Cara Annamaria
io non sempre sono d'accordo con Paolo Attivissimo ma devo riconoscergli
che è uno che le sue ricerche le fa e sulle questioni di informatica e
internet
è indiscutibilmente affidabile
http://attivissimo.blogspot.com/2010/06/antibufala-lemendamento-dalia.html
Per scrupolo ho verificato anche su Zeus, sito molto attento a questo
genere di notizie (fu il primo a
dare notizia dell'emendamento D'Alia a suo tempo) e tutte sono
riferite al 2009, come potete verificare
http://www.google.it/custom?hl=it&safe=active&client=pub-8103963444977960&cof=FORID%3A13%3BAH%3Aleft%3BS%3Ahttp%3A%2F%2Fwww.zeusnews.it%3BCX%3AMotoZeus%3BL%3Ahttp%3A%2F%2Fwww.zeusnews.it%2Fpic%2Flogo.gif%3BLH%3A47%3BLC%3A%230000ff%3BVLC%3A%23663399%3B&adkw=AELymgWaUeE4B2Vsg7SKVipeZPvJ3EAgzR19LxrZCxShDjPyEGE2GrU_nUsz9jWXrH0dv4dAQ2ai07WJPuHiWECc5r7AbOO2LmNeP9spe5Nzcy96IZ21cb4&channel=3827839148&boostcse=0&ie=ISO-8859-1&oe=ISO-8859-1&q=D%27Alia&btnG=Cerca&cx=partner-pub-8103963444977960%3Awlato5-vbre
Anche Marco Travaglio inciampa nella bufala dell'emendamento ammazza-
Internet
Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "giubbe" ed
"enrico.asso*" ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Gira insistentemente da almeno un anno (dai primi di maggio del 2009,
stando ai miei archivi) un appello contro un emendamento del senatore
Gianpiero D'Alia intitolato "Repressione di attività di apologia o
istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet".
Quella che riporto qui sotto è una delle versioni più recenti, presa
per buona da Marco Travaglio in questo video recentissimo (7 giugno
2010), dove il giornalista nei primi minuti la legge pressoché parola
per parola, parlandone poi (a 8:30 circa) come se fosse un pericolo
serio e attuale:
*Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza
(D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero
D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: /Repressione di
attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo
internet; la prossima settimana il testo approderà alla Camera
diventando l'articolo nr. 60.
Il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al
Governo e ciò la dice lunga sulla trasversalità del disegno
liberticida della"Casta".
In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino
dovesse invitare attraverso un blog a disobbedire (o a criticare?) ad
una legge che ritiene ingiusta, i /providers/ dovranno bloccare il blog.
Questo provvedimento può far oscurare un sito ovunque si trovi, anche
se all'estero; il Ministro dell'Interno, in seguito a comunicazione
dell'autorità giudiziaria, può infatti disporre con proprio decreto
l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di
connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti
di filtraggio necessari a tal fine.
L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine la
violazione di tale obbligo comporta per i provider una sanzione
amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000. Per i blogger
è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni per l'istigazione a
delinquere e per l'apologia di reato oltre ad una pena ulteriore da 6
mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di
ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.
Con questa legge verrebbero immediatamente ripuliti i motori di
ricerca da tutti i link scomodi per la Casta!
In pratica il potere si sta dotando delle armi necessarie per bloccare
in Italia Facebook, Youtube e *tutti i blog* che al momento
rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o
censurata.
Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo dove una /media
company/ ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di
risarcimento.
Il nome di questa /media company/, guarda caso, è Mediaset.
Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che,
del tutto incidentalmente, vede coinvolta un'impresa del Presidente
del Consiglio in un conflitto giudiziario e d'interessi.
Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una
commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco
meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su
questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto
rende esplicito il progetto del Governo di /normalizzare/ con leggi di
repressione internet e tutto il istema di relazioni e informazioni
sempre più capillari che non si riesce a dominare.
Tra breve non dovremmo stupirci se la delazione verrà premiata con
buoni spesa!
Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet in
Italia il governo si ispira per quanto riguarda la libertà di stampa
alla Cina e alla Birmania.
Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono
stati il blog Beppe Grillo e la rivista specializzata Punto
Informatico.*
*Fate girare questa notizia il più possibile per cercare di svegliare
le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c'è libera
informazione e diritto di critica il concetto di democrazia diventa un
problema dialettico.*
L'appello è una bufala e lo era già un anno fa quando iniziò a
circolare: come segnalato dal blog il Nichilista, e ancor prima da Non
leggere questo blog, l'emendamento D'Alia è stato soppresso il 29
aprile 2009. L'annuncio è tuttora presente sul blog del deputato
Cassinelli (PDL), che linka anche la lapidaria proposta di
soppressione. Ne ha scritto, sempre il 29 aprile di un anno fa, Anna
Masera su La Stampa. Più recentemente, il sito Perlapace.it citato da
Travaglio ha pubblicato la smentita all'appello, visto che alcune
versioni dell'appello stesso lo indicavano come fonte.
Travaglio non ha verificato le fonti prima di dare la notizia, e
questo è un errore grave, considerato che gli sarebbe bastata una
rapida ricerca in Rete. Certo, capita a tutti di sbagliare, ma è
importante che gli sbagli siano una lezione di prudenza e di metodo
per tutti.
Cosa ancora più importante, la vicenda dimostra come i processi
psicologici del cospirazionismo giochino una parte molto importante
nelle faccende di tutti i giorni e non si limitino ai cerchi nel
grano, agli sbarchi lunari o all'11 settembre: quest'appello funziona
perché fa leva sulla paranoia, sulle antipatie politiche e sui
pregiudizi, e siccome coincide con questi sentimenti e li rinforza fa
scavalcare troppo facilmente la razionalità che imporrebbe la verifica
di ogni notizia prima di pubblicarla.
In realtà, diffondendo quest'appello non si ottiene nessun risultato,
se non quello di annacquare e ridicolizzare una causa che in realtà è
molto reale e importante: quella della difesa delle libertà
d'espressione online che tanti, troppi governi, di ogni colore e
orientamento, cercano davvero – e continuamente – di imbavagliare,
spinti da una caprina ignoranza di Internet ("Gogol" docet).
Gridando "al lupo, al lupo" per gli allarmi bufala non si fa altro che
il loro gioco.