società. È stagione
di riduzione del lavoro umano a ingranaggio del profitto privato,
esposto al suo libero arbitrio. Come fu negli anni della restaurazione
della tirannia in fabbrica dopo la lotta di liberazione, così oggi la
vita operaia è variabile dipendente da orari, turni, tempi e soprusi
della proprietà aziendale.
Cedere: questo è l'ordine del giorno. Con
il pensiero intatto, almeno quello, che siano passi indietro come quelli
di chi prende rincorsa per rivincere.
dal manifesto del 17/06/2010
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal